Date un’idea a Tremonti per vendere gli immobili pubblici

Date un’idea a Tremonti per vendere gli immobili pubblici

Cari Internauti, siate generosi, date una mano al ministero dell’Economia. Servono idee per «la valorizzazione del patrimonio pubblico». Il ministro Giulio Tremonti, che nei bei tempi andati fu campione della finanza creativa, stavolta ha esaurito la creatività e chiede aiuto a «tutti i soggetti interessati di formulare proposte che consentano di accelerare i processi di valorizzazione del patrimonio pubblico», come si legge nel comunicato diffuso oggi (clicca qui per il testo integrale). Un cambio di registro notevole per un ministro che ha fatto della spocchia il suo stile. Forse bisognava rischiare il default perché il “genio di Sondrio”, come lo ha battezzò una volta Berlusconi, si decidesse a chiedere un parere a chi paga le tasse. Forse il ministro ha capito che quella spocchia non poteva più permettersela.

In breve: c’è da trovare un modo abbastanza ragionevole ed efficiente per fare cassa vendendo pezzi di patrimonio pubblico: immobili, partecipazioni, crediti, concessioni, infrastrutture e risorse naturali. Se siete professionisti del diritto, dell’economia o della finanza, o semplicemente avete idee, fatevi avanti.

Il patrimonio pubblico, stando alle stime presentate di recente da Tremonti, vale 1.800 miliardi di euro, di cui 675 immediatamente fruttiferi. Valori che, per la verità, appaiono un po’ gonfiati. Almeno per la parte relativa alle partecipazioni azionarie in società quotate in Borsa, che negli ultimi due mesi hanno subìto forti cali. E anche sugli immobili ci sarà da vedere quanto davvero le stime siano allineate ai valori di mercato. Ma questo sarà compito dei periti. Quel che conta, adesso, è inventarsi un modo intelligente per vendere, senza svendere, trovando le risorse per cominciare ad abbattere quei 1.900 miliardi di debito pubblico che grava sulle spalle degli italiani.

Chi vuole può mandare proposte alla casella di posta elettronica appena attivata dal ministero dell’Economia e delle Finanze: [email protected]. Le proposte «potranno riguardare modifiche normative, modelli di valorizzazione o progetti per specifici beni individuati, nonché metodologie e risultati ottenuti da esperienze pregresse, anche internazionali». Il coinvolgimento di una vasta platea di osservatori  potrebbe aiutare a trovare qualche soluzione. O quanto meno, ad evitare gli errori più pacchiani.

La cronaca forse un po’ caricata di leggenda racconta che vent’anni fa la prima stagione di privatizzazioni italiane fu decisa navigando al largo di Civitavecchia a bordo del Britannia: sul panfilo della Corona inglese c’erano manager ed economisti italiani e banchieri della City. Tra gli altri c’era l’allora giovane direttore generale del Tesoro Mario Draghi, destinato a folgorante carriera, il futuro sottosegretario Mario Baldassarri e molti altri. Chissà che questa volta la soluzione si trovi navigando in Rete.

Se avete qualche idea al riguardo, condividetela anche con noi de Linkiesta, commentando qui in basso o su Facebook. E diteci che ne pensate dell’iniziativa del ministro. 

Su Twitter  #dilloatremonti

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Nel corso di un seminario presso il ministero del Tesoro, è stato presentato un piano per valorizzare il patrimonio pubblico, che vale 1.800 miliardi, dei quali, per la Cassa depositi e prestiti, ce ne sarebbero 700 immediatamente fruttiferi. Secondo la bozza di via XX Settembre, sarà creata una società di gestione pubblico-privata che si occuperà di razionalizzare gli affitti pagati dai ministeri, investire in opere pubbliche e rendere attrattivi gli immobili in territori disagiati. Sperando che funzioni. 

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