Dopo una risacca durata cinque mesi, stavolta la nuova onda rivoluzionaria degli indignados italiani s’infrange sul Palazzo. La prima della protesta, in scena lo scorso maggio, era andata deserta, se non per qualche sparuto gruppo di studenti erasmus spagnoli idealmente vicini alla madrilena Plaza del Sol, cuore del sit-in permanente contro il debito pubblico.
L’antipasto odierno, presso la sede della Banca d’Italia, in via Nazionale, alla manifestazione globale che si terrà sabato prossimo a Roma – al momento in cui scriviamo via del Corso è bloccata – è stato tuttavia indigesto. Stamani, infatti, alcuni manifestanti hanno cercato di forzare il cordone di polizia davanti all’entrata della sede di Bankitalia di via Cavour, a Bologna, scatenando la reazione delle forze dell’ordine. Il là all’onda italiana non è venuto da Madrid, ma da New York, dove nelle scorse settimane si è diffuso il movimento Occupy Wall Street, allo slogan «We are the 99%», ovvero il 99% della popolazione che ha pagato la crisi finanziaria, represso con estrema violenza dalla polizia della Grande Mela e di altre città americane. Lo si capisce dal trailer pubblicato sul blog occupiamobankitalia, dove scorrono le immagini dell’iniziativa newyorkese a ritmo dell’immancabile “Bulls on parade” dei Rage Against the Machine, in sottofondo.
Questa volta, gli indignati hanno stilato un programma, che a leggerlo bene presenta numerose differenze rispetto all’originale iberico. Il quale, in otto punti, si concentra sullo stop ai privilegi della classe politica, sulla cancellazione delle ipoteche sulle case, sulla riduzione della spesa militare (una proposta in merito è stata presentata proprio ieri dal ministro della Difesa, Constantino Mendez), sul divieto di utilizzare fondi pubblici per ricapitalizzare le banche, sulla gratuità della formazione universitaria, sull’introduzione della Tobin Tax, e sulla concertazione sindacale per ridurre la disoccupazione, entro il 5 per cento.
Più che un manifesto, si tratta di una lettera diretta al presidente Napolitano, che prende le mosse dalla questione generazionale, che «non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto», sollevando dubbi sulla proposta di introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione: «Come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi? Come è possibile farlo se il pareggio di bilancio diventa regola aurea, da inserire, addirittura, all’interno della carta costituzionale di cui Lei è garante?» e delineando alcune proposte, molto generiche rispetto alle spagnole, per la verità. Ad esempio: «Sarebbe un atto di semplice giustizia fare in modo che non siano sempre gli stessi a pagare questa crisi. Siano, piuttosto, coloro che l’hanno prodotta a pagare, attraverso una tassazione delle rendite finanziarie, delle transazioni, dei patrimoni mobiliari e immobiliari».
Punti che, ironia della sorte, il Governo italiano – spinto proprio dalle «letterine estive di Trichet e Draghi» – sono parzialmente contenuti nelle due manovre correttive approvate a luglio e agosto scorso. La tassazione sulle rendite finanziarie è diventata legge un mese e mezzo fa, mediante l’innalzamento, dal 12,5% al 20%, del bollo sul conto titoli, eccezion fatta per i bond italiani. La proposta di una Tobin Tax è stata presentata ufficialmente lo scorso 29 settembre dal presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, nel suo discorso annuale sullo Stato dell’Unione, di fronte al Parlamento di Strasburgo. Prevede due aliquote: lo 0,1% sugli scambi di strumenti finanziari diversi dai derivati, e lo 0,01% sui prodotti legati ai derivati, e se ne riparlerà a livello globale il prossimo 3-4 novembre al G20 di Cannes.
Sulla patrimoniale, quindici giorni fa era trapelata l’indiscrezione secondo cui i tecnici del ministero di via XX Settembre fossero al lavoro proprio per definire una bozza, programma poi saltato per le tensioni crescenti all’interno della maggioranza, sfociate nel voto di ieri sull’assestamento di bilancio. Misura sulla quale Berlusconi porrà la fiducia venerdì, probabilmente dopo l’intervento in Parlamento di domani, come ha dichiarato alle agenzie il Capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. La scorsa settimana, Berlusconi è tornato a parlare di condono, un provvedimento sul quale l’elettorato del centrodestra è più sensibile rispetto a una patrimoniale, nonostante il rapporto tra reddito e ricchezza finanziaria italiano sia ai primi posti in Europa, e le voci favorevoli a un prelievo una tantum non siano isolate. Spiragli, insomma, ci sarebbero.
È sulla scrittura di un nuovo patto generazionale, richiesto con veemenza dagli indignati, attraverso una riforma del mercato del lavoro, che il Governo pare decisamente a corto di idee.