La crisi finanziaria europea entra in una nuova fase, quella epidemica. Ora la sorvegliata speciale è la belga Dexia, uno degli istituti di credito più esposti verso la Grecia. Le malversazioni di Dexia sono tali che Francia e Belgio stanno mettendo in atto un piano per una ristrutturazione delle sue attività. L’escalation si è avuta negli ultimi giorni, apprende Linkiesta da fonti della Banca centrale europea (Bce), in seguito a diversi problemi di rifinanziamento. E la situazione si è deteriorata velocemente. Infatti la riunione dell’Eurogruppo di ieri ha visto in agenda anche la crisi di Dexia. In campo si sta per mettere l’artiglieria pesante. Fonti della Bce assicurano a Linkiesta che «sono in corso le trattative per adottare lo schema ELA (Emergency liquidity assistance) anche per il Belgio». Con questo programma, le singole banche centrali nazionali possono fornire liquidità al proprio sistema bancario in deroga alla sovranità monetaria della Bce. Approvato in Irlanda e Grecia, l’Ela potrebbe essere approvato già stanotte per il Belgio, in vista della possibile cessione di asset Dexia a Groupe Caisse des Dépôts.
Dopo una riunione notturna, il ministro francese delle Finanze, François Baroin, e il suo corrispettivo belga, Didier Reynders, hanno ammesso che Dexia sta fronteggiando «una crisi senza precedenti». Il timore è che le sofferenze della banca belga possano contagiare un sistema bancario europeo già in forte crisi di liquidità e con considerevoli difficoltà di rifinanziamento. Proprio per questo, fonti della Bce hanno riferito a Reuters che «la Bce ha abbandonato il piano per la riduzione della dipendenza delle banche in difficoltà dalla propria liquidità, sottolineando che il canale migliore per gestirla è attraverso l’ELA».
La crisi di Dexia non è una novità dell’ultim’ora. Tre anni fa la banca belga era stata oggetto di un salvataggio statale del valore di 6,4 miliardi di euro, ma non si è mai più ripresa. E data la forte esposizione ai titoli governativi del Vecchio continente, è iniziato il peggio per la banca guidata da Pierre Mariani. Nel meeting di stanotte, i ministri delle Finanze di Francia e Belgio hanno cercato di valutare l’impatto che una ristrutturazione di Dexia potrebbe avere sul sistema bancario europeo. Per ora la soluzione più probabile è quella di uno split bancario, come già successo per Anglo Irish Bank, il colosso irlandese crollato pochi mesi fa. Da un lato verrebbe creata una nuova istituzione societaria, una bad bank, dentro la quale allocare tutti gli asset tossici finora detenuti nei book di Dexia. Dall’altro, la vecchia società, dietro forti garanzie governative, potrebbe continuare a espletare il proprio compito di istituto di credito. Proprio quest’ultimo aspetto è quello che più preoccupa maggiormente gli investitori. In una comunicazione ufficiale sul proprio sito web, Reynders ha spiegato che «saranno prese tutte le misure necessarie per garantire depositanti e correntisti» di Dexia. In altre parole, la banca belga verrà sostenuta da Parigi e Bruxelles, che porteranno avanti la sua ristrutturazione.
Lo schema utilizzato è quello già usato nell’ultimo anno per Irlanda e Grecia. Tramite l’ELA, il particolare programma di deroga allo stanziamento della liquidità messo in campo dalle banche centrali nazionali, il Belgio potrà fornire assistenza finanziaria a Dexia per evitare una bancarotta come fu per Lehman Brothers. Come anticipato da un alto funzionario della Bce a Linkiesta, entro pochi giorni dovrebbe essere attivato il piano ELA, che dovrà soddisfare tre condizioni per l’apertura delle linee di credito a Dexia: situazione straordinaria, elevate garanzie a collaterale, erogazione per un tempo limitato. Il tutto nella speranza che il buco di bilancio della banca belga non sia troppo esteso.
Sul versante ellenico, invece, le novità riguardano due punti su cui l’Europa si era divisa negli ultimi mesi. La Finlandia otterrà un collaterale a garanzia del proprio aiuto finanziario per Atene. «Abbiamo raggiunto un accordo per prevede l’emissione di un bond da 880 milioni di euro che servirà a garantire il supporto finlandese», ha detto in giornata il ministro ellenico delle Finanze, Evangelos Venizelos, ricordando anche che «non c’è nessuna discussione in corso in merito al default di Atene». E qui si arriva alla seconda novità. Come anticipato da Linkiesta venerdì scorso, l’Eurogruppo ha discusso il piano di sostegno da parte dei creditori privati di Atene, varato con il Consiglio europeo del 21 luglio scorso, per un totale di 37 miliardi di euro. «Abbiamo anche parlato di quello», ha spiegato il presidente Juncker. L’obiettivo è quello di traghettare Grecia e banche creditrici verso l’insolvenza controllata del Paese. Il problema è, specie alla luce della crisi di Dexia, capire quanto costerà all’eurozona.