Il 2015 è qui, dietro l’angolo. E per la macchina dell’Expo di Milano è il momento di iniziare a correre davvero, se non si vuole che le brutte figure tante volte immaginate prendano corpo davvero. A circa un anno dalla sua nomina, abbiamo parlato del grande evento milanese con l’amministratore delegato di Expo 2015 S.p.A. Giuseppe Sala, che ha attraversato momenti difficili della macchina e l’ha accompagnata anche durante il cambio di giunta.
Una situazione tra luci e ombre, quella di Expo. Ora dovrete iniziare a correre davvero…
La progettazione complessiva è stata portata a buon punto e io la considero definita, tanto che adesso siamo in grado di lanciare le gare per le strutture del sito. La, prima, quella sulle “interferenze” la lanciamo subito. Quella sulla “piastra”, invece, a novembre, e delineerà cosa sarà l’Expo nel suo complesso. Stiamo entrando nel vivo della progettazione dell’hardware, e quindi potremo poi iniziare a pensare al “software”. Un’altra cosa positiva è il ritorno che abbiamo avuto dai paesi. Trentanove hanno già confermato la loro partecipazione, e puntiamo ad arrivare a 50 entro fine anno.
Conferme arrivate “sulla fiducia” visto che la macchina è sembrata ferma per mesi e mesi.
I paesi confermano perché il nostro progetto è valido, e soprattutto perché il paese e la città sono attrattivi. Non era scontato, è vero, anche a causa dei problemi che abbiamo avuto nell’ultimo anno. Un aspetto meno positivo, di cui non sono soddisfatto, è in effetti che ancora oggi non si capisce cosa sia Expo. Eventi del genere vanno per fasi: prima progetti, poi inizi a comunicare. Sono convinto che abbiamo molti elementi per cominciare a spiegare il senso di questo evento e ciò che si farà: ma al momento la gente sa ancora poco. La materia da comunicare, da spiegare, inizia però davvero ad esserci: bisogna mettere assieme la progettazione, le linee guida culturali e scientifiche, e il lavoro di Dante Ferretti. Insomma, gli aspetti di marketing devono camminare con quelli “di profondità”.
Le polemiche politiche tra istituzioni, tra coalizioni e a l loro interno attraversano Expo da quando è nato. Come uscirne, per non rischiare che in questi anni decisivi si perda altro tempo?
Ricordando, anzitutto che questo è un “evento paese”, una grande occasione per tutto il sistema Italia e non solo per Milano. Anche questo elemento, ancora, non è percepito né ben compreso. In ogni caso, il fatto che Expo sia così al centro dell’attenzione e susciti qualche polemica vuol dire che la politica stessa capisce che è molto importante. Del resto, qui arriveranno 150 tra capi di stato e di governo, e questo non è mai successo, in Italia. È un’ocassione unica per rafforzare rapporti, costruire protocolli, consolidare legami e partnership. Prima di tutto però c’è un primo obiettivo visibile e concreto: raggiungere 20 milioni di visitatori. Sulla base di questo successo, in cui io credo fortemente, va però costruito tutto il resto.
A fronte di un evento planetario e delle occasioni e delle sfide che lo toccano, il dibattito italiano/milanese sembra a tratti provinciale. A colpi di slogan si brandiscono slogan sugli immobiliaristi e l’ambiente, e sembra che si perdano di vista le proporzioni.
Ci sono molte tematiche “sensibili”, sul piatto: il business immobiliare ha avuto un grande rilievo in questi anni, ha creato aspettative e prodotto delusioni. E c’è il tema dell’ecologia e della città verde. I vissuti delle costituency cittadine vengono fuori, ed è naturale. Io resto sereno sul fatto che questo progetto sia molto sostenibile, basato su un’architettura molto leggera, non “cementificatrice”. Peraltro, tutti parlano, pensano e recriminano su cosa succederà sul 2017, cioè dopo Expo, senza parlare davvero di quel che deve accadere prima: l’Expo.
Anche l’accordo di programma che è stato definitivamente ratificato dal Consiglio comunale nei giorni scorsi è stato accompagnato da qualche polemica a sinistra. Perché i detrattori continuano a sostenere che sia un’operazione di cementificazione e speculazione?
L’accordo di programma è figlio di una decisione fondante che è stata presa nel 2007: allora si decise di ipotizzare l’accordo su quei terreni che non erano di proprietà pubblica. La localizzazione è perfetta per molte di ragioni infrastrutturali, è vicina alle arterie autostradali, alla Fiera, e facilmente raggiungibile da Malpensa. Il fatto che non fossero terreni pubblici ha portato a diverse ipotesi, su come procedere. Formigoni (poco prima delle elezioni comunali, ndr) ha ripreso l’iniziativa per portare i terreni in mano pubblica.
