Dal Comune alla Regione, in Campania ora è tutto un taglio

Dal Comune alla Regione, in Campania ora è tutto un taglio

Non solo de Magistris: il vento anti-casta soffia anche a Palazzo Santa Lucia e Palazzo Matteotti, sedi di Regione Campania e Provincia di Napoli. Che si allineano a quanto annunciato dal sindaco della “rivoluzione” napoletana e iniziano a masticare termini da macelleria: scure, tagli, mannaie.

Iniziamo dalla Regione: e dire che l’austerity campana era iniziata nel peggiore dei modi, visto che per salvaguardare gli equilibri politici della sua maggioranza di centrodestra, il presidente Stefano Caldoro aveva dovuto allargare il tavolo della sua giunta, passando da 12 a 14 assessori. «Operazione a costo zero» aveva garantito il socialista.

Dopo questo passo, è stato tutto un fiorire di “razionalizzazioni” e “riorganizzazioni”. Negli ultimi giorni di un agosto torrido, la brutta notizia per i consiglieri della Regione Campania è stata quella di trovarsi, a partire dal mese di settembre, con 2mila euro di stipendio in meno: da 10mila a 8mila euro. Una somma di “disgrazie”: tagli e trattenute fiscali. Qualche consigliere ha già annunciato battaglia; gli altri si sono guardati bene, visti i tempi, di protestare.

Non solo Consiglio: Caldoro ha sforbiciato anche sull’organizzazione dell’Ente regionale: meno dirigenti esterni, riduzione di auto istituzionali (da 226 a 149 vetture per un risparmio di 1,8 milioni)  del 30%, delle consulenze dell’80%, degli stipendi degli assessori del 20%, taglio dell’80% della spesa per la partecipazione a convegni (250mila euro).  Tirando le somme, un risparmio di circa 20 milioni di euro.

Sul fronte delle aziende partecipate, il monte degli emolumenti pagati ai manager è già passato da 1 milione a 840mila euro. L’obiettivo è di fondere le attuali 29 spa in una sola, gigantesca, holding tutta di proprietà dell’ente e divisa più aree. Ciò significherebbe abolire consigli d’amministrazione, collegi sindacali, revisori dei conti, uffici distaccati, sedi di rappresentanza eccetera. Saranno dimezzate anche le comunità montane (da 20 a 10): i 3mila dipendenti, per lo più forestali, passerebbero sotto la gestione delle Province.

Anche la Provincia di Napoli, guidata da Luigi Cesaro, retta da una maggioranza di centrodestra, si è allineata al vento dominante: tagli. E inizia dalle 37 società partecipate. Il primo obiettivo è quello di uscire dalle aziende non strategiche arrivando a 26 partecipazioni. Poi, la scure sui manager: da 22 per una spesa di 560mila euro a 18 colletti bianchi che costeranno 230mila euro.
 

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