NAPOLI – È un paradosso che Luigi de Magistris, il politico napoletano più mediatico degli ultimi anni possa avere problemi con giornali e tv? Che il re delle dichiarazioni via Facebook e Twitter – secondo solo a Nichi Vendola – pensi di crearsi (o meglio di potenziare) la web-tv municipale, trasformandola in una vera e propria Tele Comune?
I problemi del sindaco di Napoli non sono soltanto con Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti, cui de Magistris chiederà un risarcimento civile dopo un articolo sulle sue telefonate e sugli sms scambiati col pm salernitano Gabriella Nuzzi. L’altro giorno il primo cittadino partenopeo ha aperto un fronte con la Rai di Napoli. Il perché è presto detto: qualche giorno fa Repubblica rendeva note delle intercettazioni in cui il faccendiere Valter Lavitola, oggi latitante, e l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi parlavano degli assetti della redazione campana nell’imminenza delle consultazioni regionali del 2009. Da quelle intercettazioni emergeva la volontà di “promuovere” capo della redazione partenopea del Tg regionale Rai, un giornalista vicino al centrodestra.
E ieri de Magistris ha attaccato duro: «Avevo percepito già in campagna elettorale quello emerso dalle intercettazioni, e cioè il montaggio mirato di alcuni servizi giornalistici. Certo, in campagna elettorale devi dare venti secondi a ciascuno dei candidati. Ma è anche vero che dipende molto da come questi venti secondi sono montati». «Sono preoccupato – continua l’ex magistrato – e auspico un dibattito in città sull’informazione pubblica regionale e un confronto con i giornalisti Rai, perché la situazione non è serena. Appare evidente la volontà di controllare l’informazione pubblica regionale da parte dei potentati politici del territorio, magari in passaggi chiave come le elezioni amministrative, portando a convergenza anche storici “antagonisti” politici. Un direttore del Tgr può servire diversi padroni, accomunati dallo stesso desiderio di asservimento dell’informazione». Il Comitato di redazione dell’edizione campana del Tg chiede l’accertamento delle responsabilità.
Il risultato è che il sindaco ha alzato le sue difese sul versante mediatico. In quest’ambito si inscrive anche il suo scontro col direttore del Corriere del Mezzogiorno, Marco Demarco, mai tenero con l’ex pm. Demarco ha sciabolato contro il sindaco e la sua giunta svariate volte. Ed è stato accusato da de Magistris di avere un feeling con Nicola Cosentino, il coordinatore del Pdl campano su cui pendono due richieste d’arresto per camorra fermate solo dall’immunità parlamentare. La querelle è continuata fino a stamane, quando il primo cittadino ha dichiarato «chiusa» la polemica: «Semplicemente ho risposto ad una serie di editoriali che il suo direttore Demarco da mesi scrive concentrandosi polemicamente non tanto sul mio operato di amministratore, quanto proprio sulla mia persona, non risparmiando toni virulenti e spesso offensivi».
Una amministrazione così proiettata verso i nuovi media (quasi tutti gli assessori sono su Facebook tanto per dirne una) ha però l’esigenza e la voglia di “far da sola” quando si tratta di comunicare. Il solo staff di Luigi de Magistris conta tredici persone, la quasi totalità delle quali dedicate alla comunicazione politica e istituzionale. E così i fedelissimi del sindaco dopo qualche mese di ambientamento hanno preso coraggio. Per questo motivo il Comune di Napoli ha avviato un bando interno piuttosto singolare, mettendosi alla ricerca, fra i dipendenti dell’Ente di teleoperatori, speaker radiofonici, grafici pubblicitari ed esperti di marketing. La ricognizione è stata avviata qualche giorno fa, per rimpolpare gli uffici del servizio comunicazione esterna e gestione immagine dell’Ente.
Obiettivo: rianimare e rimpolpare l’assetto della web-tv del Comune. Si tratta di un progetto varato – tra accese proteste – dalla precedente amministrazione di Rosa Russo Iervolino e che ora la giunta di Luigi de Magistris è intenzionata a riproporre. Servono quattro dipendenti dedicati alla web-tv da adibire a riprese esterne, montaggio dei servizi giornalistici, gestione dei files di archivio, speakeraggio e rubriche radiofoniche e segreteria di redazione. Un vero e proprio telegiornale. E poi, altri quattro dipendenti dovranno invece avere esperienza nel settore della grafica, della pubblicità, delle campagne di comunicazione e del marketing. È difficile che in una pianta organica costituita da 10mila lavoratori pochi dei quali laureati e con età media oltre i cinquant’anni, la giunta riesca a trovare ciò che cerca. E in quel caso, spiegano voci di dentro a Palazzo San Giacomo, sarebbero pronte professionalità esterne da chiamare per avviare il progetto. Pagando ovviamente quel che c’è da pagare.