Ogni giorno è una scintilla all’associazione magistrati, in vista dell’assemblea generale del 22 ottobre e del congresso nazionale che si celebrerà a febbraio 2012. Al centro della contestazione di oggi pomeriggio è finito lo stesso presidente Anm, Luca Palamara, esponente di punta di Unità per la Costituzione, considerato troppo “morbido” nei confronti della manovra economica varata dal governo.
Il presidente dell’Anm ha proposto come iniziativa sindacale la sola presentazione di ricorsi giurisdizionali contro la norma che prevede il contributo di solidarietà per i dipendenti pubblici. Forti perplessità sono state espresse durante la seduta del comitato direttivo da più di un componente. Sulle barricate soprattutto gli esponenti di Magistratura Indipendente (Mi), la corrente attualmente all’opposizione della giunta guidata da Palamara, che ha manifestato il proprio stupore di fronte alla soluzione prospettata da Palamara e ha depositato un documento – poi votato dai soli componenti di Mi – con cui si chiedeva all’Anm di proclamare lo sciopero. L’associazione ha invece proclamato lo stato di agitazione.
A dimostrazione del rischio di apparire troppo accondiscendenti nei confronti della manovra ci sono i toni durissimi utilizzati nel comunicato che l’Anm ha inviato alla stampa nel quale le toghe esprimono «indignazione per le misure contenute nella manovra economica recentemente approvata, che penalizzano esclusivamente i dipendenti pubblici, senza colpire in alcun modo i possessori di grandi ricchezze e gli evasori fiscali e senza intervenire sulle numerose fonti di spreco del denaro pubblico».
I magistrati parlano senza mezzi termini di «iniquità e la contrarietà al principio di eguaglianza e di parità contributiva del mantenimento del contributo di solidarietà per i redditi superiori ai 90.000,00 euro solo per il pubblico impiego e dell’eliminazione dell’analoga previsione in relazione ai redditi dei privati, per i quali è previsto un prelievo di gran lunga inferiore, e per i redditi privati superiori ai 300.000,00 euro». Ma a giudici e a pm ciò che non va giù è soprattutto che per loro «tale misura si aggiunga agli ulteriori tagli e prelievi sulla retribuzione già previsti dalle precedenti manovre economiche».
Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di fatti che hanno caratterizzato nell’ultimo periodo il sindacato unico delle toghe che resterà guidato da Luca Palamara e Giuseppe Cascini fino a febbraio, grazie ad uno slittamento tecnico di quattro mesi proposto dai vertici stessi dell’associazione. Del clima non proprio sereno interno all’associazione è stato testimone lo stesso ministro della giustizia Francesco Nitto Palma. Nel primo incontro tra Guardasigilli e Anm – svoltosi alla fine di agosto – non c’era accordo tra Palamara e Cascini sulla linea da tenere, con il primo più incline al dialogo e il secondo invece meno disposto a sedersi ai quattro “tavoli tecnici” convocati per affrontare i nodi delle circoscrizioni giudiziarie, della depenalizzazione, del processo penale e delle questioni ordinamentali e organizzative. Allibito, il ministro della Giustizia ha sospeso l’incontro con i togati affinché Cascini e Palamara potessero chiarirsi e giungere ad un compromesso.
Finita qui? Manco per niente. C’è grande attesa per il dibattito che il 22 ottobre prossimo vedrà il confronto in assemblea tra le diverse anime dell’associazione. E dato per scontato che Palamara farà un passo indietro non ricandidandosi, sono già molti i candidati che aspirano a sostituirlo.