Una riunione soltanto non basta per definire i contorni del nuovo piano Marshall per arginare la crisi europea. Secondo un’ autorevole fonte del Consiglio, contattate da Linkiesta, il vertice programmato per domenica prossima sarà soltanto di facciata. Angela Merkel, infatti, avrebbe chiesto a Nicolas Sarkozy e al presidente del Consiglio europeo di annullare l’appuntamento di Bruxelles. Qualche indiscrezione era già emersa intorno al giro di boa della seduta borsistica odierna, facendo girare in negativo i mercati, che hanno chiuso le contrattazioni in rosso uniforme.
Alla richiesta del Cancelliere tedesco tanto Sarkozy che Van Rompouy avrebbero puntato i piedi nel timore di una massiccia ondata di vendite sui listini comunitari. Alla fine il compromesso raggiunto sarebbe che il vertice domenica si farà ugualmente ma per essere poi aggiornato a mercoledì quando, se tutto va bene, si raggiungerà davvero una decisione,
Sono troppi i punti ancora da chiarire nella definizione dell’artiglieria rappresentata dal fondo salva-Stati Efsf. Parigi accarezza l’idea di trasformare il fondo in banca in grado di accedere al canale di finanziamento della Bce, ipotesi non gradita al suo omolgo tedesco, Wolfgang Schauble. Berlino, infatti, propenderebbe per la trasformazione dell’Efsf in un veicolo in grado di assicurare il 20% delle emissioni italiane e spagnole. Lontanissimo anche un accordo sull’haircut, il taglio al valore nominale dei titoli ellenci, inizialmente previsto per il 21%, ma che ora si avvicina al 50 per cento. Nessuna comunanza di vedute nemmeno sul coinvolgimento del settore privato nell’Efsf. Oggi, il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha sottolineato che l’inclusione dei privati debba essere «preferibilmente su base volontaria», opinione condivisa anche dall’ex capo economista di Eurotower, Jurgen Stark. Stamani le notizie che trapelavano da Bruxelles indicavano un crescente consenso tra i Paesi membri su una partecipazione obbligatoria del settore finanziario europeo.
Al di là dell’Atlantico, il Fondo monetario internazionale diretto da Christine Lagarde avrebbe invece preferito aspettare un quadro chiaro sull’ammontare dei tagli al valore dei bond greci prima di dare il via libera, attraverso gli ispettori della troika Bce-Fmi-Ue, alla sesta tranche da 8 miliardi di euro appannaggio di Atene. Il Paese, a detta degli osservatori, è in linea con il programma di privatizzazioni e austerity, conditio sine qua non per ricevere ossigeno finanziario, ma le sue condizioni economiche sarebbero in netto peggioramento. Un quadro che non aiuta l’asse Berlino-Parigi a prendere delle decisioni lucide e lungimiranti.