FIRENZE – «Nessuno sconto a un sindaco giovane anagraficamente ma vecchio nei metodi di gestione della politica». Uno dei manifestanti urla al megafono fuori dalla Stazione Leopolda di Firenze. Sono le dieci di mattina. All’interno della sala è da poco iniziata la seconda giornata del Big Bang, la kermesse politica dei rottamatori organizzata dal Pd Matteo Renzi. «Questo è il sindaco che la destra ci invidia» grida un altro. Saranno un centinaio. Forse di più. Un’accoglienza che – c’è da scommettere – Renzi non si aspettava. Sono i lavoratori del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e dell’Ataf, l’azienda pubblica di mobilità. «Perché lui è il sindaco che quando c’è lo sciopero generale lavora» continua la protesta. «Quello che per fare cassa vende gli spazi pubblici». Ce l’hanno con il protagonista della giornata perché – così denunciano – ha tagliato le retribuzioni, ha chiesto di rivedere i contratti aziendali, non è disposto al confronto.
Il sindaco non apprezza. All’interno della vecchia stazione interrompe il programma e senza nascondere il fastidio spiega alla platea: «Se volete poi vi spiego anche i veri motivi della contestazione. Gli autisti manifestano perché gli ho chiesto di lavorare dieci minuti in più al giorno. Perché quello che proponiamo per l’Italia qui a Firenze lo facciamo già». Una spiegazione tanto breve quanto piccata. Poi lo spettacolo prosegue.
Sul grande palco Renzi veste i panni dello show man. Il format dell’evento è semplice: gli oratori – precedentemente selezionati dal sindaco – si alternano al microfono. Ognuno ha cinque minuti per dire la sua. Renzi li invita, li presenta. «Dai, prima raccontateci chi siete» chiede a due ragazzi che stanno per parlare. Sembra il presentatore di un quiz televisivo. C’è solo una regola. L’unica ammessa. Prima di prendere la parola ognuno deve immaginare di trovarsi in un’altra situazione. «Sei a Palazzo Chigi – aveva spiegato il sindaco rottamatore – Hai cinque minuti e poi ti scoprono. Dicci cosa faresti concretamente». Una clessidra su un maxischermo segna il tempo. Scaduti i cinque minuti, rimbomba in sala lo scoppio di un ”Big Bang”. Il quiz tv si trasforma in una sfida da villaggio vacanze.
Poche note sull’arredamento minimal che da giorni attira l’attenzione dei giornalisti. Sul palco ci sono solo pochi oggetti. Un divano rosso di pelle. Un frigorifero anni ’50. Uno sgabello di legno. Seduto a un tavolo, Renzi dirige lo show, parlando – chissà perché – a un microfono d’epoca. Maniche di camicia, immancabile portatile Macintosh. Già, perché Renzi è un sindaco trentacinquenne. Un giovane che piace ai giovani. Non può esimersi dall’ostentare disinvoltura con le nuove tecnologie. Alla Leopolda, del resto, non manca nulla. Sembra di stare nel quartier generale della Apple. La diretta twitter, la trasmissione in streaming, gli interventi su Facebook. Gli elettori più pigri possono partecipare al Big Bang direttamente dal divano di casa. Interagendo con i social network. Va in scena la politica 2.0.
Sulle pareti della sala spiccano alcune gigantografie di dinosauri. Sono i “brontosauri della politica”, quelli che il Big Bang dovrebbe aiutare a rottamare. Una metafora che ai renziani piace. Tanto che a Firenze qualcuno ha pensato bene di farne un business. All’interno della Leopolda diversi banchetti vendono le magliette con gli animali preistorici. Slogan accattivante: «I dinosauri non si sono estinti da soli». Costo dieci euro. Per gli amanti di gadget non c’è molto altro. Il libro “Fuori!” (l’autore è ovviamente Matteo Renzi) è una delle poche alternative. Qualcuno regala copie dei giornali Vita e Europa. In disparte (molto in disparte) c’è un tavolino con le bandiere del Partito democratico. «Sottoscrizione per il Pd cittadino di Firenze». È deserto. Nella scatola di cartone con il buco solo pochi spicci. Si intravedono controllando dalla fessura.
Intanto sul palco prosegue la processione degli oratori. In lista ci sono i politici che Renzi non esita a definire «simboli». Come il promotore del referendum per l’abrogazione della legge elettorale Arturo Parisi e l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Gli applausi più lunghi e convinti li prendono loro. Quasi un’ovazione. Poi ci sono «gli imprenditori che rendono orgogliosi di essere italiani», come Nerio Alessandri di Technogym. Scrittori (Alessandro Baricco, Edoardo Nesi), star televisive (l’ex Iena Pif). E i dirigenti tv Giorgio Gori di Canale 5 e Campo Dall’Orto, responsabile di Mtv. Ma anche tanti sconosciuti. Ognuno dice quello che vuole. C’è chi parla di riforma fiscale, chi critica il governo. Tante idee, proposte, suggerimenti. Qualcuno recita persino una poesia. Renzi ogni tanto alterna un intervento con un video. Tra i più apprezzati un intervento del presidente americano Barack Obama e l’annuncio delle dimissioni del premier spagnolo José Luis Zapatero.
La platea è piena. Almeno duemila persone assistono agli interventi. Quasi tutti i presenti però vengono da fuori. «I fiorentini saranno il 30 per cento, forse anche meno» spiega uno degli addetti all’ingresso. «Mi sembra chiaro che qui in città l’evento è stato un po’ snobbato» dice un altro. Forse ha pesato la caratura nazionale dell’incontro. «In realtà bisogna anche dire – racconta scocciato un altro addetto – che ogni sindaco o presidente di provincia che è intervenuto si è portato dietro la claque. Decine e decine di persone al seguito. Ovviamente nessuno di Firenze».
In sala qualche volto popolare. C’è il nuclearista Chicco Testa. E, a sorpresa, anche l’ex amico di Renzi Pippo Civati. Il consigliere regionale lombardo co-organizzatore dell’evento dello scorso anno, venuto a Firenze «per fare una sorpresa» al sindaco. Ma chi raccoglie la curiosità della sala stampa è Billy Costacurta. Già difensore del Milan, ora telecronista Sky, si aggira sperduto tra le sedie. Era stata annunciata alla Leopolda la presenza dell’allenatore della nazionale azzurra Cesare Prandelli. A meno di sorprese dell’ultimora gli appassionati i calcio dovranno accontentarsi.