La Banca centrale europea non scherzava. Aveva detto che avrebbe sostenuto l’Italia e i suoi titoli di Stato in cambio delle riforme necessarie per evitare un avvitamento in stile greco della crisi di Roma. Lo ha fatto per tre mesi. Ora, dato il lassismo del governo di Silvio Berlusconi, si sta tirando indietro. Oggi infatti sono andati in asta 8,5 miliardi di euro di titoli di Stato italiani: il risultato è stato il peggiore degli ultimi anni. I Buoni del Tesoro poliennali (Btp) a dieci anni hanno superato il rendimento del 6%, considerata da Goldman Sachs come la soglia simbolica oltre la quale il finanziamento italiano diventa insostenibile. L’aspetto più significativo, tuttavia, è la mancata presenza della Bce nell’asta di oggi, confermata da diverse fonti bancarie. Difficile non interpretare questo fatto come un campanello d’allarme per l’Italia. Solo dopo due ore, l’Eurotower ha cominciato a comprare titoli italiani. Duro il giudizio dell’economista della New York University Nouriel Roubini che, rispondendo a Linkiesta, non lascia molto spazio all’ottimismo: «È il premio Berlusconi».
I risultati delle aste di oggi sono fra i peggiori mai registrati nell’ultimo decennio. In particolare, il focus è sul rendimento del Btp decennale italiano, fissato a quota 6,06%, il più elevato dal 1997. Il Tesoro ha collocato 2,9 miliardi di euro, a fronte di una domanda di 3,79 miliardi, a un tasso già considerato insostenibile per la mole di debito italiano. Forte il rialzo rispetto all’ultima asta, quando il Btp era stato piazzato con un rendimento del 5,86 per cento. Meglio non è andata ai Btp triennali, dove si è registrato un rendimento del 4,93% (precedente 4,68%), il più elevato dal 2000. Infine, fuori corso d’emissione, è stata collocata la quinta tranche dei Btp settembre 2019 al 5,81%, in aumento rispetto all’ultima asta, dove il rendimento era stato del 4,03 per cento.
A innervosire ulteriormente i mercati ci ha pensato lo stesso Tesoro. In mattinata il ministero dell’Economia ha comunicato che «i sistemi di trading online saranno sfruttati dal Tesoro, che mira ad ampliare l’efficacia del collocamento dei titoli di Stato». In altre parole, ha spiegato Maria Cannata, capo del Dipartimento del Debito pubblico, i titoli italiani saranno acquistabili in via diretta dai piccoli risparmiatori. La notizia non è una novità assoluta, dato che negli Stati Uniti questo strumento è già presente da anni, ma arriva in un momento particolare per l’Italia e il suo debito. Il timore è che le prossime aste possano non raggiungere un’adeguata domanda. La Cannata ha spiegato che «la domanda domestica, istituzionale e privata, ha sostenuto soddisfacentemente le emissioni di titoli di Stato anche nelle fasi di turbolenza sui mercati internazionali, ma le sfide del mercato e l’evoluzione tecnologica impongono miglioramenti continui». I dubbi, tuttavia, restano.
Continua quindi la sofferenza del Tesoro italiano, costretto a finanziarsi a un tasso considerato troppo elevato dagli stessi operatori di mercato. Michael Hewson, analista di CMC Markets, ha spiegato a Linkiesta che «a questi rendimenti l’Italia potrebbe uscire presto dal mercato in via volontaria, in attesa che le acque intorno a lei si plachino». La tendenza potrebbe essere questa, considerando che diversi studi hanno evidenziato tutta l’importanza dell’impatto degli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce tramite il Securities markets programme (SMP). Vincenzo Albano, analista di Reuters Insider, nelle settimane scorse ha calcolato che il rendimento dei titoli italiani decennali, senza il sostegno della Bce, dovrebbe essere aumentato di 90/100 punti base. Vale a dire che i Btp italiani dovrebbero essere già oltre quota 7%, un livello insostenibile secondo diverse banche d’investimento, come Goldman Sachs o J.P. Morgan.
A stupire è la mancata presenza della Bce nelle aste odierne. «Non si sono visti, nemmeno per verificare i prezzi ed è abbastanza significativo, specie considerando il momento che sta vivendo l’Italia», commenta Hewson. Infatti, finora l’Eurotower ha sostenuto l’Italia e i suoi titoli di Stato tramite il mercato secondario, l’unico a cui può accedere. Tuttavia, era sempre avvenuto un controllo dei prezzi delle aste, cosa che invece oggi non è successa. Il primo acquisto di Btp è avvenuto dopo l’invio della lettera firmata dal presidente uscente Jean-Claude Trichet e da quello entrante, Mario Draghi. Era il 7 agosto quando Francoforte confermò la sua intenzione di aiutare Roma, ma «a patto che l’Italia si impegni nell’immediata attuazione delle riforme di cui necessita».
A distanza di quasi tre mesi, il segnale che arriva dalla Bce è chiaro. Il tempo per adottare un piano di riforme strutturali è stato fornito, come anche è stato dato sostegno sui titoli di Stato, ma ora il gioco è finito. Niente di quanto richiesto dalle istituzioni europee è stato compiuto e la credibilità dell’Italia è in costante declino. Il primo di novembre Mario Draghi sarà ufficialmente il prossimo presidente della Bce e ha già fatto intendere che non ci saranno più sconti per Roma.