Prima che arrivasse la smentita, ci avevamo quasi creduto. Creduto a un Tremonti che tornava a giocare coi media, a far valere la sua indispensabilità in una compagine governativa sospesa tra il “rompete le righe” che si tratta in privato e il “fedeli alla linea” che si declama in pubblico.
Così, leggere di un Tremonti che si smarcava del tutto dal piccolo cabotaggio di sopravvivenza per lanciare – nientemeno – un «piano decennale per la crescita», affidato ad una delle migliore teste d’uovo della Banca d’Italia, il vice direttore generale Ignazio Visco, ci sembrava mossa a suo modo interessante. Non fosse Tremonti che governa l’Economia ininterrottamente da quasi dieci anni, e non fosse che chissà in quante mani quel piano passerebbe, se fosse vero. Però, insomma, ragionare e provocare sul lungo periodo, in momenti come questi, è comunque un esercizio salutare.
Non ci dispiaceva neanche la ritrovata ironia di Giulio Tremonti, che mentre pensava al decennio non perdeva d’occhio la stringente (e un po’ ripetitiva) attualità: «Dobbiamo dare delle risposte a Marchionne se fa il demonio e dice che non vuole stare in Italia perché c’è il sindacato»E neppure ci dispiaceva, in fondo, il tentativo di scossone politico insito in quelle dichiarazioni. Il primo dato, anzitutto, era che il commissariamento da parte di Via Nazionale diventava un dato di fatto: un’ammissione che, passato Draghi, Bankitalia resta un punto fermo nel casino della politica italiana. Ci saremmo divertiti poi a commentare un piano quinquennale moltiplicato per due, non che lo smarcamento, inatteso e spiazzante, di cui si era reso protagonista Tremonti.Insomma, avevamo voglia di cimentarci con tutto questo e invece… e invece quella messe di virgolettati raccolti dai cronisti dell’Ansa sono stati seccamente smentiti. “Non è vero niente”, dice in sostanza il portavoce del Ministro. E va beh, niente, come non detto. Torneremo a guardare, minuto per minuto, come va lo spread che divide l’Italia dal resto per primo mondo.