Di Pietro dice sì al governo tecnico. Mistero sui malpancisti del Pdl

Di Pietro dice sì al governo tecnico. Mistero sui malpancisti del Pdl

Prove tecniche per un governo di transizione. È difficile inquadrare altrimenti due diverse iniziative andate di scena oggi a Palazzo. Prima l’opposizione, poi un sedicente gruppo di berlusconiani ribelli, sono tornati a chiedere le dimissioni del Cavaliere. Invocando con singolare tempismo la nascita di un nuovo esecutivo. Il tutto mentre il premier Silvio Berlusconi – incassato il sì dell’Europa sul suo piano per superare la crisi – si appresta a portare le misure in Parlamento. 

Già questa mattina l’asse Pd-Udc-Idv aveva trovato un inedito punto di accordo. Il segretario democrat Pier Luigi Bersani incontra a Montecitorio – in due distinti appuntamenti – Antonio Di Pietro e Pier Ferdinando Casini. Si cerca una strategia comune per far crollare il muro berlusconiano. Gli ultimi voti – anche ieri la maggioranza è finita sotto due volte – dimostrano che la crisi si può aprire in Parlamento. Così in mattinata i capigruppo dei partiti di opposizione chiedono ufficialmente che il governo si presenti «urgentemente» in Aula per riferire degli impegni presi nella lettera consegna Bruxelles.

Si spera in un nuovo incidente parlamentare. Ma non solo. Tra i leader dell’opposizione si parla anche dell’ipotesi di un governo di transizione. Per una volta sono tutti d’accordo. Casini e Di Pietro si dicono pronti a mettere da parte le richieste di voto anticipato, pur di archiviare l’esecutivo Berlusconi. Un cambio di strategia inatteso. Soprattutto per il leader dell’Italia dei valori. Che dopo l’incontro con Bersani spiega: «Adesso si possono creare le condizioni per una maggioranza di governo alternativa di breve durata». Un esecutivo tecnico in grado di approvare una nuova legge elettorale e un piano di riforme per uscire dalla crisi economica. «Senza incidere sulle fasce più deboli e destrutturare lo stato sociale».

Almeno due le variabili che rischiano di far saltare la strategia delle opposizioni. Il tempo e i numeri. Per formare un esecutivo di larghe intese rimangono poche settimane. «Pochissimi giorni» secondo Casini. Dopo questo termine una crisi di governo porterebbe inevitabilmente a elezioni anticipate. E poi ci sono i numeri. Per sperare nella nascita di un nuovo governo bisogna contare sull’aiuto di una parte della maggioranza. Senza l’appoggio di una fetta dei deputati pidiellini non può nascere alcun esecutivo tecnico. 

Poi, in serata, si diffonde la notizia di una seconda iniziativa. Un gruppo di malpancisti berlusconiani avrebbe sottoscritto un documento per chiedere le dimissioni del Cavaliere. Tra i parlamentari della maggioranza c’è chi accusa i deputati vicini a Claudio Scajola. «Roba vecchia – racconta qualcuno – sono sempre loro». Stavolta, però, gli uomini dell’ex ministro dell’Interno si tirano indietro. A scrivere la lettera sarebbero stati un pugno di senatori vicini a Beppe Pisanu (non lui, che smentisce ogni responsabilità). Mistero sull’identità dei ribelli. Verso l’ora di cena iniziano a circolare i nomi di Giuseppe Saro, Antonio Del Pennino, Giacomo Santini e Raffaele Lauro. Arrivano le smentite. Nel Pdl c’è chi parla apertamente di una «patacca». Alcune agenzie pubblicano alcuni stralci della lettera. Il tono è lo stesso del documento redatto dagli scajoliani nelle giornate precedenti il voto di fiducia del 14 ottobre. E mai reso noto. Un testo indirizzato al Cavaliere in cui vengono espressi il ringraziamento per il lavoro svolto finora al governo e una richiesta di «cambio di passo». Una presa di coscienza dell’assottigliamento della maggioranza. E quindi la necessità di una svolta: l’apertura ai centristi di Casini e la formazione di un nuovo governo. 

Vera o presunta, la richiesta dei malpancisti rischia di rimanere inascoltata. Chi lo ha visto di ritorno da Bruxelles parla di un Berlusconi sereno. Deciso a non mollare. Convinto che il sì dell’Europa al suo piano abbia definitivamente allontanato le nubi dal governo. «Se è vero che hanno presentato una lettera proprio adesso sono dei cretini» ironizza un fedelissimo del Cavaliere. «Ma come fanno a chiedere un passo indietro di Berlusconi proprio adesso? È andato in Europa, ha presentato un piano, ha portato a casa il risultato. È chiaro a tutti che non si farà indietro adesso. È lui che ha preso l’impegno a Bruxelles, il garante di quel piano è solo lui».  

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