Ma è possibile che sia sempre e solo colpa di Tremonti?

Ma è possibile che sia sempre e solo colpa di Tremonti?

Quando si fa vedere se la prendono tutti con lui. Quando non c’è, lo accusano di aver «vergognosamente» disertato l’appuntamento. Ormai qualunque iniziativa prenda, Giulio Tremonti sbaglia. Nel Pdl – a partire dal grande leader Silvio Berlusconi – non lo sopporta più nessuno. E quello che è successo questa mattina a Montecitorio ne è l’ennesima dimostrazione. L’aria era quella già da ieri, e oggi è stata registrata da tutti i quotidiani. Berlusconi arrabbiatissimo, che marcia coi suoi pretoriani alla conquistra – si direbbe prossima – dello scalpo di Tremonti. 

La Camera dei deputati ha votato (respingendo) la richiesta di custodia in carcere nei confronti dell’ex braccio destro del ministro dell’Economia, il deputato Marco Milanese. Tremonti, costretto da un improrogabile impegno internazionale, non si è presentato in Aula. Tanto è bastato per far esplodere una rivolta all’interno del partito. Ironia della sorte, quella di Tremonti non era una giustificazione finta. Una scusa per evitare situazioni imbarazzanti. Ma un rilevante obbligo istituzionale: il ministro era atteso a Washington dove per partecipare ai lavori del Fondo Monetario internazionale.

Niente da fare. I suoi colleghi di partito non hanno voluto sentire scuse. Il Pdl a ranghi compatti ha dato via al linciaggio mediatico. «Tremonti? – Avrebbe confidato lo stesso Milanese ad alcuni deputati qualche ora dopo il voto – Oggi mi ha deluso. Anzi, nauseato. Non doveva mancare». Silvio Berlusconi non ha nascosto il fastidio. Quando i giornalisti lo hanno interrogato sull’assenza del ministro ha replicato senza troppa classe: «Un’altra domanda». A risentirsi per la mancata partecipazione al voto del titolare di via XX settembre sono stati tanti, tantissimi. Un’assenza «immorale» hanno confermato alcuni deputati Pdl in Transatlantico. «Non mi è proprio piaciuto – ha spiegato il parlamentare Amedeo Laboccetta. Spero che abbia una ragione molto buona». La reazione più dura è stata quella del sottosegretario Daniela Santanchè: «Noi oggi ci abbiamo messo la faccia in nome del garantismo e in difesa delle prerogative dei parlamentari. Non aver visto la sua è ingiustificabile». L’assenza di Tremonti? «Umanamente vergognosa».

Ora, è evidente che nella maggioranza qualcosa non va. Non è un mistero che – anche grazie alle inchieste giudiziarie sul presidente del Consiglio – il nostro Paese stia rapidamente perdendo il suo prestigio all’estero. Non più tardi di ieri mattina l’editorialista Massimo Franco raccontava sul Corriere della Sera il «pericoloso isolamento» che ormai circonda l’Italia. Una caduta di immagine cui il nostro Governo non sembra in grado di porre rimedio. L’ultima figuraccia internazionale risale a una settimana fa, quando il presidente Berlusconi ha snobbato la 66ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York per partecipare al processo Mills. E forse non è un caso se proprio durante il suo discorso al Palazzo di Vetro, il presidente Usa Barack Obama ha ringraziato ufficialmente tutti i partner internazionali impegnati nella guerra in Libia. Tranne l’Italia.

Per poter avere un minimo di credibilità (ma anche solo dignità), forse converrebbe iniziare a presentarsi ai vertici internazionali. Ecco perché se Tremonti attraversa l’oceano per rappresentare il nostro Paese alla riunione del Fondo monetario internazionale, non è il caso di biasimarlo. Senza dimenticare che, dopo tutto, Tremonti ha di fatto rinunciato a votare su una vicenda che lo vedeva in conflitto di interessi. Cosa rarissima, in Italia. I deputati del Pdl non sono d’accordo? Davvero pensano che l’Italia avrebbe fatto una bella figura se il ministro fosse rimasto a Roma per salvare un suo ex collaboratore accusato di corruzione? Ma tanto qualsiasi cosa fa, Tremonti sbaglia. E c’è da scommettere che se ieri mattina avesse deciso di non partire per partecipare al voto di Montecitorio, qualcuno, anche nel suo partito, lo avrebbe accusato di aver messo in imbarazzo l’Italia pur di salvare il suo ex consulente. 

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