BRUXELLES – «Sono stati superati i limiti della decenza». Un diplomatico europeo sbotta così, visibilmente innervosito quando si trova a parlare dell’ultima trovata della coppia Nicolas-Angela: il vertice “a puntate”. Sì, perché proprio così viene descritto dai tedeschi, non un doppio vertice – quello di domenica 23 e quello di mercoledì 26 – ma uno solo con “soltanto” una pausa di due giorni in mezzo. A Bruxelles i diplomatici di molti altri paesi, ma anche le istituzioni Ue sono furibondi e questa volta non cercano neppure di nasconderlo tanto. Soprattutto, però, la rabbia è ora anzitutto diretta alla Germania, è stata il cancelliere Angela Merkel a volere il primo rinvio (dal vertice originariamente in programma il 17 e 18 marzo e spostato a domenica), ma soprattutto è stata lei a imporre, per le spicce, lo “sdoppiamento” di questo summit rinviato, senza neppure la cortesia di passare per il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy. Almeno, per il primo rinvio, Sarkozy e Merkel avevano avuto l’accortezza di “suggerire” la mossa a Van Rompuy, il quale aveva potuto inviare il suo comunicato con l’ironico «ho deciso di rinviare il vertice».
E così non ci vuole molto a trovare chi ti racconta di uno sfogo di rabbia di Van Rompuy, uomo solitamente decisamente (fin troppo) compassato, «mi trattano come un portaborse», avrebbe detto in privato. Varie fonti diplomatiche affermano che sia dovuto intervenire Sarkozy in persona per convincere la Merkel a mantenere comunque il vertice di domenica, mentre il cancelliere voleva un altro rinvio tout-court. «Sarebbe stato un messaggio drammatico per i mercati, che ce l’avrebbero fatta pagare cara», commenta un diplomatico francese. A trasmettere tutto il fastidio di Bruxelles è stato, davanti ai microfoni delle tv tedesche arrivando al Palazzo Justus Lipsius, dove si incontrano i ministri delle Finanze dell’eurozona, il presidente dell’eurogruppo, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker. Il balletto sui vertici rinviati e sdoppiati «ha un impatto disastroso», ha dichiarato.
La mancanza di cortesia e il “direttorio”, sempre più a uno – più che a due, viste le crescenti difficoltà della Francia, a rischio declassamento e con i suoi spread sul Bund in rialzo – in realtà si aggiunge a una gestione assolutamente disastrosa della crisi. E questo soprattutto, ancora, per via della Merkel che puntando i piedi fin dall’inizio sulla Grecia ci ha portati al punto in cui siamo. «Siamo al direttorio di uno solo – sibila un altro diplomatico – che per di più cerca di imporci ricette sbagliate» in nome della politica interna, con il nuovo diktat della Corte Costituzionale del coinvolgimento del Parlamento per ogni decisione sul Fondo salvastati (Efsf). Soluzioni controverse come quella di fare dell’Efsf, per ampliarne la potenza di fuoco, una sorta di assicuratore sul 20% dei titoli di nuova emissione di stati in difficoltà. Italia e Spagna sono in rivolta: in un sol colpo non solo si rischierebbe il tracollo del valore dei titoli già emessi – argomentano – ma si metterebbe nero su bianco che i loro titoli di Stato sono di serie B sancendo oltretutto che un rischio default, per quanto piccolo, c’è. Altrimenti perché “assicurare”? Fonti tedesche prospettano adesso un’altra ancor più bizzarra soluzione: coinvolgere il Fondo Monetario, ma “alla spicciolata”.
«Ogni stato membro dell’Ue è anche membro del Fmi – argomentava un diplomatico tedesco di alto rango – potrebbe dunque chiedere linee di credito cautelari a Washington, come ha fatto a suo tempo la Polonia, se si sente sono pressione». E intanto resta il no granitico tedesco all’idea francese di fare dell’Efsf una banca, come vorrebbe Parigi, con accesso alla liquidità della Bce. «La verità – commentano diplomatici europei a Bruxelles – è che qui c’è divergenza su tutto, la credibilità generale è andata a farsi benedire, e ancora non si riesce a capire dove possa essere la soluzione». Tantopiù, aggiungono, che «tutto è terribilmente intricato, e ogni giorno che passa aumentano i costi, le soluzioni diventano sempre più ardue e sempre più difficili da comunicare alle rispettive opinioni pubbliche». I tedeschi si mostrano invece tranquilli. «Alla fantasia dei nostri ministri delle finanze e dei nostri esperti – commenta l’alto diplomatico di Berlino di cui sopra – non mettiamo limiti». Della serie: «qualcosa ci inventeremo»….