Ma la proposta degli indignati è che l’Italia faccia default

Ma la proposta degli indignati è che l'Italia faccia default

Gli Indignados italiani hanno le idee poco chiare sulla crisi. Questo è ciò che emerge dalla manifestazione in corso a Roma. Migliaia le persone in piazza, guidati dai Draghi ribelli. Scarsa invece la percezione delle origini di questa crisi. I più attaccano il presidente in pectore della Banca centrale europea, Mario Draghi, colpevolizzandolo di aver «commissarriato» l’Italia. Ma non solo. Al grido di «non ripaghiamo il debito» e «dichiariamo default», gli Indignati italiani hanno sfilato per la capitale, mostrando però diverse lacune in materia economica.

Il tam tam via Twitter e Facebook ha funzionato. «#OccupyRome» e «#OccupiamoBancadItalia» sono stati negli ultimi giorni fra gli hashtag più usati nel social network da 140 caratteri. A essere onesti, sono tanti i luoghi comuni. «La speculazione ci uccide», «non ripaghiamo il debito», «volete il nostro sangue»: gli striscioni che sono sfilati per le vie di Roma ricalcano quelli del movimento originale, Occupy Wall Street.

La rabbia non è solo nei confronti delle banche o delle istituzioni economiche internazionali, come il Fondo monetario internazionale, colpevole di «vile strozzinaggio verso i Paesi in via di sviluppo», sottolinea Luca, 43 anni, architetto di Roma. No. La rabbia è soprattutto rivolta a mercati finanziari. «Non lo dite anche voi della stampa che la crisi è colpa degli attacchi speculativi contro l’Italia? Loro ci fanno bruciare miliardi, noi facciamo bruciare loro», argomenta Veronica, 23 anni, studente di filosofia alla Sapienza. 

Matteo, un ragazzo sui 25 anni, studente di economia alla Bocconi, è critico. «Il nostro Paese è nel centro della speculazione dei mercati per colpa di quelli che gestiscono il nostro debito pubblico, come le banche americane», ci dice. Ecco quindi perché è in piazza. «Vogliamo dire a Goldman Sachs che non deve più giocare col fuoco, noi faremo lotta dura. Il nostro debito è solo nostro», spiega. Gli fa eco Lara, 33 anni, precaria del settore alimentare: «Ci stanno affamando, mentre loro continuano a guadagnare sulle nostre morti. Abbiamo visto tutti cosa sono capaci di fare». La frustrazione è tanta, ma le idee non molte. Secondo tanti la soluzione per questa crisi – assolutamente indotta dall’estero – è il fallimento. «Se l’Italia si unisce e dice basta, facendo bancarotta, nessuno potrà attaccarci», sottolinea Emanuele, 18 anni, studente in un liceo scientifico di Milano.

C’è poi il capitolo relativo a Mario Draghi. Il numero uno della Banca d’Italia, prossimo presidente della Bce, è il principale indiziato per questa crisi italiana. Cristina, 21 anni, di Rovigo, ha le idee chiare: «L’Italia è stata commissariata perché ha vissuto troppo al di sopra delle proprie possibilità». Ma allora perché prendersela con Draghi? «Semplice, da italiano non doveva odiare così il suo Paese, la sua patria. Ci sta seppellendo», chiosa mentre tiene in mano uno striscione che recita «Occupy Everything», occupiamo tutto.

Al termine del corteo, in tanti gridano e avvertono che questo è solo l’inizio. Una nuova stagione di proteste di piazza o solo un fuoco di paglia? Difficile dirlo adesso. Gli Indignados italiani hanno manifestato un disagio concreto, da non sottovalutare. E alcune idee nate nella piazze, come la riduzione del debito pubblico africano o la Tobin Tax sono poi diventate realtà. Quello che è certo è che forse molti degli indignati hanno bisogno qualche ripetizione di economia.  

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