Quando la religione e il tempio diventano una spelonca di ladri

Quando la religione e il tempio diventano una spelonca di ladri

La Bibbia conosce due forme di ateismo: una è l’ateismo scientifico, di chi pensa che non c’è Dio. E questo per sé non è molto importante. Peggio è l’ateismo pratico di chi, dicendo di credere, si comporta come Dio non ci fosse. È questo il vero ateo: l’ateo pratico che non tiene conto di Dio. 

Marco 11, 12-19
E il giorno dopo uscendo essi da Betania, ebbe fame. E vedendo da lontano un fico che aveva foglie, venne a vedere se dunque vi trovò qualcosa. E, venuto, vi trovò nient’altro che foglie. Non era infatti il tempo di fichi. E, rispondendo, gli disse: Nessuno più in eterno mangi frutti da te.
E udirono i suoi discepoli. E vengono a Gerusalemme, e entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che vendono e comprano nel tempio. Rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe. E non lasciava che alcuno trasportasse qualcosa attraverso il tempio. E insegnava e diceva loro: Non sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri. E udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano di rovinarlo, avevano infatti, paura di lui, perché tutta la folla era colpita dal suo insegnamento.
E quando fu sera, uscirono fuori dalla città.

Il Vangelo parla sempre di cose buone che Gesù fa: fa vedere i ciechi, fa udire i sordi, fa tante cose buone. Invece questa sera fa un contromiracolo: c’era un fico con tante belle foglie e lo lascia lì secco. Poi va nel tempio e prende la frusta: è l’unica volta che sembra contro la mitezza, la misericordia. Vediamo dunque una cosa non gradita ai preti moderni e antichi. 

Si parla di di una pianta di fico e del tempio. Il popolo è rappresentato dal fico, e il tempio dal tempio stesso con quello che c’è dentro.  Sembrano due immagini abbastanza diverse; in realtà ci sono similitudini: sulla pianta di fico ci sono tante foglie, nessun frutto; nel tempio c’è tanto mercato, nessuna preghiera. Quindi c’è un po’ di accostamento: spoglia il fico delle foglie, caccia via il mercato dal tempio. Quindi c’è molta similitudine.

La similitudine è ancora più profonda, perché il tempio rappresenta Dio in mezzo agli uomini. E quel che Gesù farà sarà scacciare via tutte le cattive immagini di Dio che abbiamo; istruggerà il tempio che è l’immagine di Dio che noi abbiamo e il tempio distrutto sarà lui crocifisso; e risorgerà dopo tre giorni il nuovo tempio. Così il fico maledetto, l’albero maledetto richiamerà un altro albero maledetto: l’albero della maledizione, la Croce. Lui sulla Croce porterà tutta la nostra maledizione e finalmente ci sarà il frutto sulla Croce, il frutto dell’Amore di Dio per noi. 

E il giorno dopo uscendo essi da Betania, ebbe fame.

L’unica cosa di cui il Signore ha bisogno in tutta la Bibbia, ed è il bisogno dell’asinello; l’asinello è l’animale del servizio e servire è il modo concreto di amare. Ciò di cui Dio ha bisogno è l’Amore, perché Lui è l’Amore. E l’Amore ha bisogno di essere amato.
Ora ha fame. Questa fame risponde al bisogno che aveva dell’asinello. Che fame ha il Signore che viene a visitare la sua vigna? Ha fame che il popolo ami davvero: questo è il frutto del fico. La fame di Dio, il desiderio di Dio è che noi sappiamo amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato. È interessante: Dio ha una fame e un bisogno; l’unica fame e l’unico bisogno. Che poi questa fame e questo bisogno sono la nostra salvezza. Amare come Lui ci ha amato. 

E vedendo da lontano un fico che aveva foglie, venne a vedere se dunque vi trovò qualcosa. E venuto, vi trovò nient’altro che foglie. Non era infatti il tempo dei fichi.

