Io, bloccato all’aeroporto di Atene. Fuori, gli scontri di piazza

Io, bloccato all’aeroporto di Atene. Fuori, gli scontri di piazza

ATENE – Da ieri, l’aeroporto di Atene è bloccato dallo sciopero dei controllori di volo. Mi trovo al terminal dei voli nazionali, e quando chiedo ingenuamente se la serrata finirà la signorina al gate mi guarda, sorride e fa spallucce.

Sono partito stamani da Malpensa, diretto a Rodi. No, non sto andando in vacanza. Dallo scalo milanese mi avevano avvisato dei possibili disagi, ma non per i voli internazionali. Sarei dovuto ripartire alle 15.15, ma al momento mi hanno detto di attendere le 18 per sapere quale sarà il mio destino. Con un po’ di stupore, passeggiando tra i gate, noto che nessuno dà in escandescenze. Una calma giapponese dove prevale la rassegnazione. Quella di oggi, infatti, è soltanto la coda della durissima protesta andata in scena ieri, dentro il Thessaloniki e in piazza Syntagma. Moltissimi, ieri, i voli rimasti a terra, ma anche oggi le scritte “cancellato” in rosso sui tabelloni non mancano.

Come da protocollo, ci è stato distribuito un voucher per l’acquisto di beni di prima necessità, ma salta subito all’occhio ciò che manca: i posti a sedere, vip lounge comprese. C’è chi se la racconta, ancora bruciato dal sole della vacanza appena trascorsa, chi impreca, chi gioca a carte, e chi prega lontano da occhi indiscreti. I pochi punti informazione sono presi d’assalto, cosi come i bar, dove si sono formate file lunghissime. Proprio al bar incontro un ricercatore di origine libanese che vive in Belgio, è neurobiologo molecolare all’università di Lieuven: «Non abbiamo un governo centrale ne la banca più importante, ma si sta bene», dice. E’ qui per un convegno, e ha colto l’occasione per salutare un amico e collega greco, che lavora per un istituto di ricerca pubblico. Gli hanno tagliato lo stipendio del 25 per cento, racconta, mentre i prezzi sono saliti del 20 per cento. In pratica, una riduzione reale del 50 per cento. Lui sta con chi sciopera: perché, dopo che per anni il Governo ha taroccato i conti pubblici, deve pagare la gente comune? Provo ad abbozzare una risposta tecnica, spiegando che l’ufficio statistico comunitario Eurostat non ha l’autorità per contestare i dati del corrispettivo greco. In caso contrario, argomento, verrebbe meno la sovranità nazionale greca. Non ci provo nemmeno a dire che i greci hanno vissuto per anni al di sopra delle loro possibilità, perché si tratta di un discorso che, forse, riguarda anche l’Italia. Non credo di averlo convinto.

Dietro di noi, sugli schermi, corrono le immagini di Papandreou. Una settimana fa, il premier ellenico aveva rassicurato Angela Merkel di stare facendo «sforzi sovrumani». Stamani, sull’International herald tribune una vignetta mostrava l’arrivo di una delegazione di investitori tedeschi in aeroporto, letteralmente presi d’assalto dai greci, che provavano a vendergli di tutto, dal divano alla lavatrice. Un’immagine che rende bene l’idea di un piano di privatizzazioni che, per cause di forza maggiore, è di fatto una svendita. Per un attimo, internet riprende a funzionare, e da twitter apprendo che a pochi km da dove mi trovo gli scontri continuano, in piazza Syntagma. E gli aerei di fronte a me restano a terra, il muso che guarda il tramonto.

Foto di Antonio Vanuzzo

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