Dai pacifisti ai No Tav, ecco chi era in piazza oggi

Dai pacifisti ai No Tav, ecco chi era in piazza oggi

“Questa si che è indignazione”, scrive con la bomboletta spray un black bloc su un muro di San Giovanni in Laterano mentre intorno a lui è la guerriglia urbana. Il corteo degli indignati – quelli veri – è durato poco più di un’ora. Numerosissimi, chiassosi e soprattutto molto variegato. Tra di loro, parliamo dei pacifici, c’erano tanti studenti. Da Roma, Pisa, Genova, Bologna. Quelli che tre anni fa si chiamavano Onda e oggi sono diventati movimento anti sistema. E poi: No tav, No Dal Molin, movimenti lombardi e campani, centri sociali e pacifisti reduci da Genova 2001.

Forte, ed era prevedibile, la presenza dei sindacati. Usb, Cub e qualcuno della Cgil. Le più numerose erano le bandiere con la falce e il martello. La sinistra extraparlamentare ha investito molto sul 15 ottobre. Pochi, tra i manifestanti di oggi, erano alla prima piazza. È anche vero però che non tutti erano professionisti del dissenso. «Tanti singoli cittadini, con un passato o presente di antagonismo, si sono risvegliati – dice una signora con un cartello pacifista – è come se gli indignados anti Bce fossero stati un catalizzatore».

Fare una sintesi delle mille istanze di oggi non è cosa facile. In una parola si possono definire “antisistema”. Ma prima ancora, non violenti. È per questo che a via Labicana, quando le devastazioni erano appena iniziate, un drappello di manifestanti si è scagliato contro gli incappucciati. «giù il casco», «fascisti», «a cosa serve?», gli gridavano. Per tutta risposta, spintoni, bottiglie e minacce.

Prima di arrivare nell’arena di San Giovanni, gli indignati hanno provato a mettere in minoranza i violenti. Li hanno inseguiti tentando di disperderli. Ma a prevalere sono stati quelli che, a tirar pietre, non si facevano troppi problemi. E quando il corteo è stato spezzato dai blindati di polizia e carabinieri, pacifici e violenti sono diventati due entità separate, anche fisicamente. Il grande assembramento arrabbiato a festoso di San Giovanni non c’è mai stato.

Al posto di slogan e striscioni, sampietrini e lacrimogeni. E sgommate, fumo, sirene. Gli incappucciati sono giovanissimi. Romani, veneti e toscani alcuni accenti che abbiamo sentito. La rabbia cieca, l’eccitazione della guerriglia, la voglia di spaccare. Ad aver paura, a implorare la calma, sono gli indignati veri. Ma col passare delle ore le loro ragioni si sono fatte sempre più flebili. Sostituite dalle sirene e dai vecchi slogan, triti e ritriti, degli anni settanta. 

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