Effetto Consob e Bce, Piazza Affari chiude in rialzo

Effetto Consob e Bce, Piazza Affari chiude in rialzo

Anche oggi una giornata di alti e bassi in Piazza Affari, ma almeno la chiusura è positiva: Ftse Mib +1,27%, migliore listino comunitario e unico in positivo assieme a Parigi, +0,73%, in un’altra giornata di ribassi per i pesi massimi: il Dax lascia sul terreno lo 0,77%, con il titolo del gestore Deutsche Borse che ha risentito della proposta sulla Tobin Tax, mentre a Londra il Ftse 100 perde mezzo punto percentuale per via dell’incremento delle richieste dei sussidi di disoccupazione, ai massimi da 20 mesi. 

Buone notizie arrivano anche sul fronte del mercato obbligazionario, con il differenziale di rendimento tra i Btp decennali italiani e bund tedeschi, punto di riferimento in Eurozona, che si contrae a 268 punti base rispetto ai 273 dell’apertura di stamani. In diminuzione anche il valore dei Cds – derivati che coprono dal rischio di fallimento di un’emittente – sulle emissioni quinquennali italiane, a quota 337 punti base, secondo i dati registrati da Markit.

La borsa milanese sta segnando un trend positivo da giovedì scorso, nonostante il moderato stop di ieri, risultato a posteriori piuttosto contenuto guardando alle pesanti vendite che hanno investito società come Enel e Snam Rete Gas, tra i titoli a più elevata capitalizzazione dell’intero paniere. Gli indici americani, che hanno aperto in positivo, hanno così contribuito a spingere il Ftse Mib al rialzo. Primi della classe Pirelli (+5,9%), Fiat Industrial (+4,93%), Fonsai (+4,72%), Banco Popolare (+3,18%) e Telecom Italia (+3,03%). Bene anche il comparto bancario, ad eccezione di UniCredit (-1,6%). 

Giovedì scorso, sull’onda delle indiscrezioni poi confermate di un blocco delle vendite allo scoperto deciso dalla Consob il trend negativo della piazza italiana si è invertito, sostenuto dal salvagente lanciato l’8 agosto dalla Bce con l’acquisto di titoli italiani e iberici, che stando a voci di mercato starebbero proseguendo a spron battuto (finora la cifra ufficiale fornita dalla Bce è pari a 22 miliardi di euro).

Insomma, si riprende fiato. Grazie al comparto bancario, che pesa per quasi il 40% sul paniere meneghino e che continua a rappresentare un’opportunità interessante di acquisto per i gestori. Le utilities, colpite ieri da pesantissime vendite in seguito al provvedimento che incrementa dal 6,5 al 10,5% l’Ires presente nella manovra finanziaria, hanno parzialmente risalito la china: Snam PG ha chiuso a +2,28%, Enel GP a +1,19%, A2a +2,01 per cento. In controtendenza Terna, che cede poco meno di un punto percentuale (-0,96%). È ovviamente impossibile capire se se si tratta di un rimbalzo o di una performance duratura. 

Il giorno dopo il vertice franco-tedesco, la proposta congiunta di una tassazione delle rendite finanziarie per limitare la volatilità sui listini continentali è già sul tavolo del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompouy: Bruxelles spinge sull’acceleratore per presentare il provvedimento al G20 previsto per novembre. Sul fronte della controllo dei conti pubblici nei Paesi membri dell’Eurozona, da inserire a livello costituzionale, la lettera inviata stamani alla Commissione Europea da parte del presidente francese e del cancelliere tedesco specifica che: «In futuro i pagamenti provenienti dai fondi strutturali e di coesione dell’Unione Europea dovrebbero essere sospesi nei Paesi della zona euro che non si conformeranno alle raccomandazioni sulle procedure di riduzione dei deficit eccessivi». Una presa di posizione nettissima che non farà certo piacere a Grecia, Portogallo e Irlanda, che già beneficiano di uno o più pacchetti di aiuti Ue/Fmi.  

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