Il premier indiano Manmohan Singh forse passerà alla storia come uno degli utili idioti più celebri. Economista con laurea a Oxford il suo nome è altisonante e tutti nel Paese ne parlano con profondo rispetto. Peccato che proprio sotto la sua leadership l’India sia arrivata a livelli di corruzione mai visti prima. Tanto che due economisti, Javant Sinha e Ashutosh Varshney, hanno paragonato la fase attuale del Paese alla Gilded Age americana, quando i padroni del vapore si comportavano come boss mafiosi e la legge non esisteva. Le proteste anti corruzione che in questi giorni attraversano il Paese sono quelle di una popolazione che vede l’opportunità della crescita diventare arricchimento selvaggio di conglomerati politico-economici che a suon di mazzette, e spesso anche di minacce e botte, si stanno accaparrando a due lire le risorse naturali come le licenze delle tlc.È di oggi poi la notizia che il partito del Congresso al potere, il partito di Singh, sospetta la presenza degli Usa dietro il movimento popolare del pacifista Anna Hazare impegnato in uno sciopero della fame per ottenere una legge anti-corruzione più severa. Come sempre i ladri asserragliati nel fortino leggono complotti planetari dietro alle proteste per de-responsabilizzarsi delle loro tragiche responsabilità.Di persone oneste e competenti che vanno a fare la foglia di fico di regimi corrotti è piena la storia. Ma Singh la smetta di essere la maschera presentabile del regime delle mazzette e in un sussulto di dignità si dimetta permettendo al mondo di vedere la faccia grassa e corrotta di un paese che avrebbe una grande potenzialità ma che rischia invece di esplodere sotto il peso dei ladri e della loro ingiustizia.
18 Agosto 2011