Edison, la cordata italiana è più di un’ipotesi

Edison, la cordata italiana è più di un’ipotesi

CERNOBBIO – A poche ore dall’incontro cruciale tra il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e il numero uno di Edf Henri Proglio sul futuro di Edison, l’ipotesi di una cordata italiana che rilevi Edipower assume una forma sempre più concreta. A margine del Workshop Ambrosetti, il titolare del dicastero di Via Veneto non ha voluto anticipare nulla, tranne affermare: «Ho rappresentato un problema, ma ne voglio parlare domani con Proglio, per quanto riguarda Edison». Nel corso della giornata Romani ha discusso sia con Fulvio Conti, a.d. di Enel, sia con il direttore generale di Iren, Andrea Viero. Il quale, oggi come nei giorni scorsi, ha ribadito che Iren non sarebbe interessata a partecipare all’operazione Edipower, specificando di aspettarsi dall’incontro di domani «una proroga di due mesi». Viero non ritiene nemmeno realistica l’ipotesi di una cordata, affermando a Linkiesta: «la vedo difficilissima, troppo stretti i tempi per organizzarla».

Tuttavia, fonti vicine al ministro sono ben più possibiliste, e i bene informati sostengono che Romani voglia a tutti i costi evitare una nuova situazione à la Lactalis, la società casearia transalpina che ha acquisito Parmalat nonostante il tentativo di Intesa Sanpaolo, che peraltro è advisor di A2a sul dossier Edison, di mettere in piedi un’operazione di sistema. Sebbene, interrogato ieri sul tema, Corrado Passera abbia detto di non essere a conoscenza di alcuna cordata in difesa dell’italianità di Edipower, sembra che questa volta non ci sarà un nuovo scippo dei gioielli italiani. Almeno, questo è quanto avrebbe assicurato Romani proprio a Viero, seduto al suo stesso tavolo, durante il pranzo di commiato al Workshop Ambrosetti. 

Oltre ad Acea, che ha dimostrato un’apertura nei giorni scorsi, il nome che è circolato con più insistenza a Villa d’Este è Enel, dopo gli incontri di ieri tra Fulvio Conti e Bruno Lescoeur, numero uno di Edison, probabilmente coadiuvati dalla Cassa depositi e prestiti. Un’eventuale cordata “sistemica”, in ogni caso, rappresenterebbe una novità rispetto agli accordi siglati lo scorso marzo. I quali, in sostanza, prevedono una divisione di Transalpina di Energia, holding paritetica tra Edf e Delmi (veicolo dei soci italiani come A2a e Carlo Tassara) che controlla il 61% di Edison. Edf, che possiede il 19,4% delle quote Foro Bonaparte, in questo modo si ritroverebbe post scissione a detenere il 50% del capitale di Edison. 

L’accordo si giocherà tutto su Edipower, società idroelettrica che vale 3 miliardi di euro, partecipata al 50% da Edison e al 20% da A2a (a sua volta controllata dai Comuni di Milano e Brescia con una quota del 27,5% ciascuno), che possiede nove centrali per una potenza totale di 7.600 megawatt. Asset pregiati sui quali A2a, che ha delegato Romani a trattare, ma non «cono una delega in bianco», come ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente del consiglio di gestione dell’utility lombarda, Giuliano Zuccoli, ha messo gli occhi da tempo. Appuntamento a domani, per capire se l’Edison del futuro sarà una società attiva soltanto sul mercato del gas. 

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