“L’alluvione? Fa così male perché c’è l’abusivismo”

“L’alluvione? Fa così male perché c’è l’abusivismo”

«E ora, che nessuno si sorprenda. Quello che è successo all’Infernetto era prevedibile. Ed è bene chiarirlo ancora una volta: chi vive nei seminterrati in questa zona di Roma è in pericolo di vita». Lorenzo Murmura è un architetto-urbanista, docente a contratto alla Sapienza di Roma. In questa zona all’estrema periferia ovest di Roma ha realizzato diversi progetti con il Comune.

Il riferimento è a Sarang, il cingalese di 32 anni che è morto affogato nello scantinato dove viveva con moglie e figlia. Durante l’acquazzone che ha colpito la capitale, l’acqua ha tracimato da un canale di bonifica e si è abbattuta sulle villette di un’area dove l’abusivismo è la regola. Il quartiere, il cui nome per ironia della sorte ricorda più la residenza di Lucifero, si trova a due chilometri e mezzo dal lido di Castel Fusano, lungo via Cristoforo Colombo, la strada che collega Roma al mare di Ostia.

«Nei seminterrati non si dovrebbe mai abitare – ricorda l’architetto – a maggior ragione all’Infernetto. Perché quella è un’area alluvionale, un terreno che non riesce ad assorbire molta acqua. In caso di piogge torrenziali il rischio è che l’acqua ristagni e invada le case. E questo non lo sappiamo da oggi, lo sappiamo da sempre».

I residenti oggi accusano il sindaco Gianni Alemanno, reo di non occuparsi della manutenzione dei tombini. Ma la colpa, come spesso accade in questi casi, è anzitutto dell’abusivismo. Che, come spiega Murmura, è di due tipi: “da una parte c’è quello ufficiale, con case costruite senza permessi e poi condonate. Un fenomeno che appartiene soprattutto agli anni ‘70 e ‘80. Dall’altra c’è l’abusivismo “spicciolo”, fatto di ampliamenti illegali e cambi di destinazione d’uso». Cosa significa? Che si vive in sottotetti dove si dovrebbero solo stendere i panni, che famiglie intere abitano in seminterrati che ufficialmente sono semplici cantine. Abitazioni-trappola che spesso vengono affittate a immigrati.

Il quartiere dell’Infernetto (Google Maps)
All’Infernetto, l’inurbazione non ha seguito un percorso scientifico. Lo dimostrano i continui controlli e seguenti sequestri di strutture che il condono lo aspettano ma non riusciranno a raggiungerlo. A Roma nel 2011 sono state contate 68.000 “particelle” abusive, secondo i dati diffusi dall’Agenzia del Territorio nel giugno scorso. Quello degli immobili invisibili al catasto è un problema che oggi esplode in tutta la sua urgenza. «Se costruisco una casa di 100 metri quadri – continua l’architetto – il Comune sa che in quell’edificio vivono, secondo lo standard, 4 persone. Ma se questo edificio lo ingrandisco fino a 300 metri quadri, lì vivranno più o meno dieci persone. Ma il Comune questo non lo sa. E costruisce fognature, reti e infrastrutture per un numero di residenti che è molto inferiore a quello reale».

Ogni anno Roma ha la sua alluvione. E quasi ogni anno conta almeno una vittima. Nel 2008 una donna morì annegata a Monterotondo (periferia nord-est) dopo essere rimasta intrappolata con la propria auto sotto un cavalcavia; nel 2009 una giovane romena fu schiacciata da un albero a San Vito Romano (vicino a Tivoli, est di Roma) mentre era in auto. Oggi è il turno di un giovane cuoco cingalese. E stavolta non è colpa della sfortuna.

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