Dopo Milanese, la Lega deve obbedire sulla Libia

Dopo Milanese, la Lega deve obbedire sulla Libia

Archiviato il voto su Marco Milanese, al Governo c’è chi guarda con preoccupazione il calendario di Montecitorio. Da qui ai primi di ottobre, il rischio di un incidente parlamentare resta altissimo. La tenuta dell’asse Pdl-Lega verrà messa alla prova mercoledì prossimo, quando alla Camera sarà presentata la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Saverio Romano. Come se non bastasse, subito dopo la maggioranza dovrà approvare un nuovo decreto di rifinanziamento della missione in Libia. E se il primo appuntamento desta meno pensieri (la Lega ha fatto sapere che respingerà la sfiducia al titolare dell’Agricoltura), il voto sulla Libia ha già messo in allarme più di un ministro.



Il termine della partecipazione italiana alla missione Unified Protector è fissato tra una settimana. Il nostro intervento nel conflitto Nordafricano dovrà concludersi obbligatoriamente entro il 30 settembre, come stabilito dal decreto di rifinanziamento approvato a luglio dal Parlamento. Una decisione anomala – di solito le missioni vengono approvate per un semestre – su cui aveva inciso la ferma posizione della Lega. Il Carroccio non ha mai fatto mistero di essere contrario agli interventi militari all’estero. Non è un caso che la scorsa primavera, durante l’appuntamento di Pontida, Umberto Bossi aveva chiesto la riduzione dei nostri contingenti come condizione per continuare a sostenere l’Esecutivo.



Ma la guerra in Libia si è dimostrata più lunga e difficile del previsto. Nonostante i proclami, a sei mesi dal primo bombardamento Nato il regime di Mu’ammar Gheddafi non è ancora capitolato. Intano l’impegno dei nostri militari prosegue senza sosta. Solo la scorsa settimana i velivoli dell’aeronautica italiana hanno effettuato 39 missioni aeree (sono circa duemila dall’inizio delle ostilità). Due unità della marina, le navi San Giusto e Bersagliere, continuano a pattugliare le coste libiche per garantire l’embargo. E i 58 milioni di euro spesi solo negli ultimi tre mesi di guerra, ormai non bastano più.



Nel frattempo, la Nato ha chiesto ai paesi impegnati nella missione un ulteriore sforzo. Pochi giorni fa il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen ha deciso di prorogare le operazioni militari di altri tre mesi. «La nostra missione prosegue – la spiegazione del comandante Charles Bouchard – perché le forze di Gheddafi minacciano ancora la popolazione». Al Governo italiano non restano molte alternative. Nonostante il ministro degli Esteri Franco Frattini abbia ridimensionato la strategia della Nato, parlando di «proroga tecnica», in uno dei prossimi Consigli dei ministri dovrà essere varato un decreto per rifinanziare il nostro intervento.



In Parlamento nessuno sa ancora nulla. I tecnici della commissione Difesa di Montecitorio ammettono di non avere informazioni. «Ho chiesto al ministro Ignazio La Russa di venire a riferire in Aula – spiega al telefono il senatore Radicale Marco Perduca – ma ancora non ho avuto risposte. Il Governo ci deve spiegare cosa intende fare, che tipo di intervento pensa di portare avanti. Ma l’impressione è che nessuno abbia la minima idea di come procedere. L’unica certezza è che l’Esecutivo dovrà presentare un decreto ad hoc entro la prossima settimana». 



Come reagirà la Lega Nord al nuovo provvedimento? Nella maggioranza qualcuno teme che l’ennesima proroga della missione possa suscitare qualche malumore nel Carroccio. Un partito che in questi giorni deve già afforontare le critiche di buona parte dei propri militanti per aver salvato dall’arresto il deputato Pdl Marco Milanese. Tra i leghisti che avranno il difficile compito di gestire il dossier libico c’è Giacomo Chiappori, vicepresidente della commissione Difesa di Montecitorio. «Noi della Lega – racconta il parlamentare – siamo sempre stati contrari all’intervento in Libia. Se ci chiedono di prolungare la missione di altri 90 giorni non so quale sarà la nostra risposta. In ogni caso dobbiamo prima riunire il partito, confrontarci. Aspettiamo le indicazioni di Umberto Bossi». 



La possibilità che stavolta la Lega si smarchi dall’alleato sono concrete. «L’ultimo decreto di rifinanziamento – continua Chiappori – è stato approvato con i voti di tutti i partiti (escluso l’Idv, ndr). Se sono coerenti dovranno votarlo anche stavolta. In quel caso il nostro eventuale voto contrario non farà alcuna differenza». Resta il nodo politico: una maggioranza di governo che si spacca su un tema rilevante come il nostro impegno militare all’estero. Ma a Via Bellerio nessuno si preoccupa. «Alla Lega – conclude Chiappori – non abbiamo alcuna paura di sollevare questioni politiche». 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter