Cosa c’entra la rete Anonymous con il più grande gruppo di narcotrafficanti del Sud America e probabilmente del mondo? Apparentemente poco e niente, finché il cartello del narcotraffico dei Los Zetas non comincia a prendersela con blogger, attivisti e finisce, stando alla versione degli Anonymous, per rapire uno dei componenti del gruppo di hacker nella città di Veracruz durante una protesta nelle strade della città messicana.
Anonymous tramite un video diffuso nelle scorse settimane ha chiesto la liberazione dell’ostaggio, «avete fatto un grandissimo errore prendendo uno dei nostri – dice uno degli Anonymous con la consueta maschera di Guy Fawkes riprendendo il più famoso “V per Vendetta” – liberatelo. Noi non abbiamo armi per difenderci, ma sappiamo chi sono e dove sono».
Recentemente il nome dei Los Zetas è tornato tra le cronache internazionali in seguito all’uccisione di due blogger a Nuevo Laredo, a pochi passi dal confine caldo con il Texas. I due venticinquenni sono stati trovati appesi a un ponte, con evidenti segni di tortura su tutto il corpo e sopra di loro un cartello «Questa è la fine che faranno tutti i seguaci di internet. Fate attenzione, Z». Gli investigatori non hanno avuto dubbi sulla paternità dell’omicidio, in particolare dopo che la guerra ai cartelli del narcotraffico ha fatto 40mila morti nel solo Messico, e la super strada che collega Nuevo Laredo al Texas è divenuta un autentico “triangolo delle Bermuda”. Sulla Rete la nascita di siti e blog che tentano di mappare le rotte e di smascherare i traffici dei narcos messicani iniziano a far paura ai cartelli della droga, che attaccano disseminando morte e paura.
Tuttavia l’attacco di Anonymous è un monito anche e soprattutto alla rete di collusioni che permettono al cartello dei Los Zetas non solo di proseguire i propri traffici ma anche di espanderli al resto del mondo. Non è un caso, che la ’ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese, sia una delle pochissime mafie in grado di acquistare droga a credito dai narcos messicani per poi immetterla nel mercato italiano da nord a sud. Ed è proprio quella di svelare le collusioni, a livello militare, giornalistico e soprattutto politico, che permettono la sopravvivenza degli “Zetas” l’arma con cui Anonymous minaccia il gruppo di narcos.
Il video prima di chiudersi con il consueto slogan di Anonymous, lasciava in dote una data «se dovesse succedere qualcosa (all’ostaggio, nda), ricorderete per sempre il prossimo 5 novembre». Data in cui, se non dovesse avvenire la liberazione del componente degli Anonymous rapito verrebbe diramata la lista delle collusioni, come ricorda lo stesso Guy Fawkes mascherato «Per ora non faremo circolare foto o nomi… dei tassisti (alcuni utilizzati dai Los Zetas come corrieri, nda), dei giornalisti, dei giornali e degli ufficiali di polizia, ma se sarà necessario pubblicheremo tutto inclusi gli indirizzi, così verranno arrestati dal governo più facilmente».
Viene lanciata l’operazione #opcartel. Intanto negli Stati Uniti, persone vicini alla Dea (Drug Enforcement Administration), fanno capire di prendere sul serio i propositi di Anonymous, ritenendo che possano diramare una lista di personaggi collusi con i narcotrafficanti, ma allo stesso tempo avvertono il gruppo sulla pericolosità dell’operazione. Alla Cnn Scott Stewart, vice presidente della società privata di intelligence Stratfor, dopo aver confermato la pià che probabile veridicità del video diffuso, prova a disegnare uno scenario che probabilmente ha sancito la marcia indietro del gruppo Anonymous nella guerra al cartello dei Los Zetas. Anche se i flussi di messaggi con cui la rete di Anonymous informa sono contraddittori, in larga parte perché non esiste nel movimento un coordinamento ufficiale.
«Potrebbe sembrare un film horror degli anni ’50 – dice Stewart – come Frankenstein contro il lupo mannaro. Creature incompatibili con modi totalmente differenti di farsi la guerra: da una parte “armi virtuali”, dall’altra proiettili veri. Se gli Zetas dovessere identificare uno degli Anonymous – prosegue di nuovo Stewart – potrebbe decapitarlo senza problemi». Così l’operazione ribattezzata su Twitter #OpCartel ilè naufragata? Forse. A un media messicano il gruppo ha inviato un messaggio chiaro sulla marcia indietro «“opercartel” – fanno sapere dal colletivo di hacker – è una operazione troppo rischiosa. Per salvaguardare l’integrità degli aderenti al collettivo il gruppo ha deciso di cancellare l’azione». Mentre dalle colonne del proprio blog il gruppo Anonymous Iberoamérica, si smarca e decide di continuare con la possibilità di svelare la lista dei collusi. Pare che il gruppo sia in possesso di almeno 25mila mail sottratte dal database del governo in cui sarebbero contenuti dati sensibili sui politici che avrebbero coperto i Los Zetas.
Intanto l’ostaggio viene rilasciato. Nella serata tra giovedì e venerdì, stando alle comunicazioni via twitter del gruppo che avrebbe deciso di continuare #OpCartel, arriva la notizia che l’ostaggio preso a Veracruz sarebbe stato liberato. Ora la domanda che gira più insistentemente è se gli anonimi continueranno o meno la loro battaglia contro il cartello dei narcotrafficanti. Nella notte Anonymous Iberoamerica rende noto tramite un comunicato il messaggio che i Los Zetas hanno lasciato all’hacker rapito, che ora sarebbe sano e salvo. Il cartello messicano ha minacciato di uccidere dieci persone per ogni sospetto anonimo messicano qual ora Anonymous dovesse partire con la “operacion cartel”. Da qui l’intenzione anche da parte della frangia che ha voluto continuare l’operazione di sospendere tutto per l’integrità delle persone. «Non so quanto sia credibile l’operazione di Anonymous – spiega a Linkiesta Antonio Nicaso, scrittore, giornalista ricercatore e consulente tra i massimi esperti di mafie a livello internazionale – so per certo per averlo verificato personalmente in Messico che molti cittadini esasperati utilizzano i blog per informare l’opinione pubblica su fatti e misfatti dei cartelli della droga. Spesso – continua Nicaso – le informazioni vengono inviate ai blogger utilizzando computer di call centrer e biblioteche».
«Non so se ci sia un elenco di persone colluse con i narcotrafficanti – spiega di nuovo Nicaso – so però che la corruzione è un fenomeno dilagante e ciò che i narcotrafficanti non riescono ad ottenere con la violenza, lo ottengono con i soldi». Intanto, nella confusione, sembra che Anonymous una prima ’vittima’ l’abbia fatta ed è sempre Anonymous Iberoamérica a rivendicare la paternità dell’attentato telematico. Lo scorso 29 ottobre è finita sotto la lente degli hacker la pagina di Gustavo Rosario, ex procuratore generale dello Stato di Tabasco che i presunti Anonymous hanno bollato come uno degli “Zeta”. Gustavo Rosario es Zeta si legge sul sito dell’ex procuratore. Nel 2008 Rosario, stando ad alcuni reportage giornalistici, veniva coinvolto in un giro di protezioni in favore della criminalità organizzata. La storia sicuramente non finisce qui e se l’operazione avrà un seguito lo sapremo nelle prossime settimane, anche se, giustamente, gli scettici non sono mai mancati dal lancio della ’operacion cartel’. Tra chi la riteneva troppo pericolosa e tra coloro invece che ritenevano la sfida ai narcos messicani di Anonymous una autentica «mistificazione». Certo è che, se mai questo rapimento fosse avvenuto, la liberazione dell’ostaggio con annesso messaggio testimonia almeno un timore da parte del cartello del narcotraffico messicano.