Governo tecnico, o di larghe intese. O, per dirla alla Pisanu, di responsabilità nazionale. Per chi ama la politica, e soprattutto il politichese, sono giorni eccitanti. Non c’è altro termine da utilizzare. Possono mettersi lì, un po’ come si fa con le formazioni di calcio, a ipotizzare scenari, cambi di casacche, maggioranze che fino a un minuto prima sembravano fantascienza, papi stranieri calati dall’alto con la loro missione salvifica. In pochi stanno coi piedi per terra e leggono la Costituzione. Per dar vita a un nuovo governo occorre in primo luogo che cada questo. E in secondo luogo una maggioranza parlamentare che lo sorregga. Ora, al di là, dei giochi di fantagoverno, i numeri in Parlamento sono piuttosto eloquenti. E di certo l’aritmetica non sfugge al nostro presidente della Repubblica. Il pensiero e la preoccupazione di Giorgio Napolitano per il momento che sta vivendo il nostro Paese sono piuttosto chari. In alcune occasioni ha esternato il proprio pensiero senza troppi peli sulla lingua. Ma Napolitano è ben consapevole e rispettoso delle prerogative costituzionali, nonché delle gerarchie. Non a caso, i soliti beninformati riferiscono di un Presidente intenzionato, in caso di caduta del governo, a rispettare i gradini delle cariche dello Stato per provare a formare un nuovo esecutivo. E se il numero uno è lui, il numero due è il presidente del Senato. Sì, Renato Schifani. Fantapolitica? Diciamo, rigore istituzionale.
22 Settembre 2011