NAPOLI – Ha scassato Napoli e ora punta al resto d’Italia: che Luigi de Magistris volesse costruire un suo partito lo si intuiva da tempo. Ma oggi, con l’intervista a Il Fatto quotidiano, il giornale che sostiene “Giggino” da tempo (l’ex pm è anche uno dei blogger della testata di Travaglio) la conferma è nero su bianco. La percezione netta è che oggi il sindaco di Napoli piaccia di più agli industriali e all’alta borghesia partenopea, ovvero a coloro che non l’hanno sostenuto contro Gianni Lettieri alle elezioni, che alla base popular e all’area per così dire “massimalista”, grazie alla quale è stato portato in trionfo nel giugno scorso.
Per intenderci: oggi il primo cittadino parla di cemento (metter mano e allungare la Tangenziale cittadina) e il fatto che la colmata di Bagnoli non vada via subito per via della Coppa America non lo scompone. Siccome all’ombra del Vesuvio il movimento politico dei fedelissimi del sindaco si chiama “Napoli è tua” tutti avevano subito pensato ad un partito nazionale sulla stessa scia: “L’Italia è tua”. Probabilmente non sarà questo il nome, però il format è analogo: unire l’antipolitica giovanile, i movimenti referendari, ambientalisti, sollecitare i giovani (e i non più giovani) dei centri sociali italiani e puntare sui 18enni (ormai celebre la campagna per i giovanissimi all’esordio al voto: “La prima volta fallo per amore”).
Non è tutt’oro, però. Perché se Luigi de Magistris pensa all’Italia, nella sua città una parte della base che l’ha sostenuto è nervosa, scalpita. “Napoli è tua” non è ancora un partito vero e proprio; nonostante sia il secondo gruppo comunale come numero di consiglieri in Aula non ha nemmeno una sua sede: quella elettorale di “Giggino” al centro della città (via Sanfelice) è stata chiusa dopo le Comunali perché l’affitto costava troppo. Il Vesuvio color arancione di “Napoli è tua” è di proprietà dell’ex pubblico ministero di Why not che all’epoca lo depositò per tutelarne la proprietà intellettuale. Dunque occorre il suo via libera per utilizzarlo. Infine, il movimento partenopeo, che – insieme a Idv – rappresenta la maggioranza relativa in Consiglio comunale, non è nemmeno registrato.
Le questioni sono state sollevate giusto un mese fa, durante una riunione del movimento arancione per i 100 giorni d’amministrazione. Alle richieste di alcuni esponenti della “base”, de Magistris ha replicato freddo «devo rifletterci». E ha aggiornato l’incontro dando appuntamento di lì a qualche settimana. Ma si sa, gli impegni e i problemi sono innumerevoli. E così il gruppetto di “dissidenti”, stufo d’attendere, ha protocollato al Municipio una lettera al suo leader: «L’attesa è condivisibile, ma a lungo termine si rischia l’immobilismo – si legge -. I tempi ormai sono maturi, ci hai sovente persuaso che fosse giunto il tempo della democrazia partecipativa, della cittadinanza attiva ed informata, delle scelte non più delegabili in toto ed acriticamente. La base si vuole consolidare […] perché non si disperda l’entusiasmo civico, la sana istanza politica della cittadinanza attiva ed informata, è quindi auspicabile che il progetto unitario». Ma il sindaco è proiettato altrove. È probabile, per non dire certo, che queste istanze saranno “silenziate” dai fedelissimi che hanno un solo sogno, oggi: arrivare alla prossima primavera con Luigi de Magistris candidato premier, al pari di Nichi Vendola e PierLuigi Bersani.