Alfredo Chiàppori è nato a Lecco nel 1943. Pittore e disegnatore, è autore di numerosi libri di disegni satirici. Nel 1989 gli è stato assegnato il premio speciale della giuria al Premio Satira Politica di Forte dei Marmi. Ha vinto per due volte la Palma d’Oro al Salone Internazionale di Bordighera, nel 1980, con Cantata in bianco e nero (Mondadori), e nel 1990 con Tali & Quali (Rizzoli). Ha vinto il premio Giorgio Cavallo per la satira e l’umorismo 2000. Come pittore, oltre ad aver esposto i propri lavori in molte mostre personali, ha illustrato Fiaba di Goethe (Mondadori, 1987), il Calendario dell’anima di Rudolf Steiner (El Bagatt, Bergamo, 1989) e Apocalisse (Rizzoli, 1991). Ha pubblicato inoltre Cantico dei Cantici (Marietti, 1997) e Salmi (Marietti, 1999). Ha collaborato, tra l’altro, a Linus, La Stampa, L’Unità, la Repubblica, Storia Illustrata, Panorama, L’Europeo. Dal 1988 collabora regolarmente al Corriere della Sera. Nel 1997 ha esordito nella narrativa con il romanzo Il Porto della Fortuna edito da Rizzoli, con il quale ha vinto il premio Giuseppe Dessì e il premio Molinello.
Franco Della Peruta (Roma, 5 giugno 1924) Storico di ispirazione marxista, docente di Storia del Risorgimento all’Università di Milano, è socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, presidente dell’Istituto lombardo di storia contemporanea; ha diretto o condiretto importanti riviste quali Movimento operaio, Studi storici, Società e storia, Storia in Lombardia.
Giorgio Candeloro (Bologna, 20 marzo 1909 – Roma, 27 settembre 1988) è stato uno storico italiano. Di formazione gramsciana, ha retto la cattedra di Storia del Risorgimento presso le università di Pisa e Catania. È autore della monumentale Storia dell’Italia moderna in undici volumi, il cui completamento durò trent’anni.
La casa editrice Black Velvet nasce nel 1997 grazie a Omar Martini e Luca Bernardi, prefiggendosi inizialmente due scopi: cercare di aprire uno spazio (allora inesistente) a un certo tipo di fumetto americano che, basandosi sull’autobiografia e sul quotidiano, allarga le capacità espressive e di comunicazione del mezzo e fornire nuovi esempi di quello che può essere un approccio diverso, più concreto e professionale, alla critica del fumetto.
Debolezze e forza della Storia a fumetti
Giorgio Candeloro
(introduzione alla prima edizione di Storie d’Italia, 1977)
La rappresentazione a fumetti dei fatti storici presenta, rispetto alla trattazione sistematica e critica degli avvenimenti che è propria della storiografia, alcuni limiti inevitabili, che sono simili a quelli di altre rappresentazioni nelle quali ha una parte la fantasia e l’espressione artistica, come le opere teatrali e cinematografiche di soggetto storico. Essa infatti deve mettere in primo piano gli scontri tra i personaggi e i discorsi diretti dei personaggi stessi, deve semplificare e attualizzare i termini di questi discorsi, deve procedere a forzature caricaturali, deve insomma ricorrere a mezzi di espressione che in molti casi rendono semplicistica e approssimativa la visione della storia. Perciò, a parte ogni altro genere di valutazione, dal punto di vista dello storico, la rappresentazione a fumetti di periodi o momenti del passato è più o meno valida a seconda del grado di approssimazione di essa alla realtà accertata dei fatti e alla valutazione critica dei fatti stessi. Premesso questo, si deve dire che la rappresentazione a fumetti, nei casi in cui essa ha un grado notevole di validità storica, è dotata di una forte efficacia divulgativa, soprattutto in direzione dei giovani, e può avere inoltre una funzione critica molto utile, in quanto può servire a eliminare quella patina retorica che per molto tempo ha ricoperto e falsato, e in parte ricopre e falsa tuttora, la realtà effettiva di certi periodi storici, come è avvenuto in Italia per il Risorgimento.
