Quanto ci piace firmare, 1300 le petizioni alla Camera

Quanto ci piace firmare, 1300 le petizioni alla Camera

C’è di tutto. Chi raccoglie firme per la promozione turistica delle fiere e sagre locali e chi per l’unità operativa di genetica medica di Aprigliano (Cosenza). Chi vuole l’istituzione della “Giornata dei valori tradizionali” e chi invece è preoccupato della mozzarella blu, contaminata da chissaché. Un popolo di firmatari, quello italiano: nell’attuale legislatura si contano poco meno di 1.300 petizioni giunte alla Camera dei Deputati ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione «per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».

Ognuno dei 1.291 atti giunti a Montecitorio, strampalato o meno, passa l’iter burocratico previsto: la Commissione può esaminarlo, autonomamente o congiuntamente a progetti di legge sulla medesima materia, secondo le norme dell’articolo 109 del Regolamento. Scorrendo il lungo elenco c’è sicuramente di che sorridere. Oltre agli esempi precedenti, da Chiavari arriva un appello alla promozione della musica popolare, da Terracina un cittadino lancia l’sos e chiede misure per contrastare le truffe via internet e la diffusione dei virus informatici. E ancora: un signore di Monopoli (Bari) chiede «la valorizzazione della poesia “Alla bandiera d’Italia” di Giosuè Carducci quale simbolo dell’Unità d’Italia». E il solito da Terracina – è il signor Moreno Sgrallino, una specie di recordmen di petizioni: ne ha preesntate decine – punta in alto e chiede «interventi per l’abolizione della pena di morte negli Stati Uniti d’America».

Al di là di queste petizioni, forse poco in linea con la missione della Camera dei Deputati di una repubblica europea, i cittadini italiani profondono la maggior parte delle energie nel proporre appelli e raccolte di firme per un unico obiettivo: smantellare i privilegi della “casta”. Un obiettivo non nato certo oggi che l’argomento è tornato prepotentemente di moda con la manovra “gronda sangue” del governo Berlusconi. Proposte del genere sono documentabili già dal 2008 (sono presumibilmente conseguenti il libro di Rizzo-Stella La Casta) e uniscono l’Italia tutta, Nord, Centro, Sud, Isole. Salvatore di Licata chiede la riduzione delle indennità spettanti ai parlamentari, ai presidenti di provincia, ai sindaci e agli assessori; Antonino di Belluria Igea Marina (Rimini), spera in misure per abbattere i costi della politica e i privilegi riconosciuti alla classe politica. Matteo di Vercelli vorrebbe che, in caso di scioglimento anticipato delle Camere, i rimborsi elettorali ordinariamente dovuti fossero congelati. Fabio di Genova, invece, chiede controlli sull’uso di stupefacenti da parte dei parlamentari.

E, infine, il solito Moreno da Terracina che non si lascia scappare l’occasione di picchiare duro. Doppia petizione: per evitare che i parlamentari offendano i rappresentanti delle istituzioni e per adottare provvedimenti per scongiurino i pianisti, ovvero i parlamentari che votano per i colleghi assenti. C’è soddisfazione perfino anche per chi obietta sull’eccessivo utilizzo di questo strumento: qualcuno chiede una petizione per l’istituzione di un comitato di controllo. Ovviamente sulle petizioni.

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