L’università non premia il merito, facciamo un test nazionale

L'università non premia il merito, facciamo un test nazionale

Anche quest’anno i test di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso si sono trascinati dietro una scia di inevitabili polemiche, molte sterili ma alcune molto fondate.

Una cosa è pacifica: è ora di passare dagli attuali test di ammissione che ogni università si auto redige ( o meglio fa redigere ad agenzie indipendenti, visto che solitamente è introvabile un docente interno che si prenda la responsabilità di farlo) a un unico test nazionale uguale per tutti gli studenti che voglio accedere ad una data facoltà a numero chiuso. Da qui un’unica graduatoria nazionale valida per tutte le università. È il modo migliore e più sensato per chiudere con la prassi del feudalesimo universitario oggi in essere. Soluzione a costo zero (ripeto: costo zero) in grado di innescare dinamiche virtuose e di competizione tra gli atenei.

Lo stato dell’arte in Italia è alquanto paradossale. I test per essere ammessi ai corsi di laurea a numero chiuso sono strutturati in modo tale che Tizio non viene ammesso conseguendo, ad esempio 40 punti, in un test di ammissione a medicina presso un ateneo di Milano, mentre Caio con il medesimo punteggio potrà essere ammesso ad esempio a Napoli dove ha svolto il test di ingresso.

È lampante che le graduatorie esclusivamente su base di ateneo non favoriscono il vero merito. Oltre al danno, il sistema ha pensato pure alla beffa: Tizio non solo è fuori dall’ateneo di Milano, ma non può neppure, volendo, iscriversi a Napoli dove Caio è entrato con uno score inferiore. Oggi uno studente può effettuare un solo test nella medesima disciplina, proprio per constatare una corretta competizione tra facoltà a contendersi i migliori studenti.

Una graduatoria nazionale spezzerebbe questa prassi che premia chi è stato accettato in un ateneo rispetto a chi è stato ingiustamente escluso in un altro pur avendo dimostrato di essere alla pari se non più meritevole. Una graduatoria nazionale permetterebbe agli studenti migliori di avanzare e soprattutto metterebbe loro nella posizione di scegliere l’ateneo dove studiare (magari attraverso un sistema di borse di studi o prestiti d’onore decenti che ci auguriamo il nascente Fondo per il merito inauguri). Il sistema universitario, di conseguenza, entrerebbe in un circuito concorrenziale nel quale gli atenei competerebbero tra di loro per aggiudicarsi i migliori studenti.

Questa soluzione è molto semplice e a costo zero. È anche un riforma a prova di polemica, di decreti attuativi complessi e laboriosi ma soprattutto permette di premiare e valorizzare il merito. Quello vero.

* Direttore Generale della Fondazione Collegio delle Università Milanesi

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