Le banche europee hanno bisogno di un aiuto finanziario. E arriva un maxi programma in loro sostegno. Questo è il sunto del vertice fra il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel, tenutosi oggi a Berlino. Solo per le prime cinque banche francesi dovrebbero essere utilizzati circa 15 miliardi di euro, come anticipato da La Tribune. Si avvicina il fallimento di Atene, dopo che gli istituti di credito transalpini hanno dato il loro placet al piano tedesco che prevede una pesante ristrutturazione del debito ellenico. In cambio, arriva il maxi programma di iniezione di liquidità anche attraverso il fondo European financial stability facility (Efsf). «Siamo uniti contro la crisi, dobbiamo esserlo», dice il presidente francese Sarkozy. Ma intanto, la signora Merkel avverte che «arriveranno importanti cambiamenti ai Trattati europei».
«Le banche europee devono essere ricapitalizzate con urgenza». Con queste parole il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, scuoteva l’Europa dal meeting annuale della Federal Reserve di Jackson Hole. 200 miliardi di euro, si era detto, facendo gridare allo scandalo Francia e Germania, che rifiutavano di essere messi sotto esame dal Fmi. Eppure, a un mese e poco più di distanza, ecco che arriva la conferma alle parole della Lagarde. L’altro ieri il ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan, ha spiegato che «l’Europa ha bisogno di 100 miliardi di euro per fronteggiare la crisi dei debiti sovrani». Un’idea a cui son seguite le dichiarazioni del presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso: «Stiamo pensando a una soluzione coordinata che permetta agli Stati membri una ricapitalizzazione degli istituti di credito». Detto, fatto.
Solo nelle casse delle principali banche francesi finiranno almeno 15 miliardi di euro. Del resto Société Générale, Crédit Agricole e BNP Paribas sono state fra le più colpite dalla tempesta finanziaria degli ultimi tre mesi. Il colpo finale è arrivato però da Dexia, la banca franco-belga che in queste ore sta attraversando il suo periodo più nero. A tal proposito, il Governo belga ha garantito che sarà nazionalizzata e salvata, tramite la creazione di una bad bank nel quale spostare asset tossici per circa 180 miliardi di euro. Ma Dexia è solo il primo caso, peraltro ampiamente prevedibile, di ciò che gli istituti di credito europei dovranno fronteggiare.
Le continue discussioni sul potenziamento del fondo salva-Stati European financial stability facility (Efsf) non lasciano presagire nulla di buono per la stabilizzazione dell’eurozona. Da un lato la Germania vuole evitare di utilizzarlo per la ricapitalizzazione delle banche, privilegiando il supporto dei privati. Dall’altro la Francia vuole un Efsf più aggressivo nei mercati obbligazionari, con potere di acquisto sia sul mercato primario che secondario, e più attivo nell’iniezione di capitali freschi negli istituti di credito europei. Le divisioni fra Merkel e Sarkozy sono ancora ampie, ma dovrebbero essere sanate entro il G20 di Cannes, a inizio novembre. Una sola cosa è certa: gli attuali 440 miliardi di euro non bastano per evitare la diffusione epidemica della crisi dell’eurozona. Ecco quindi perché potrebbe esserci un concreto coinvolgimento dei privati nel maxi piano europeo.
Sul fronte ellenico, sono andati avanti i colloqui informali fra Merkel e Sarkozy sull’efficacia dell’accordo del 21 luglio scorso. Non convince più il piano di rollover, cioè concambio peggiorativo, di 135 miliardi di euro di debito greco, con una svalutazione (o haircut) del 21% del valore nominale dei bond detenuti in portafoglio. Troppo piccola per riportare il debito ellenico in una zona gestibile. Secondo fonti della Banca centrale europea, contattate da Linkiesta, sono andate avanti le simulazioni dell’impatto di un default greco sui bilanci delle banche francesi e tedesche. Infatti, i dati della Banca dei regolamenti internazionali (Bri) sull’esposizione alla Grecia da parte degli istituti di credito di Berlino e Parigi non sono positivi. Sui 152,810 miliardi di dollari che sono pari all’esposizione delle banche europee, la Francia è al primo posto con 65,279 miliardi di dollari (a giugno erano 64,777), mentre al secondo la Germania con 28,996 miliardi (a giugno erano 39,923). «Sulla base di questi dati, sulla scarsità di fiducia nel mercato interbancario e sulla difficoltà nel funding, anche a livello internazionale, Francia e Germania stanno cercando di minimizzare gli effetti del fallimento di Atene», rivela un alto funzionario della Bce a Linkiesta. È il segno che il default della Grecia è ormai inevitabile.