NAPOLI – Pier Luigi Bersani non lo cita mai. Però a Matteo Renzi dedica i primi nove minuti del suo intervento dal palco di Napoli, davanti ad una platea di duemila giovani meridionali del Partito Democratico, giunti nel capoluogo campano per il corso di formazione politica “Finalmente Sud”. In una manciata di secondi il sindaco fiorentino rottamatore diventa un punch-ball. Non la “Leopolda”, contro cui Bersani non dice niente. Ma per Renzi ci sono stoccate niente male: «Non si può dar l’idea che un giovane per andare avanti deve scalciare, deve insultare». E una. «La distinzione giovani-adulti è una stupidaggine di dimensioni cosmiche. Chiaro che tocca ai giovani, a chi deve toccare? Ma bisogna mettersi a disposizione». E due.
I ragazzi applaudono: «Gli piace vincere facile» dice un giovane renziano partenopeo rimasto all’ombra del Vesuvio per seguire l’evento. Che la platea non fosse affatto ostile era sembrato ovvio da subito: ha accolto Bersani con un coro da stadio riservato solo ai capitani tipo Totti e Zanetti («Un segretario, c’è solo un segretario…»).
Incassato il coro, Bersani continua l’affondo. Il sindaco Renzi è un comunicatore? E il segretario gli ricorda che «Il mestiere della politica non è il mestiere della comunicazione, è un’altra cosa…». Il leader della “Leopolda” va avanti al grido “largo ai giovani”? E Pier Luigi gli fa la paternale: «Non si può pensare che un giovane per andare avanti debba scalciare e insultare. Poi ci saranno le persone che si fanno largo, ma da soli non si salva il mondo. Guai a un ricambio senza cambiamento, guai a un ricambio secondo lo slogan: “vai via tu che arrivo io che son più giovane”». Poi c’è il Bersani col proverbio contadino che quasi imita la sua imitazione di Crozza: «Non si può mettere vino nuovo in otri vecchie, serve vino nuovo in otri nuove». Le spara tutte dal palco, Bersani, tant’è che dopo il suo intervento, sollecitato dai cronisti, non risponde ad ulteriori domande: quello che aveva da dire su Renzi l’ha detto lì, l’avrete capito, spiegano dal suo staff.
Quella di Napoli non è certo l’atmosfera percepita dai social network, dalle tv, dalla gente che ha partecipato qualche ora prima alla Leopolda. Del resto “Finalmente Sud”, accomunata alla kermesse fiorentina, è una cosa del tutto diversa: si tratta d’un corso di formazione politica per duemila giovani iscritti o simpatizzanti di partito. Fra loro in platea ci sono molte facce curiose ma non certo scafate di politica. Nessuno (o meglio, pochi) giocherella col cellulare quando parla il segretario. Nessuno ha il pacco di giornali politici sotto al braccio, anzi in fondo all’auditorium giace un pacco di copie dell’Unità tristemente intonso.
Ci sono i ragazzi dei Giovani democratici, ma anche quelli che vogliono semplicemente capire e fare politica: molti discutono proprio della Leopolda di Matteo Renzi. Sarà la svolta? E in un evento costituito soprattutto da ragazzi fa capolino giusto per un saluto e senza nemmeno accomodarsi in platea, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Lo stesso che sei mesi fa ha “scassato” il centrosinistra napoletano prendendosi il Comune dopo quindici anni di governo ininterrotto della città.
De Magistris si rivela un insperato alleato di Bersani contro il sindaco fiorentino: «Renzi? Non mi appassiona, lo guardo con rispetto come sindaco, ma mi interessa molto di più ciò che accade fuori dai partiti. Lui rottama e io scasso. Scasso e ricostruisco». Precisa però il sindaco di Napoli. E si capisce che la ferita elettorale aperta col Pd partenopeo (soprattutto con quello bassoliniano, ora pressoché dissolto) è praticamente sanata: «Il Partito democratico resta a prescindere un interlocutore fondamentale, essendo il più importante partito dell’opposizione. Con loro i rapporti sono migliorati».