Perché la Lega fa come la Cisl e difende le pensioni

Perché la Lega fa come la Cisl e difende le pensioni

«Nessun problema, il giusto compromesso tra le istanze della Lega e la necessità di correggere il nostro sistema pensionistico si può trovare». «Mi sembra chiaro che adesso il governo rischia seriamente di cadere». In attesa del Consiglio dei ministri straordinario convocato per questa sera, il centrodestra si spacca. Di fronte alle misure urgenti richieste dall’Europa l’Esecutivo proverà a trovare la quadra verso le 18. Ma nella maggioranza nessuno sa ancora se alla fine Silvio Berlusconi riuscirà a trovare una sintesi con l’alleato leghista. Già, perché al centro della riunione ci sarà la riforma delle pensioni. L’unico tema su cui da qualche mese Umberto Bossi ha posto un irremovibile veto.

Appuntamento a Palazzo Chigi tra poche ore. Da una parte il premier intenzionato – come anticipato a Bruxelles – ad alzare l’età a 67 anni l’età minima per andare in pensione. Dall’altra la Lega Nord, contraria a qualsiasi intervento sulla previdenza. In mezzo, le proposte delle opposizioni. Come la recente apertura dell’Udc. I centristi di Pier Ferdinando Casini hanno offerto un’inattesa sponda all’Esecutivo. E sono pronti a votare la riforma anticipata ieri dal premier. «Se sarà ben fatta siamo pronti» ha chiarito stamattina il presidente del partito Rocco Buttiglione. 

A Palazzo Chigi si affronterà una riforma pensionistica limitata a pochi interventi. Perché, nonostante i veti del Carroccio, alcune misure sono già state prese. In Consiglio dei ministri le pensioni di vecchiaia non dovrebbero essere discusse. Qualche mese fa il governo ha previsto un agganciamento automatico alle aspettative di vita a partire dal 2013. Una misura che, di fatto, aumenterà a breve l’età per andare in pensione. Avvicinandoci ai sistemi in vigore negli altri paesi europei. Già modificati anche i parametri per le pensioni femminili. La manovra di questa estate ha previsto per le donne nel settore privato un – seppure lento – percorso per innalzare l’età della pensione da 60 a 65 anni. «La Lega può stare tranquilla – spiega un deputato berlusconiano che segue da vicino le questioni economiche – da parte nostra non c’è alcuna intenzione di toccare i livelli minimi delle pensioni». 

Ma il vero nodo riguarda le pensioni di anzianità. Il sistema che ancora oggi permette di ritirarsi dal lavoro a chi non ha ancora raggiunto i sessanta anni di età. A beneficiarne sono i contribuenti che hanno iniziato a lavorare da giovani. Chi già attorno ai 57 anni ha messo da parte i 40 anni di contributi che bastano per la pensione. Persone che vengono dal mondo produttivo, con un’istruzione medio-bassa. «L’artigiano e il piccolo imprenditore che in larga parte rappresentano il nostro elettore medio» spiega un deputato del Carroccio.

Ecco perché la Lega alza le barricate. Stamattina hanno confermato il proprio veto a qualsiasi ritocco del sistema pensionistico i big di Via Bellerio. Prima il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni: «Noi siamo sempre stati contrari, abbiamo fatto le nostre proposte alternative». Poi la vicepresidente del Senato Rosy Mauro: «Adesso basta. È assolutamente impossibile pensare di mettere mano alle pensioni. Noi diremo di no. Nel caso saremo anche pronti a scendere in piazza». Ai due ha fatto seguito la presa di posizione del ministro Roberto Maroni. Al termine di un incontro privato con il presidente della Provincia di Varese Dario Galli, il titolare del Viminale ha chiarito. «La nostra posizione sulla riforma delle pensioni è molto chiara: abbiamo già dato. I pensionati hanno già dato». Affermazione leggermente mitigata dal successivo «Vedremo in Consiglio dei ministri. Sentiremo le richieste e poi valuteremo».

Forse non è un caso che ad intervenire sia stato proprio Maroni. Nel 2004 fu lui – all’epoca ministro del Welfare – a proporre una discussa riforma della previdenza passata alla storia per l’introduzione dello «scalone». Ma i tempi sono cambiati. Ormai la previdenza è diventata una bandiera del Carroccio, manco fosse la Cisl. E con il voto anticipato dietro l’angolo non sarebbe opportuno – quantomeno in termini elettorali – cambiare idea tanto velocemente. «Ma no, stasera andrà tutto bene – promette il deputato berlusconiano – è chiaro che dopo un’estate passata a difendere le pensioni gli alleati leghisti non possono cedere subito. Alzano un po’ la voce, ma sono convinto che anche stavolta il Cavaliere troverà il giusto compromesso. Questo è un momento storico imperdibile per cambiare il Paese. Nessuno si può sottrarre da questa responsabilità». 

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