Ricordate le primarie di Napoli? Un anno dopo indaga l’antimafia

Ricordate le primarie di Napoli? Un anno dopo indaga l’antimafia

NAPOLI – Uno psicodramma politico, una pagliacciata della democrazia e ora, un caso da magistratura anticamorra: a quasi un anno dalla loro non-conclusione, le primarie del Partito democratico per individuare il candidato a sindaco di Napoli diventano una indagine della Dda, la direzione distrettuale antimafia. L’ipotesi sulla quale cerca di far luce la procura partenopea è quella di minacce, aggravate dall’aver agevolato un clan camorristico. In pratica l’ipotesi è che le pressioni per votare questo o quel candidato siano state ben più che semplici pressioni politiche, ma vere e proprie intimidazioni malavitose. Nel mirino i quartieri dell’area Nord: Scampia, Secondigliano, Miano, ma anche i Quartieri Spagnoli. L’inchiesta, affidata al pm Pierpaolo Filippelli e nata per caso, come costola di un’altra indagine, cerca ora di chiarire se dietro a tutto ciò c’è stato anche un giro di danaro. Un voto di scambio capace di condizionare una consultazione che poi alla fine, dopo denunce, irregolarità e polemiche (fece il giro d’Italia la notizia dei cinesi mandati a votare) fu annullata – dopo un duro intervento di Saviano – senza individuare però alcun colpevole di brogli. 

Poco più di una settimana fa la polizia giudiziaria su delega dei magistrati Dda ha fatto capolino nella federazione napoletana – e commissariata – del Partito democratico, per acquisire gli elenchi di chi quel 23 gennaio scorso votò per scegliere il suo candidato al Comune di Napoli. Quattro gli sfidanti: l’europarlamentare Andrea Cozzolino, l’ex sottosegretario Umberto Ranieri, l’assessore comunale Nicola Oddati (tutti e tre iscritti democrat) e Libero Mancuso, ex magistrato antimafia, in lizza per Sinistra e Libertà. Non è escluso che i quattro ora possano essere convocati e ascoltati come persone informate sui fatti.

«Siamo i primi a voler fare chiarezza e a voler sapere se ci furono pressioni criminali» dicono Andrea orlando ed Enzo Amendola, il primo parlamentare e commissario provinciale Pd, spedito all’ombra del Vesuvio da Pier Luigi Bersani all’indomani del pasticciaccio, il secondo segretario campano. «Se emergessero responsabilità dei nostri iscritti adotteremo nei loro confronti misure drastiche per aver infangato il lavoro di una comunità che fa della lotta alla camorra uno dei suoi tratti costitutivi. Siamo impegnati, dopo il voto amministrativo, in un processo di rinnovamento e ricostruzione del nostro partito a Napoli facendo tesoro della lezione elettorale».

Innesca la polemica politica il segretario campano di Italia dei Valori, Nello Formisano: «Avevamo visto giusto a non partecipare» afferma. Difatti il candidato dell’Idv, Luigi de Magistris, non prese parte alla sfida delle primarie, facendo di questa rinuncia uno dei suoi punti di forza e catalizzando il consenso di tutta quella base del Partito democratico offesa dalla consultazione farsa. Una vicenda che ora rischia di dare il colpo di grazia ad un partito debole e faticosamente impegnato in una ipotesi di rilancio locale.

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