Un partito nel partito. Un correntone in grado di superare le divisioni degli ultimi anni e riunire il popolo degli ex An. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ci sta lavorando da tempo. Ma è solo negli ultimi giorni che l’iniziativa ha subito un’accelerazione. L’obiettivo è ambizioso: costruire un movimento nel Popolo della libertà che possa raccogliere l’eredità – e i consensi elettorali – di Alleanza Nazionale. Il primo tentativo, l’inquilino del Campidoglio l’ha organizzato lo scorso fine settimana. Una grande convention politica attorno alla “sua” fondazione Nuova Italia. Di fatto, un momento di confronto per gran parte del mondo di destra, concluso con la presentazione di alcune richieste al Pdl: congressi, primarie e una nuova legge elettorale.
La tre giorni appena conclusa è un passaggio importante nel progetto di Alemanno. «Non è un caso – racconta uno degli uomini più vicini al sindaco – che quest’anno, per la prima volta, il tradizionale incontro dei Circoli e della Fondazione si sia tenuto a Roma e non a Orvieto». Particolarmente significativa la lista degli esponenti politici invitati all’incontro. «Domenica – continua il parlamentare di area alemanniana – hanno partecipato tutti i rappresentanti delle realtà che il sindaco sogna di riunire».
Attorno al tavolo c’era il leader de La Destra Francesco Storace, fuoriuscito da An nel 2007 in polemica con Gianfranco Fini. Ma anche il ministro Altero Matteoli, uno dei vecchi colonnelli di Alleanza nazionale rimasti con Berlusconi dopo la scissione di Futuro e Libertà. «E non uno qualsiasi – raccontano – ma uno di quelli più importanti, che hanno trattato con il Cavaliere quando è nato il Pdl». Alla convention della Fondazione Nuova Italia c’era anche Andrea Ronchi. Ex ministro delle Politiche comunitarie e rappresentante dell’ultima generazione dei delusi da Gianfranco Fini: i parlamentari che avevano condiviso l’avventura futurista, ma preoccupati dalla deriva a sinistra hanno fatto ritorno in orbita berlusconiana.
All’incontro organizzato da Gianni Alemanno mancavano solo gli esponenti di Futuro e Libertà. Ma nella grande destra che il sindaco sogna c’è posto anche per loro. Il primo passo verso una riconciliazione tra Fli e Pdl – realizzabile solo dopo l’uscita di scena del Cavaliere – risale a poche settimane fa. Protagonista sempre il sindaco della Città Eterna, che ai primi di settembre ha partecipato alla festa di Mirabello.
In nome di cosa potrebbe riunirsi una grande corrente di destra all’interno del Pdl? Alemanno ha chiaro anche questo. In primo luogo il nuovo correntone dovrà fare da contrappeso alla Lega negli equilibri della coalizione. Il sindaco di Roma ormai non perde occasione per criticare l’alleato padano. «Dobbiamo cancellare dal lessico del centrodestra – ha spiegato – la parola secessione». Il paradosso del Pdl: «Siamo l’unico centrodestra europeo – ha detto ancora il sindaco – che non è capace fino in fondo di sventolare con orgoglio la bandiera nazionale perché c’è questo tema con la Lega». Insomma, la corrente di Alemanno sarà la casa di quanti nel Pdl non sopportano più i diktat del Carroccio.
Ma non solo la Lega. La grande destra che il sindaco vuole costruire ha già archiviato il berlusconismo. Alemanno ha invitato più volte il Cavaliere a indicare il suo successore. Il correntone giura fedeltà ad Alfano, ma solo se il segretario sarà in grado di dare vita al nuovo corso. Senza Silvio Berlusconi. Il Pdl del futuro – almeno nei sogni degli alemanniani – deve mettere da parte il carattere personalistico che lo ha contraddistinto finora. E allora via ai congressi, alle primarie per scegliere i propri candidati e a un nuova legge elettorale con il ritorno delle preferenze.
Alemanno gioca la sua partita all’interno del Pdl. Non potrebbe fare altrimenti. Perché il progetto di una grande destra è ambizioso, ma oggi i numeri sono quelli che sono. Il sindaco di Roma può contare su un gruppo di una ventina di parlamentari, non di più. Una posizione non proprio di forza. La dimostrazione si è avuta durante l’ultima manovra finanziaria. Con il governo sordo alle richieste del primo cittadino della Capitale, costretto a scendere in piazza per manifestare contro il provvedimento di Palazzo Chigi. Il progetto di un correntone di destra è nato anche per questo. «L’obiettivo – spiega un parlamentare vicino ad Alemanno – è mettere insieme una forza politica che risulti determinante quando nel Pdl si apriranno i congressi e le primarie».
Nel frattempo l’ex segretario del Fronte della Gioventù continua a recitare un ruolo da protagonista – talvolta anche scomodo – all’interno del partito. Riunisce, progetta, propone. E quando può, contesta. Chiede le primarie, manifesta contro i provvedimenti economici dell’Esecutivo. Alle scorse amministrative, Alemanno non ha avuto difficoltà ad appoggiare alcuni candidati alternativi a quelli ufficialmente proposti dal Pdl. Rischiando la rottura con i vertici di via dell’Umiltà. È una strategia per evitare la sindrome di Letizia Moratti. L’ex sindaco di Milano che, a detta di molti osservatori, ha pagato sul territorio la sua acritica vicinanza con il Governo. Un rischio ancora maggiore per Gianni Alemanno, che da quando è salito al Campidoglio ha assistito a un vertiginoso crollo dei consensi. Ormai lo ammettono persino i suoi estimatori: l’esperienza da primo cittadino finora è stata un fallimento. Una serie incredibile di insuccessi: dall’azzeramento della Giunta da parte del Tar per la poca rappresentanza femminile alla cancellazione del Gran Premio di Formula Uno. Dallo scandalo parentopoli al preoccupante aumento dei crimini violenti in città.
Eppure Alemanno non può prescindere dal suo ruolo sul territorio. Per ambire al ruolo di vice Alfano (quello che fu di Gianfranco Fini con Silvio Berlusconi) è ancora presto. «E poi diciamola tutta – spiega un esponente ex An – nel nostro ambiente molti sono convinti che un sindaco uscente abbia sempre il dovere di ricandidarsi».