«Sto con Giorgio Napolitano: è arrivato il momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa confusione. È necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese». Le parole di Sergio Marchionne, lanciate dall’Ansa appena Berlusconi aveva finito di parlare alla Camera, sono sembrate chiare a tutti. Se di una “leadership più forte” si parla, dopo un discorso come quello di Berlusconi, è normale pensare all’inquilino di Palazzo Chigi. Nessuno ha avuto dubbi, tutti pensavamo non valesse la pensa di coltivarne. Tanto che il sottosegretario Stefano Saglia ha speso vibranti parole: “Inaccettabile che Marchionne parli così, lui che ha chiuso Termini Imerese e ancora non ci dice che farà di Mirafiori”. Bene, tutto chiaro. Poi, però, arriva una precisazione del portavoce di Fiat che spiega che non c’è alcun riferimento a Berlusconi, “come si legge correttamente nel testo dell’intervista”. In effetti, il nome non c’era, ma tutto parlava del Cavaliere. Anche dopo la precisazione, tuttavia, la sensazione del significato delle parole di Marchionne resta chiaro, limpido. Anche perchè, nel mondo imprenditoriale e manageriale, per il resto, si è sentito soltanto silenzio. Un segno strano, alla vigilia dell’incontro con “le parti sociali” che forse avrebbero potuto pretendere, da subito, un po’ di più.
3 Agosto 2011