A una settimana dalla chiusura definitiva dell’aumento di capitale di Fondiaria-Sai, sono state finalmente aggiornate le partecipazioni nella compagnia assicurativa della famiglia Ligresti. Unicredit ha il 6,6 per cento del capitale ordinario. Chi aveva brindato ai risultati dell’istituto guidato dall’amministratore delegato Federico Ghizzoni deve mettere in conto un piccolo dettaglio che martedì non è emerso: la perdita implicita nella partecipazione acquisita nella società del gruppo Ligresti. Perdita che era già sulla carta ma che gli andamenti di Borsa delle ultime settimane hanno amplificato e portato a 133 milioni di euro.
Nei patti che erano stati siglati a marzo, Unicredit si era impegnata a comprare il 6,7% della compagnia per 170 milioni di euro. I termini di quella che è la prima operazione di sistema dell’era Ghizzoni – fortemente voluta dal vicepresidente Fabrizio Palenzona e benedetta dal presidente Dieter Rampl – comportavano una perdita a tavolino di 110 milioni. A tanto ammontava, infatti, il regalo che veniva fatto alla Premafin dei Ligresti per comprare, a un prezzo fuori mercato, circa 11 milioni di diritti di opzione necessari per sottoscrivere 24.225.133 di nuove azioni. Dividendo l’esborso complessivo per i titoli comprati, si ha un costo medio unitario di circa 7 euro.
In questo momento Fondiaria-Sai vale 1,47-1,5 euro per azione,quasi in linea con il prezzo dell’aumento di capitale di 1,5 euro. Rispetto all’esborso, Unicredit ha dunque perso mediamente 5,5 euro per azione, che fanno appunto 133 milioni in totale. La partecipazione del 6,6% in Fon-Sai, che Unicredit ha pagato 170 milioni, dopo una settimana in Borsa vale 36 milioni. Il flop della prima operazione di sistema di Ghizzoni è persino peggiore del previsto: perchè una perdita di 110 milioni era concordata, ma in una settimana se ne sono aggiunti altri 25.