NAPOLI – «Gesù è dentro di me»: così dichiarava Luigi de Magistris nel recente libro-intervista a Claudio Sabelli Fioretti. Chi l’ha letto quindi non si è stupito se il sindaco della rivoluzione arancione, stamattina, poco dopo le 9, quando lo sventolio del fazzoletto del delegato della Deputazione di San Gennaro annunciava lo scioglimento del sangue del patrono, si è chinato sulla teca sacra per i napoletani, tenuta dal cardinale Crescenzio Sepe, e l’ha baciata. De Magistris come Rosetta Iervolino e, prima di lei, don Antonio Bassolino: entrambi i predecessori avevano un rapporto viscerale con “faccia gialla”, com’è chiamato il patrono dai fedeli.
Il rapporto col Santo è fonte di dibattito ogni qual volta la fascia tricolore è indossata da un primo cittadino di sinistra. In principio fu Maurizio Valenzi: il sindaco rosso scatenò una polemica coi democristiani perché all’indomani della sua vittoria elettorale, avvenuta alla vigilia della ricorrenza, affermò che in fondo pure San Gennaro aveva dato il consenso alla vittoria dei comunisti. Poi, anni dopo, Antonio Bassolino. Anch’egli erede della tradizione Pci ma legato anche ad un’altra tradizione, quella del culto di San Gennaro e perciò nient’affatto a disagio nel baciare la teca. Infine, la dorotea Rosetta, cattolica all’ennesima potenza e sempre in prima fila alla messa del 19 settembre, anche quando i rapporti coi porporati succedutisi nel corso degli anni non erano affatto idilliaci.
La prima volta di Luigi de Magistris ha però comunque il sapore della polemica. Contro il governo, che vuole abolire la festività, spostandola alla domenica: «Questo giorno non può essere soppresso da un governo in scadenza perché fa parte della storioa della città, di una tradizione popolare, identitaria, religiosa». Il sindaco dice che quello di San Gennaro «è un miracolo che fa bene» ma anche che «Napoli non ha bisogno di miracoli per andare avanti, ha bisogno del lavoro duro delle persone».
Si presenta sportivo, giacca ma senza cravatta. Bacia la teca, però poi si affretta a spiegare: «Sono fermamente laico ma qui c’è la città intera e San Gennaro rappresenta religiosità, credenze, passioni. L’omelia del cardinale Sepe parla di troppi fronti del disagio e della sofferenza, «al punto che si fa sempre più diffuso un senso di sfiducia, se non proprio di impotenza». E tutt’intorno, i segni di una festa che è ammantata di superstizione, folklore, leggende. San Gennaro non è solo il patrono dei cattolici: ieri i tifosi napoletani avevano già gridato all’anticipo di miracolo, quando Cavani, per tre volte ha infilato il Milan al San Paolo, proprio davanti allo sguardo del sindaco seduto al fianco del presidente De Laurentiis. Quando la festa religiosa si è mischiata a quella calcistica, il sindaco ha approfittato per fonderle. E dal prodigio religioso al prodigio azzurro il passo è stato più che breve.