Commissariamento? Piuttosto «concertazione». Il presidente della commissione Esteri del Senato Lamberto Dini – già premier e ministro del Tesoro – prova a smontare il caso. L’ultimatum che Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno rivolto al Governo domenica sera non è altro che «un tentativo di convincere l’Italia ad approntare urgenti misure aggiuntive». Nessuna pressione indebita da parte dell’Europa. «Anzi, dall’inizio della speculazione mi sembra che abbiano parlato troppo poco». Intanto l’Esecutivo Berlusconi pensa a nuovi interventi. «Mi auguro che a nessuno venga in mente di imporre alle famiglie una patrimoniale – spiega Dini – perché sarebbe un disastro».
La Banca centrale europea scende in aiuto dell’Italia. In cambio chiede al Governo di adottare con urgenza alcune misure. Insomma presidente, ci hanno commissariato.
Non esageriamo per favore. Chi dice queste cose dimentica che il nostro Paese fa parte di un sistema in cui ci vuole coesione. Anzi, se vuole sapere la mia opinione, l’Europa è stata fin troppo silenziosa dal momento in cui è iniziata la speculazione.
E il comunicato congiunto di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel? Il tono con cui si rivolgono al premier Berlusconi è quasi da ultimatum.
I due capi di Governo hanno ritenuto necessario intervenire per convincere l’Italia ad approntare urgenti misure aggiuntive alla manovra e offrire il loro aiuto. Non ci vedo nulla di male.
Non le sarà sfuggito che i rappresentanti di Francia e Germania ci intimano di fare in fretta.
Bene! Rientra tutto nell’ambito della concertazione.
L’opposizione parla piuttosto di commissariamento.
La sinistra ha come unico obiettivo quello di far cadere il Governo e tornare a Palazzo Chigi. Ma l’opposizione non ha capito che per entrare a far parte dell’Esecutivo deve prima vincere le elezioni.
Intanto per venire incontro alle richieste europee Berlusconi ha deciso di anticipare la manovra.
Era una mia idea. L’avevo lanciata già da diverso tempo. Sono contento che il Governo mi abbia ascoltato, peccato che abbia aspettato tanto.
Giovedì il ministro Tremonti illustrerà alle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio il progetto del pareggio di bilancio. Una seduta, poi il Parlamento torna in vacanza. È un modo per far vedere che la politica non sta con le mani in mano?
Ma no. Anzi, è un appuntamento molto importante. La modifica all’articolo 81 della Costituzione impedirà che in futuro si possa creare disavanzo. Si torna finalmente allo spirito originario della norma, quello voluto da Luigi Einaudi. Anche gli altri paesi europei presto vareranno leggi costituzionali di questo tipo.
Cosa succede se la manovra non basta? Il Governo sta studiando nuove misure…
Mi auguro solo che non venga in mente a nessuno di imporre una patrimoniale alle famiglie. Sarebbe un disastro. Il debito attuale l’ha creato lo Stato. È giusto che lo Stato se ne faccia carico. Magari vendendo il suo patrimonio, con un piano di privatizzazioni.
Allo studio ci sarebbe anche un ritocco al sistema previdenziale.
Nel 1995, anno della mia grande riforma, si maturava la pensione di anzianità a 53 anni con 35 anni di contributi. Ora di anni ne servono 58 anni e mezzo. Le pensioni di vecchiaia, invece, si ottengono solo dopo aver compiuto i 63 anni. Presto addirittura i 65. Si deve capire che le pensioni di anzianità sono un’anomalia di rimuovere. Io sono convinto che si debba andare in pensione tutti alla stessa età. Ovviamente fatti salvi i lavori usuranti. E guardi che uniformare il sistema pensionistico non è mica una tassazione.
Lo vada a dire a chi sarà toccato dalla riforma.
Bisogna rendersi conto che l’aspettativa di vita cresce di anno in anno. E poi ci sarà una modulazione. In ogni caso il Governo chiederà a chi è in buona salute di lavorare qualche anno in più: questo non vuol dire mettere le mani in tasca agli italiani.
Abolire le province può aiutare le finanze dello Stato?
Io sono un grande fautore di questo progetto. Da tre anni giace in qualche cassetto del Senato un mio disegno di legge su questo tema. Certo, è una misura che non ha un immediato riscontro finanziario. È una norma costituzionale e quindi impiegherebbe qualche tempo prima di andare a regime. Ma avrebbe un enorme effetto annuncio. E mi sembra che in Italia il consenso su questo argomento stia crescendo.