«Nessun passo indietro». Il premier Silvio Berlusconi interviene alla Camera per chiedere la 53esima fiducia del suo governo. Ventitré minuti di discorso per confermare la volontà di rimanere a Palazzo Chigi.
Il presidente del Consiglio torna a parlare della mancata approvazione del Rendiconto generale dello Stato. «Un incidente parlamentare grave, da sanare con la fiducia». Ma certo, nella sua analisi, senza conseguenze sul piano istituzionale. Il premier attacca l’opposizione. «Sul piano politico – spiega Berlusconi – non c’è alternativa a questo governo». Colpa di una sinistra divisa. «In alcuni casi scomparsa» ironizza. «Unita solo dall’antiberlusconismo». Ma nessun passo indietro anche perché un esecutivo tecnico non avrebbe la forza di un governo democraticamente eletto. Insomma. «Andremo avanti senza farci condizionare. Il nostro primo dovere sarà quello di mettere l’Italia al riparo dalla crisi economica». E in caso di sfiducia parlamentare l’unica strada resta quella delle elezioni.
Stavolta i ministri Giulio Tremonti e Umberto Bossi – assenti durante l’incidente parlamentare di mercoledì scorso – siedono accanto a Berlusconi. La loro presenza in Aula offre comunque materiale per i retroscenisti: il leader leghista non riesce a trattenere lunghi sbadigli durante l’intervento del premier. Il titolare di via XX settembre è l’unico a non applaudire al termine del discorso. Davanti al Cavaliere, un emiciclo per metà deserto. Come anticipato i parlamentari dell’opposizione disertano l’aula. Un Aventino particolare, dato che domani Pd, Idv e Terzo Polo parteciperanno comunque al voto. Unica eccezione i cinque deputati radicali, che assistono all’intervento isolati, seduti all’estremità sinistra dell’emiciclo (sollevando la dura reazione del presidente democrat Rosy Bindi). Nella serata di ieri si era sparsa la voce che – per evitare l’effetto platea vuota – Berlusconi avesse chiesto ai suoi di sparpagliarsi in Aula, andando a occupare anche i banchi delle opposizioni. Alla fine non si registra nessuna “invasione”. Gli unici scranni conquistati dai pidiellini sono quelli solitamente riservati a Futuro e Libertà.
Durante il suo intervento Berlusconi ringrazia il presidente della Repubblica. Napolitano sta svolgendo «una vigilanza impeccabile». Ma i deputati scajoliani e i leghisti che aspettavano un discorso «coraggioso» forse rimangono delusi: il Cavaliere non annuncia novità nell’azione di governo. Loda la manovra economica di questa estate. A un certo punto ripete l’elenco delle prossime riforme: architettura istituzionale, giustizia, fisco. A breve, il varo del decreto sviluppo. Necessario per «sconfiggere la strategia della paralisi e del pessimismo».
Intanto a Montecitorio si svolge una scena surreale. I parlamentari di centrosinistra sono scomparsi. Assistono all’intervento di Berlusconi dai propri uffici di Palazzo Marini. Gli unici esponenti dell’opposizione presenti nel Palazzo sono i democrat Roberto Giachetti e Paola Concia. Dopo il discorso del Cavaliere inizia il dibattito in aula. Dibattito per modo di dire: ad intervenire sono solo deputati di maggioranza.
Prima di entrare alla Camera il premier aveva presieduto il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno nel vertice di Palazzo Chigi la legge di stabilità, con il discusso tema dei tagli ai ministeri. E il nuovo disegno di legge di Rendiconto generale dello Stato. Niente da fara. La seduta dura circa mezzora, in cui Berlusconi ha giusto il tempo di rassicurare i suoi ministri («Adesso basta sbagli. Lavoriamo compatti o il governo salta»). Rimandata l’approvazione dei ddl. Per licenziare i provvedimenti il Consiglio dei ministri si aggiornerà domani, al termine del voto di fiducia.