La mitizzazione del Risorgimento e dei principali artefici dello Stato unitario italiano, evidente in molti manuali scolastici e anche in una parte notevole della storiografia ispirata alle ideologie prevalenti per un secolo nella classe dominante italiana, è stata fortemente criticata dalla storiografia degli ultimi trent’anni; ma non si può dire che sia stata del tutto superata nell’opinione corrente. Perciò la rappresentazione a fumetti di alcuni importanti momenti del Risorgimento e dei primi anni dell’Italia unita può contribuire alla diffusione di una coscienza critica della storia nazionale e quindi della realtà sociale e politica dell’Italia odierna. Infatti la storia del popolo italiano dall’Unità a oggi è stata in larga misura condizionata dalla conclusione del Risorgimento, cioè del processo formativo dello Stato unitario italiano. Questi aspetti positivi, che la rappresentazione a fumetti della storia può avere, sono particolarmente evidenti in questo volume. Le tavole di Chiàppori rivelano infatti, accanto alla grande capacità espressiva dell’autore, già largamente nota, una conoscenza assai notevole del periodo storico rappresentato, fondata su vaste letture non solo delle opere generali e particolari sull’argomento, ma anche delle principali fonti edite. Le frasi di fantasia, messe in bocca di tanto in tanto ai personaggi, che richiamano all’improvviso fatti e problemi del nostro tempo, sono in genere ben trovate e capaci di stimolare lo spirito critico del lettore. Degno di nota è il frequente ricorso a canzoni del tempo, a detti e a espressioni di protesta popolari, che danno il senso dello sfondo storico generale e fanno apparire qua e là sulla scena le masse popolari con la loro visione degli avvenimenti, diversa e spesso contrastante rispetto a quella dei maggiori personaggi. In questo modo Chiàppori riesce a sfruttare al massimo le possibilità espressive dei fumetti e a dare al lettore il senso della complessità e della contraddittorietà dei fatti storici. Tra quelli narrati da Chiàppori, il fatto decisivo fu l’unione del Mezzogiorno, dell’ex Regno delle Due Sicilie, alle regioni del Nord e del Centro già unificate per opera dei moderati. Questo avvenne per la duplice iniziativa di Garibaldi, che liberò la Sicilia e il Mezzogiorno continentale, e di Cavour che, per sopraffare l’azione garibaldina, fece proprio il programma unitario e preparò la spedizione delle Marche e dell’Umbria e l’intervento delle forze regie nell’Italia meridionale.
Così fu attuata l’unità statale dell’Italia e fu assicurato il predominio delle forze monarchico-moderate. Insieme all’unificazione nazionale fu attuata una rivoluzione liberale, perché il nuovo regno fu uno Stato costituzionale, pur con i limiti del vecchio Statuto di Carlo Alberto vigente in Piemonte; ma non fu attuata una rivoluzione democratica: non vi fu l’Assemblea Costituente preconizzata da Mazzini; la legge elettorale restò fino al 1882 basata sul censo, come già in Piemonte, e solo nel 1912 fu introdotto il suffragio universale; l’amministrazione fu di tipo napoleonico, autoritaria e accentrata. Nel primo decennio di vita unitaria furono anche gettate le basi dell’ordinamento del nuovo Stato e fu iniziato il processo di modernizzazione economica e civile dell’Italia, ancora fortemente arretrata al momento dell’Unità rispetto ai principali Paesi dell’Europa occidentale e centrale. Contemporaneamente fu attuato il completamento dell’Unità, sul quale si sofferma la narrazione di Chiàppori. Questo punto d’arrivo coincide con una svolta storica più rilevante di quella del 1860, perché essa si manifesta con una serie di mutamenti di importanza europea. Basti pensare alla guerra franco-prussiana, alla conseguente caduta del Secondo Impero in Francia, alla fondazione dell’Impero germanico, alla Comune di Parigi del 1871. Del resto anche la presa di Roma, resa possibile dalla guerra franco-prussiana, è un fatto che oltrepassa i limiti della storia italiana in senso stretto, perché segna la fine del dominio temporale dei papi e quindi apre una nuova fase anche nella storia del Papato e del cattolicesimo.