Per avere un’idea del successo di Apple la cosa migliore da fare è dare uno sguardo alla performance degli ultimi dieci anni. Nel 2001 la società languiva con vendite appena sopra 5 miliardi di dollari. E perdeva soldi. Il risultato operativo era negativo (-6,4%), mentre le vendite crollavano dopo il boom tecnologico degli anni 2000. Tuttavia, la cassa abbondava: circa 4 miliardi di dollari. Soldi che avrebbero permesso a Steve Jobs il lusso di inventare i prodotti che voleva, come li aveva immaginati.
Il primo nuovo prodotto fu l’iPod. Le vendite ci misero un po’ a salire. Erano di 381mila unità nel 2002, 939mila nel 2003, ma nel 2004 balzarono a 4,4 milioni, quindi 22,5 milioni nel 2005 e 39,4 milioni l’anno successivo. I ricavi raggiunsero 19 miliardi di dollari e la marginalità operativa fu del 13 per cento. Meglio di quanto stessero facendo Hewlett Packard o Dell.
Ancora più spettacolari sono stati i risultati da lì in avanti. Moltiplicare per quattro le vendite in cinque anni, partendo da livelli bassi e con un solo prodotto di successo, può essere frutto della fortuna. Moltiplicarle di ulteriori 6 volte a 109 miliardi nei successivi cinque anni, è davvero eccezionale. Altri due elementi impressionanti sono Apple: la crescita non ha comportato sacrificio dei margini. Che oggi sono al 2% per cento. Più del doppio del 2006. Più del doppio dei suoi concorrenti.
La gente è pronta a pagare il prezzo che Apple chiede. E questo genera cassa a un tasso incredibile. La società avrà più di 80 miliardi di cassa entro la fine di quest’anno. Il solo rischio è che vengano investiti in società o titoli governativi meno sicuri della cassa in cui sono. Apple ha inoltre meno di un miliardo di avviamento. Tutta la crescita e le idee sono generate internamente.
È interessante che, nonostante questo successo, Jobs prendesse un compenso di un solo dollaro l’anno, da quando è ritornato nella società nel 1997, e nessuna stock option dal 2003. Tutti gli altri dirigenti, anche se pagati molto meglio, non hanno nessun beneficio pensionistico né buona uscita. E nemmeno privilegi che non siano concessi anche ai non-dirigenti. In altre parole, uno lavora in Apple perché lo vuole, se no se ne va. Senza paracadute d’oro.
Apple coi suoi 350 miliardi di dollari di valore contende oggi alla Exxon il titolo mondiale di società con la maggiore capitalizzazione di Borsa. È il segnale più chiaro che fare prodotti che anticipano quello che la gente vuole o ha bisogno, in un modo che cattura la loro immaginazione, è la strada per il successo.
*analista indipendente