Informazione e piacere, due facce della stessa medaglia

Informazione e piacere, due facce della stessa medaglia

Sono giorni in cui la professione dell’economista è messa duramente alla prova dalla crisi finanziaria: ogni giorno lo spread sui titoli del debito pubblico raggiunge nuovi massimi, la borsa crolla e l’economia globale si avvicina verso l’ennesima gravissima recessione. Di pari passo con questo clima di forte disagio, cadono sotto la scure i modelli e le teorie economiche, incapaci, secondo i più, di produrre stime anche lontanamente affidabili sulla crescita del Pil, sulla disoccupazione o sul livello dei prezzi. Sono giorni, d’altro canto, ancora più difficili per un normale cittadino, costretto a specchiarsi in una realtà che va avanti a tentoni. Il clima di incertezza che aleggia attorno al nostro Paese e alla manovra finanziaria proteiforme approvata in questi giorni dal parlamento, costituiscono un valido esempio di questa selva oscura.

Uno studio appena pubblicato su Nature Neuroscience da Bromberg e Hikosaka mostra i risultati di un interessante esperimento (effettuato sulle scimmie) in cui si cerca di mostrare i correlati neuronali delle scelte relative a un evento futuro. L’esperimento, molto ben congegnato, ha visto coinvolte alcune scimmie, messe di fronte ad un compito preciso: scegliere una determinata azione con la prospettiva di ricevere, a fronte dell’azione stessa, una certa quantità d’acqua. I risultati dell’esperimento mostrano quanto è già stato evidenziato dall’economia sperimentale rispetto all’inconsistenza delle preferenze temporali. Le scimmie oggetto dello studio tendevano, infatti, a mostrare comportamenti simili a quelli umani nel modo seguente: tra un evento sicuro (una certa quantità d’acqua come ricompensa per un’azione) e il medesimo evento anticipato dalla disponibilità di informazioni sullo stesso, esse sceglievano sistematicamente questa seconda possibilità. In ultima analisi, è stato provato in laboratorio che anche le scimmie attaccano valore all’anticipazione di un evento.

L’importanza dello studio sta nell’avere localizzato le aree del cervello che si attivano nel momento in cui un soggetto elabora l’informazione e, successivamente, riceve la ricompensa per una determinata scelta. Information as reward, per dirla con un’espressione più appropriata. In particolare, Bromberg-Martin e Hikosaka mostrano che il valore dell’informazione viene elaborato dalla stessa regione del mesencefalo (denominata habenula) e dagli stessi neuroni che si attivano al momento della realizzazione della ricompensa. Parlando in termini più semplici, nel momento in cui si valuta un evento futuro, il piacere relativo allo stesso non è solo determinato dal realizzarsi dell’evento, ma anche dall’informazione certa disponibile, relativa a questo evento.

Non sono risultati del tutto nuovi in letteratura: diversi studi hanno già mostrato, ad esempio, che le persone sono disposte a pagare fino ad un 40% in più per un test di gravidanza in grado di prevedere la stessa con un giorno d’anticipo rispetto ai test convenzionali. Quello che è decisamente originale è l’utilizzo dei correlati neurali per individuare, appunto, le zone del cervello preposte alla gestione di compiti specifici. Comprendere che elaborare informazione e provare piacere sono, di fatto, facce diverse di una stessa moneta, ha conseguenze e implicazioni assai interessanti. Come già ricordato poc’anzi, l’inconsistenza delle preferenze temporali è risultato acquisito dalla letteratura economica. Le persone preferiscono sistematicamente avere informazioni su un evento futuro cui è attaccato un valore positivo (per esempio, una ricompensa monetaria), mentre spesso decidono di rimandare l’acquisizione di informazioni (oppure di non voler sapere proprio nulla) relative ad un possibile evento negativo che può procurare dolore o dispiacere.

Il corollario interessante è che le persone sono disposte a rimandare eventi gradevoli (come un appuntamento galante), mentre, rispetto a un evento spiacevole, preferiscano che lo stesso accada prima piuttosto che dopo. Tutto ciò è in aperta contraddizione con la consistenza del time discounting, ma trova spiegazioni autorevoli in diversi autori. Loewenstein ha parlato infatti di «savoring» (da savor, assaporare), proprio a significare il valore insito nell’anticipazione stessa di un evento, che procura piacere come il medesimo. E Jeremy Bentham stesso discuteva filosoficamente di anticipation, scrivendo che la certezza di un evento futuro gradevole procura essa stessa il godimento dell’attesa. Naturalmente, il valore dell’anticipazione non cresce indefinitamente: vale soltanto per un certo periodo di tempo e, raggiunto un certo limite, cessa di produrre l’effetto atteso. È chiaro che sapere di essere invitati per una cena gratis in un ristorante di gran classe la prossima settimana produce un effetto immediato sul nostro piacere; sapere, viceversa, che lo stesso invito a cena vale per l’anno venturo non ha il medesimo effetto.

Naturalmente, le stesse argomentazioni valgono allo specchio se si fa riferimento ad eventi futuri e sgradevoli. Le implicazioni di un risultato di questo tipo sono molto importanti in chiave di policy, se non altro anche rispetto alle modalità di comunicazione, per esempio, di una scelta di politica economica. Periodi di forte incertezza, soggetti a continui cambi di scenario e a un’instabilità strutturale nel gestire il volume delle informazioni disponibili, sono destinati a produrre risultati immediati sul benessere delle persone e, indirettamente, sono in grado potenzialmente di inficiare la loro produttività e quella dell’intero sistema.

Quando si chiede a un governo chiarezza nelle scelte o certezza dei tempi, lo si fa cum grano salis. I correlati neuronali del Sabato del villaggio (ci permettiamo di definire così il valore dell’anticipazione) sono importanti anche per comprendere come gestire periodi di grande incertezza nel migliore dei modi. A un governo che cambia linea praticamente ogni giorno, è senz’altro preferibile un non governo che, piuttosto, non dia alcuna informazione: risultati macroeconomici interessanti come quelli del Belgio possono essere interpretati anche alla luce di questi studi di frontiera. Non ci resta che concludere con una richiesta al nostro governo, ispirata insieme alla gentilezza e all’edonismo: dateci informazioni. Per piacere.

*docente alla Scuola Enrico Mattei di Eni, nel master MEDEA di Economia dell’Ambiente e dell’Energia

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