BERLINO – A tre giorni dal voto nel Bundestag sul fondo salvastati, la notizia é arrivata oggi come una doccia ghiacciata: Standard & Poor’s minaccia un potenziale declassamento di Germania e Francia, in vista del rafforzamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf). Nonostante sia presto per dirlo, visto che non sono chiare le modalità dell’ampliamento, «le diverse alternative potrebbero avere ripercussione sulla qualificazione di Germania e Francia», secondo il gigante del rating statunitense.
Il mondo intero fa pressione negli ultimi giorni sulla Germania affinchè faccia di piú per i paesi indebitati dell’Eurozona. Però proprio quando il Parlamento si accinge a votare per aumentare la sua partecipazione al fondo di salvataggio, lo strumento messo a punto per tenere a galla chi, come la Grecia, sta affondando, la situazione si fa più delicata. Ancora una volta sono le agenzie di rating a farla da protagonista con un avvertimento che arriva puntuale, nella vigilia del voto di Berlino: la Germania non deve «sopravvalutare la sua economia», ha avvertito David Beers capo della divisione dei rating sovrani di S&P, in dichiarazioni rilasciate a Reuters.
Nell’intento di salvare l’euro dalla crisi dei debiti pubblici, i leader dell’Unione Europea stanno considerando varie alternative per rafforzare l’impatto del fondo fino a 440 miliardi di euro, nonostante rimangano ancora da chiarire la modalità. Beers ha insistito sul fatto che è evidente che i paesi della Ue non possono continuare ad aumentare i confini di questo strumento senza limiti: «C’è una certa accettazione in Europa, riguardo al fatto che non esiste un’estensione economica e priva di rischi dell’Efsf», ha detto l’esperto di S&P, ricordando poi che stiamo arrivando a un punto in cui «le garanzie di cui l’Esfs ha bisogno si perdono per strada».
Per garantire la capacità di prestito di 440 miliardi di euro, così come è stato deciso lo scorso 21 luglio in una riunione straordinaria a Bruxelles, i paesi dell’Euro devono contribuire al fondo con 780 miliardi di euro. Per la Germania questo significa estendere la propia partecipazione dagli attuali 123 miliardi a 211: è precisamente questo il nodo oggetto del voto nel Parlamento di giovedì prossimo. L’approvazione del fondo salva stati mette alla prova la coalizione di Merkel, proprio perchè la linea degli euroscettici, contrari alla direttiva europea, sono cresciuti nel seno stesso della coalizione governante, tra i liberali dell’Fdp e i social-cristiani bavaresi.
Neanche a dirlo, l’ammonimento di S&P si è scontrato oggi con un muro di critiche a Berlino: «Le agenzie di rating dovrebbero astenersi dal gettare carburante sul fuoco, sulla base di mere speculazioni», secondo Klaus-Peter Flosbach, portavoce per le questioni finanziarie della frazione di Cdu e Csu nel Bundestag, «non ci sono state nuove informazioni, che possano aver portato le agenzie di qualificazione a cambiare le loro valutazioni».
Non c’è dubbio che le dichiarazione del presidente di S&P si trasformeranno in un argomento ulteriore per i franchi tiratori del governo in parlamento. Proprio ieri sera, Angela Merkel, in prima serata sulla televisione Ard, aveva concesso di essere ospite per un’ora, sottoposta alle domande del nuovo programma di dibattito politico di Günther Jauch. Bisogna precisare che parliamo di Merkel: una leader che dosa con parsimonia le conferenze stampa e non va quasi mai in tv. In occasione del voto in parlamento la cancelliera ha risposto a domande incalzanti, soprattutto sulla questione europea. «Lo stiamo facendo per noi», ha assicurato Merkel parlando degli aiuti alla Grecia, «il governo aspira sempre ad avere una maggioranza propria, a partire dai gruppi che lo formano. Sono ottimista, credo che ce la faremo». Ha però poi messo le mani avanti, dicendo che la maggioranza propria, interna al governo, non è una condizione imposta dalla legge. In altre parole, si va avanti a tutti i costi sull’Europa, anche se per farlo è necessario l’appoggio dell’opposizione (verdi e Spd hanno assicurato il loro voto).
Sono però in molti a credere che il fallimento della coalizione nell’appuntamento di giovedì, potrebbe significare l’inizio della fine per la coalizione di centro destra. Il declassamento di S&P, sarebbe poi la mazzata definitiva, non solo sul governo tedesco, ma forse sul futuro della moneta unica in generale. «Fallisce l’Euro, fallisce l’Europa», è stata fino ad ora la filastrocca di Merkel. Ora è il momento della verità.