Anche il prezzo è stato contestato, oltre alla decisione di non procedere con l’esproprio.
Il prezzo è stato giudicato corretto dalla Corte dei Conti che lo ha ritenuto corretto. Va anche sottolineato che l’indice edificatorio dell’area è dello 0,52 e non è mai cambiato dal 2008.
Giuseppe Sala, Giuliano Pisapia e Roberto Formigoni
Un indice molto più basso di quello di Citylife o di Porta Garibaldi, progetti di sviluppo immobiliare privati. Certo, però, che adesso questa Expo deve funzionare: sennò le critiche di contestava il progetto si rafforzeranno con l’osservazione che “non ha portato investimenti e visitatori…
Expo deve saper tenere un equilibrio sottile ma indispensabile tra le linee guida sociali, culturali e il puro piacere del food e della nutrizione. Su quest’ultimo aspetto, stiamo partendo con “Carta 2015” un documento valoriale forte promosso da quattro nomi importanti della cultura italiana, e cioè Umberto Veronesi, Mario Monti, Giovanni Reale e Giuseppe De Rita. Il documento ha l’obiettivo di dare principi e obiettivi precisi alla lotta alla fame nel mondo, lo scopo è trovare personalità nei quattro continenti per metterle acconto a questi quattro promotori. Sarà un lavoro “non tecnico” finalizzato a proporre un manifesto globale, su Expo e il tema della nutrizione nel pianeta. Questo è aspetto “alto”. Poi c’è quello “ludico”, visto che siamo la patria del bel vivere ed innegabilmeente un’Expo che abbia per tema la nutrizione del pianeta, in Italia, ha una forte attrattiva anche per questo.
E poi c’è l’aspetto economico. Servono risorse, per fare Expo, in un’epoca di risorse scarse.
Il vero investimento legato a Expo è un miliardo e mezzo: tanti soldi, d’accordo, ma non certo una cifra poi faraonica. I soldi li mette tutti il pubblico, cioè i nostri soci che sono il Tesoro al 40%, la Regione e il Comune di Milano al 20% ciascuno, e la Provincia e la Camera di Commercio al 10%. Tuttavia, i costi di Expo saranno sopportati principalmente dal Governo centrale, che coprirà il 55%, mentre gli altri enti soci verseranno “pro quota”. Il governo verserà al nostro “richiamo”, cioè quando noi chiederemo liquidità. Siamo stati finora in una fase in cui di soldi ne servono ancora pochini, ora inizia quella in cui, invece, di soldi ne servono.
E gli altri soci quando verseranno? Il Comune, in particolare, lamenta un dissesto finanziario lasciato dalla precedente giunta. Non è che a farne le spese sarà Expo?
Per gli altri soci il richiamo dei soldi è programmato, secondo la scansione del piano industriale inviato ad aprile e accettato da tutti i soci. Per quanto riguarda il Comune di Milano, l’investimento si aggira intorno ai 200 milioni: siamo ben consapevoli che sia un esborso importanti, ma siamo tutti convinti che tornerà “moltiplicato” nella casse del Comune e in quelle di tutta la città.
In Comune, proprio su Expo, sono emerse le prime divisioni, tanto che l’assessore delegato agli eventi legati a Expo, Stefano Boeri, ha minacciato di fare opposizione all’accordo di programma.
Spero e credo che potremo presto arrivare al punto in cui non c’è una parte la società e dall’altra l’assessore Boeri, che ha in mano il marketing territoriale di Expo, che è il cuore di questa operazione.
Lei è stato nominato dalla Giunta Moratti e confermato da Pisapia. Ha un osservatorio privilegiato per presto per osservare il lavoro dei politici milanesi, e le differenze tra una giunta e l’altra.
Da quel che mi dice anche il nuovo city manager Davide Corritore la definizione finale degli uffici avverrà in ottobre. Per noi tecnici quello è il livello più importante, perché è quello con cui ci interfacciamo tutti i giorni. Dal punto di vista politico, per quanto riguarda il mio lavoro, l’azione del sindaco è straordinariamente ferma e convinta. Letizia Moratti ha portato Expo a casa, l’ha voluta e cercata, ed è facile immaginare quanto era ed è legata a questa iniziativa. Ma sono piacevolmente sorpreso, fin dal primo giorno, dell’endorsement del nuovo sindaco, che ha vissuto da subito Expo come fosse un progetto della sua giunta.
Il render originale del sito espositivo