«Il Muro di Berlino non è caduto, fu buttato giù»

«Il Muro di Berlino non è caduto, fu buttato giù»

La costruzione del Muro

Il Muro di Berlino, 1962 (Magnum)
BERLINO – Centinaia di persone che camminano sotto il sole nel prato curato di quella che fu la tristemente famosa “Striscia della morte”. Corone di fiori vengono appoggiate lungo tutta la parte di muro rimasta come memoriale nella Bernauerstrasse a Berlino. Stand gastronomici offrono birre e bratwürst. Con i toni sommessi della commemorazione di un evento drammatico, ma la consapevolezza di aver voltato pagina, berlinesi (e turisti) hanno partecipato questa mattina all’evento centrale delle celebrazioni in memoria dei 50 anni della costruzione del muro.

In un discorso dai toni solenni il presidente della repubblica federale Christian Wulff ha colto l’occasione per caricare questa giornata di un valore universale: il ricordo del muro è un ammonimento a non lasciare soli coloro che in altre parti del mondo ancora lottano per la democrazia, la libertà e i diritti civili. «La fine del muro in Germania deve dare coraggio», ha detto Wulff, «il muro non è caduto nel 1989, fu buttato giù!». Anche ora è possibile continuare a produrre cambiamenti, tanto fuori come dentro la Germania. La lotta per la libertà in patria continua. E a questa lotta, secondo il presidente, appartiene anche «integrare in Germania tutti coloro che sono venuti e creare più spazio per la libertà di espressione di queste persone».

Dopo aver ricordato le vittime del muro e quelle della repressione della Stasi, Wulff ha posto l’accento sugli esiti della riunificazione: «Il mondo guarda verso la Germania e dice: la riunificazione ha avuto successo». Seduti di fronte a lui in prima fila, Angela Merkel, che ha fatto atto di presenza ma non ha parlato, e il sindaco socialdemocratico di Berlino Klaus Wowereit, che invece non ha smesso un secondo di parlare pubblicamente nelle ultime settimane (anche perché è in piena campagna elettorale) e che poco prima di Wulff aveva descritto il 13 agosto del 1961 come «il giorno più triste della storia recente della Germania».

Lungo al “monumento della riconciliazione” che è stato eretto in ricordo a questo luogo tragico, che vide il maggior numero di vittime cadere nel tentativo di attraversare il muro, e che oggi è un memoriale con pannelli esplicativi, partecipano all’evento centinaia di persone, tra turisti con la maglietta “I love Berlin” e gli occhiali da sole a specchio che si sono trovati lí per caso, viaggiatori interessati che sono venuti apposta dalla Svezia e dalla Francia per essere presenti a questo momento, e molti berlinesi che prendono parte alla commemorazione con sincera partecipazione.

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Non manca chi è venuto a portare avanti la propria protesta. Un gruppo di tre signori in prima fila sorregge un cartello con un messaggio un po’ contorto che critica l’educazione sessuale a scuola e dice, riassumendo, che le vittime del muro sono niente in confronto a quelle dell’aborto. Alla domanda del perché di una simile protesta, il signore legge ad alta voce il testo del messaggio, e la gente tutt’attorno lo accusa: «è un affronto alle vittime che vengono ricordate oggi, vergogna!».

Alle 12 esatte il moderatore dal palco chiede due minuti di silenzio, per i caduti, per coloro che soffrono ancora per le conseguenze dei maltrattamenti della Stasi e per le generazioni future, affinché possano crescere senza che la loro libertà venga mai messa in discussione. L’evento è a metà tra una messa laica e una festa popolare. Nonostante il sole, la ressa e i bratwürst, i presenti osservano i minuti con enorme rispetto. La commemorazione si chiude poi con l’inno tedesco e infine con la canzone popolare “Die Gedanken sind Frei”, i pensieri sono liberi.

Ai microfoni della Dpa, al margine delle celebrazioni, Merkel ha ricordato che «non possiamo dimenticare quel 13 agosto 1961 e la sofferenza che portò a milioni di persone. L’ingiustizia del muro ci obbliga a impegnarci, tanto nelle nostre case come nel mondo intero, per la libertà, la democrazia e i diritti civili». La caduta del muro 28 anni dopo, «è stata un’esperienza che ha cambiato la mia vita in meglio e mi guiderà sempre».

Accadde tutto nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. La costruzione del “muro della vergogna”, come si iniziò a chiamarlo nella Germania occidentale, o “muro del contenimento antifascista”, come si volle chiamarlo nella DDR, sorprese l’intero pianeta. Solo due mesi prima, il presidente della DDR, Walter Ulbricht, leader del partito socialista unificato della SED, aveva assicurato in una conferenza stampa: “nessuno ha l’intenzione di costruire un muro”. Però la situazione precipitò poche settimane dopo, di fronte alla fuga continua di cittadini verso l’ovest. Quella notte venne costruita la maggior parte della famosa parete alta 3,6 metri, protetta da filo spinato, 300 torrette di sorveglianza, soldati pronti a sparare e cani addestrati.

Il muro divise la città per 28 anni e in questo periodo di tempo causò la morte di 136 persone, secondo un dato recentemente pubblicato dal Centro di Investigazione Storica di Potsdam, su cui però gli storici sono divisi. Con una serie di mostre sparse per tutta la città, visite guidate gratuite, spettacoli cinematografici all’aperto, letture e incontri con testimoni Berlino si raccoglierà in un lungo momento di riflessione.

Il Memoriale del Muro

Una porzione intatta del Muro di Berlino (Flickr – mr172)

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