Certo, in questo paese tutto può succedere e non ci si dovrebbe stupire più di niente. Ma vedere Paolo Mieli che diventa un monumento della resistenza anti-berlusconiana, quasi un idolo della malconcia e disillusa sinistra italiana, ecco, questo un po’, nonostante tutto, ci prende di sorpresa. Oggi Il Fatto Quotidiano gli ha dedicato una paginata intera, in cui Mieli ha rivendicato con orgoglio – ancora una volta, era già successo a Cortina negli incontri organizzati da Enrico Cisnetto – di aver schierato il Corriere con Prodi e contro Berlusconi. Ha ribadito di essere un convinto elettore di centrosinistra, e di aver pagato il tutto con l’epurazione. E si è dilungato nell’additare i comportamenti del Premier come scandalosi o apertamente inaccettabili. “A prescindere dalle intercettazioni”, senza peraltro precisare che senza le intercettazioni (alcune delle quali irrilevanti penalmente, altre che non dovevano essere pubblicate) quasi nulla sapremmo di quei “comportamenti”… Opinioni più che legittime, naturalmente, che però fanno effettivamente pensare a una militanza accesa e aperta: oseremmo dire un po’ troppo aperta e accesa per chi fa il giornalista, se non stessimo parlando di un importante ed esperto giornalista come Mieli. Una sola domanda, alla fine, ci resta: ma quindi, seguendo il pensiero di Mieli, dobbiamo arrivare ad affermare che il suo Corriere era di sinistra e quello dopo – attualmente guidato da De Bortoli – è berlusconiano?
24 Settembre 2011