La Lex Column (Financial Times, 25 luglio) e l’articolo di Wolfgang Munchnau (lo stesso giorno) riconoscono entrambi l’importanza delle misure su cui si sono accordati, il 21 luglio, i capi di Stato al summit sulla crisi del debito sovrano dell’Eurozona; allo stesso tempo continuano a dubitare della sostenibilità a lungo termine dell’Euro in assenza di misure strutturali.
Potrebbe valere la pena di fare un passo indietro e guardare alla questione in una prospettiva più ampia. Come è noto, alla Prima Guerra Mondiale seguirono enormi riparazioni tedesche, con conseguenze terribili altrettanto conosciute. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in Europa, fu varato il Piano Marshall con conseguenze molto positive.
Nell’Eurozona, al momento, si potrebbe dire che si sta sviluppando una guerra civile economica fra le economie e le politiche delle nazioni cardine (i più abbienti) e chi vive in periferia (coloro che hanno meno). Sotto questa luce, il summit del 21 Luglio può essere letto come una tregua armata, che sperabilmente – ma con poca certezza – potrebbe evolversi in un duraturo trattato di “pace”. Il fattore rilevante – fortunatamente dal mio punto di vista – è che esso sia più vicino al Piano Marshall, con aiuti e sussidi per coloro che sono in difficoltà, che alle riparazioni di guerra (volte a punire i peccatori a tutti i costi).
Questa è una scelta, confermata nel tempo, di importanza storica. Ed è una felice ironia che sia la Germania ad essere diventata la leader sotto questo aspetto, specialmente dal momento che molti dei suoi elettori, egualmente ironicamente, sarebbero favorevoli all’opzione di punizione/riparazione.
Il punto finale deve ancora essere scritto, e i passi intrapresi necessitano di essere approfonditi e rafforzati. Ma, negli anni a venire, questa scelta economica post-conflittuale apparirà significativa per l’Europa tanto quanto i suoi due precedenti post-bellici.
*Senior Advisor Rothschild
*opinione espressa a titolo personale