Neanche il tempo di abituarsi alla nuova direttiva, che già Bruxelles ha avviato nuove consultazioni in materia. Niente di nuovo, quando la norma in questione, che risale al 2007, viene recepita nel febbraio 2010. Si tratta della legge relativa ai servizi di pagamento sul mercato interno, che di fatto toglie dalle banche il monopolio sull’erogazione di servizi di pagamento elettronico, lasciando la porta aperta a nuovi soggetti, previa autorizzazione da parte della Banca d’Italia. Secondo quanto hanno specificato a Linkiesta fonti dello staff di Barnier, eurocommissario con delega al Mercato interno, la procedura di consultazione durerà per tutto il 2011.
Intanto, in Italia, qualcuno è già pronto a lanciarsi sul nuovo business. Tra pochi giorni, infatti, sarà Vodafone ad aprire le danze, con il lancio ufficiale di Smart Pass, una carta di credito ricaricabile per effettuare acquisti che saranno addebitati direttamente sul proprio conto corrente, attraverso il circuito Mastercard. Per i clienti del colosso guidato dall’italiano Vittorio Colao, tuttavia, la card è solo un preludio al lancio di nuovi smartphone con il sistema integrato Nfc, che consentirà – semplicemente appoggiando il proprio cellulare al Pos (i primi esercizi commerciali ad aderire sono stati Mac Donald, Esselunga, Autogrill e Decathlon) – di pagare i propri acquisti, senza scontrino.
È questa la vera novità: la carta di credito collegata al numero di cellulare è già stata oggetto di tentativi di lancio, con alterna fortuna. Tanto Tim quanto Wind hanno una loro carta: Pagowind appoggiava al circuito Mobilmat, società che si occupa di fornire servizi di moneta elettronica uscita quest’estate da una procedura di amministrazione straordinaria (una delle tre società di moneta elettronica autorizzate da Palazzo Koch, con Cartalis e l’Istituto di moneta elettronica europeo) . CreditTim, in collaborazione con UniCredit e Mastercard, è invece una carta di credito a tutti gli effetti, con un massimale di 2mila euro.
Nonostante gli esperimenti, le compagnie di telecomunicazione si stanno attrezzando per fare sul serio. Lo scorso maggio, Tim, Vodafone, Wind, H3G, Postemobile e Fastweb hanno lanciato una piattaforma di e-commerce comune, in cui, sempre attraverso il proprio numero di cellulare, i clienti possono acquistare servizi e applicazioni pagando con il proprio credito telefonico. Obiettivo: rendere lo smartphone sempre più smart.
Se per gli italiani, che dopo i sudcoreani sono il popolo a più alto tasso di penetrazione della telefonia mobile, i vantaggi sono indubbi, più complicato è capire come le banche italiane entreranno nel business, una volta che Bruxelles renderà più chiari i contorni del nuovo mercato comune per i pagamenti virtuali. Un settore che, vinta la tradizionale diffidenza degli italiani nei confronti del mezzo, potrebbe generare volumi non indifferenti, soprattutto quando i costi di gestione dello sportello diventano sempre più elevati.
Un’altra novità di questi giorni, che non piacerà agli istituti di credito tradizionali, è lo sbarco in Italia di Carrefour Banque, l’istituto di credito del gigante dei supermercati transalpini, che da vent’anni opera in Francia. Partecipata al 39% da Bnp Personal Finance, 120 miliardi di euro di prestiti alla clientela, la banca offrirà servizi di finanziamento ai clienti a un tasso inferiore rispetto alle banche commerciali (le simulazioni de Linkiesta indicano per un prestito di 10mila euro a 6 mesi un Taeg dell’8%, rispetto al 10-11% delle banche), sfruttando il fattore-comodità degli orari di apertura dell’ipermercato, praticamente sempre.
Due esempi, il telefonino-bancomat e la banca del supermercato, piuttosto indicativi di come la banca si evolve sempre di più fuori dalla banca.