Ci sono tanti modi per essere anti italiani. Si può esserlo per moda, come l’ex regina delle passerelle e delle romantiche canzoncine sussurrate, Carla Bruni, ora première dame di Francia. Si può esserlo per noia, come l’ex antagonista Luca Casarini oggi riscopertosi imprenditore del nordest. O per soldi, come l’Ad Fiat Sergio Marchionne, “colpevole” di aver portato in America il marchio torinese, con i soldi degli italiani, e chiudendo le fabbriche in patria. Ma c’è anche Palmiro Togliatti, che per far piacere a Stalin non esitò a dipingere i propri connazionali come “miserabili mandolinisti”.
A dipingere questo pantheon tutto al negativo dei “nemici” dell’Italia sono i militanti di destra della Giovane Italia, che fa capo al ministro della Gioventù Giorgia Meloni, che in occasione di Atreju 2011, festa nazionale del movimento in programma in questi giorni a Roma, agli anti italiani hanno dedicato una mostra fotografica che in realtà è un “j’accuse” senza peli sulla lingua. L’hanno intitolata: “Galleria degli anti italiani illustri”. Una sorta di contrappasso dantesco al video che hanno dedicato invece agli “Italiani per eccellenza”, i giovani protagonisti del risorgimento celebrati dai ragazzi di destra come i veri eroi dell’Italia unita.
Conosciamoli meglio, questi “cattivi maestri” di ieri e di oggi visti con gli occhi e le didascalie dei giovani del Pdl.
Vittorio Emanuele III
Al penultimo re d’Italia la mostra non perdona di avere abbandonato la nazione a se stessa nel momento di maggiore bisogno, dopo l’armistizio dell’8 settembre: “Persa la guerra, fugge di nascosto in modo davvero poco regale, abbandonando i soldati al proprio destino, gettando l’Italia in balìa degli eserciti stranieri e nel fango la dignità nazionale. Troppo basso per una spada regolamentare, lo chiamavano “sciaboletta”. Non abbastanza lunga, pare, per difendere il proprio Paese”.
Palmiro Togliatti
Quando “il Migliore” diventa “il Peggiore”: “Un comunista internazionalista che rinuncia ad essere italiano per diventare sovietico. Stalin lo adorava. Lui adorava Tito. Definì i propri compatrioti “miserabili mandolinisti”. Antitaliano per ideologia, come tutti i suoi “compagni”. Compresi quelli che oggi festeggiano. Il peggiore”.
Sergio Marchionne
Dicono di lui: “Tu vuò fà l’americano”. Sposta la direzione Fiat negli Usa e lì compra la Chrysler, ma chiude gli stabilimenti e mette in cassa integrazione gli operai in Italia a carico dello Stato. Un altro grande capitano d’impresa con i soldi nostri. E se la tira pure”.
Giorgio Bocca
È una mostra, bellezza: “Sottoscrisse le leggi razziali. Fu fascista durante il fascismo e partigiano appena non ce ne fu più bisogno. Oggi, manco a dirlo, è antiberlusconiano. Se fosse nella moda sarebbe “Volta&Gabbana” lo stilista del pensiero pret-a- porter”.
Luca Casarini
Particolarmente caustico il giudizio sul disobbediente con partita iva: “Onnipresente in tutte le manifestazioni contro qualcosa. Basta distruggere qualcosa. Si è inventato un lavoro: il disobbediente. Oggi ha deciso di fare l’imprenditore del nordest, e manifesta contro le tasse. Come la Confindustria. Ma non prima di aver fatto lo scrittore. Per Mondadori naturalmente”.
Carla Bruni
Aver rinnegato l’Italia per i cugini d’Oltralpe e, soprattutto, essere diventata la madrina dell’ex terrorista rosso Cesare Battisti, le è valso il posto d’onore. E’ infatti la prima “opera d’arte” della mostra: “Ricca e viziata, segue la famiglia in Francia per paura delle Brigate rosse. Passa da una sfilata milionaria all’altra fino a scoprire la sua passione per gli uomini piccoli, potenti, e con la bomba nucleare. Dichiara di vergognarsi di essere italiana. Per nemesi passa il suo tempo a battersi in favore di brigatiste e assassini come Battisti. Un’altra compagna al caviale”.
Mario Borghezio
Anche l’alleato leghista finisce nel tritacarne: “Con quella sua aria da Ollio padano non andrebbe preso sul serio. Ma insiste. Prima gira l’Europa facendosi prendere a schiaffi da no global, poliziotti e passanti. Poi vuol far togliere le statue di Garibaldi, infine difende l’esistenza degli extraterrestri. Ma non degli extracomunitari, ai quali lui stesso, padano per scelta, non sa di appartenere”.
Maramaldo
Ci sono stati anti italiani anche prima che ci fosse l’Italia: “Mercenario al soldo di questo o quell’imperatore, non sempre vittorioso. Riporta i Medici a Firenze e oltraggia le regole cavalleresche, ferendo a morte il capo degli sconfitti. Altro che eroi e cavalieri. Meriterebbe la damnatio memoriae. Anti italiano prima dell’Italia”.
Il generale Bava Beccaris
Fu protagonista di una delle pagine più sanguinose della storia d’Italia: “Milano, fine ‘800. Uno sciopero non violento viene trasformato in una carneficina da questo generale che esegue gli ordini di un governo pavido e impaurito dall’affermarsi dei diritti dei lavoratori. Spara sulla folla a cannonate e come premio riceve una medaglia al valore e una poltrona di senatore. Anti italiano per eccellenza”.
La Prima Repubblica
L’era del debito pubblico galoppante, che oggi impone manovre lacrime&sangue: “Andreotti la rappresenta. Nel bene e nel male un protagonista della storia d’Italia. Sette volte Presidente del Consiglio, lo hanno accusato ingiustamente dalla mafia agli omicidi di Pecorelli e Sindona, dalla massoneria al presunto golpe Borghese. Tutto tranne la sua vera colpa: quella di aver generato la maggior parte del debito pubblico italiano”.
Ma c’è anche l’urna lasciata a disposizione del visitatore per votare “l’anti italiano” del momento. Ovvero chi, pur non presente nella mostra, si meriterebbe comunque una nomination: in pole-position per il momento sembrano esserci i partecipanti alla manifestazione Cgil di Genova, rei di aver fischiato l’Inno di Mameli per intonare l’Internazionale. Chissà se da qui a domenica qualcuno riuscirà nell’impresa di scalzarli.