Il fico è il punto centrale della vigna, ed è la parte che dà il frutto dolce. Il  fico è una pianta interessante per molti motivi. Il primo: è la prima pianta a fare frutti. Fa frutti senza fiori e senza foglie. I fiori sono i primi frutti stessi. Poi fa frutti tutta estate e tutto l’autunno ed è ancora l’ultima pianta a produrre frutto. E poi d’inverno, anche quando tutto è secco, trovi almeno un fico secco sulla pianta, se no… non trovi nemmeno un fico secco, come si dice. Quindi, non c’è stagione che tenga per la pianta di fichi, fa sempre frutti. Se la vigna è Israele che deve dare i frutti (l’osservanza della Parola), il fico rappresenta la sintesi dell’osservanza della Parola: l’amore di Dio e del prossimo. Così noi in qualunque stagione siamo chiamati ad amare, perché siamo a immagine di Dio.  

Verrà notato dopo che non era stagione di fichi. È importante questa notazione perché noi diciamo: non è il tempo, ci saranno tempi migliori! No, non c’è stagione che tenga. Che sia primavera, che sia estate, che sia autunno o anche inverno, almeno un fico secco ci sarà sempre.Ci si aspetta sempre di trovare qualcosa perché ogni tempo è tempo per amare e per perdonare. Se no non esisti.

E Gesù cosa trova? Trova sì il fico, ma tante foglie. Le foglie hanno una storia lunga nella Bibbia: proprio le foglie di fico. Servono solo per nascondere. Noi facciamo tante cose per nascondere l’unica cosa che manca. Ci manca l’unica cosa essenziale che è l’amore di Dio e del prossimo. Senza questo tutto è nulla, tutto è frascame, tutto è pura apparenza.

Rispondendo gli disse: nessuno più in eterno mangi frutto da te. E udirono i suoi discepoli.

Questa è una grande maledizione, è la maledizione di chi non ama. Chi non ama è maledetto, non dà frutto, è morto. E sarà quella maledizione che porterà Cristo sulla Croce; porta la maledizione del nostro peccato e della nostra morte.
E noi avremo in cambio la sua vita. Quindi è interessante. Questo unico contromiracolo dove Gesù si mostra duro è l’origine di tutti i miracoli. È duro, ma può attirare su di sé tutta la durezza del nostro cuore. È duro contro il male, perché ci fa male. Però sarà lui a portare su di sé il male per darci il frutto. E i discepoli udirono, perché la scena verrà ripresa il giorno successivo:

E vengono a Gerusalemme. Entrato nel tempio cominciò a cacciare quelli che vendono e comprano nel tempio e rovesciò i tavoli dei cambiavalute, le sedie dei venditori di colombe.

L’ingresso di Gesù nel tempio è la grande attesa di tutto l’Antico Testamento che termina col capitolo 3 del profeta Malachia che dice: verrà il Signore nel suo tempio. E cosa farà? Viene a purificare il tempio. Il tempio è Dio. Gesù sulla Croce purificherà la nostra immagine di Dio. Noi pensiamo a un Dio tremendo, a un Dio giudice che condanna, punisce il male. Invece, sì, il male è male, tant’è vero che ci fa male. Allora lui che ci vuol bene cosa fa? Porterà su di sé il nostro male sulla Croce. E il tempio distrutto sarà Cristo stesso che muore in Croce. E il nuovo tempio sarà Lui risorto che ha vinto la morte e proprio nel suo amore ci dà la vita nuova, e il nuovo tempio sarà ciascuno di noi con il dono del suo Spirito.

Questa scena del tempio è fondamentale, perché è il tempio è il centro della religione di Israele e di ogni religione: è Dio. Uno può dire: ma come, va dentro lì e fa tutto questo disastro? Non è garbato. In fondo, quello che qui viene messo in evidenza in questi due episodi – il contromiracolo e la cacciata dal tempio – è il male e il danno che questo procura. È inutile far finta di niente. Non si può stare indifferenti di fronte a un albero che invece di dare frutti non dà niente, c’è qualcosa che non va. C’è qualcosa che non va, anche, se il tempio è ridotto così, non vi si può passare sopra e dire: poveracci, hanno bisogno di vivere anche loro, lasciamoli commerciare. I profeti sentivano di tradire la missione ricevuta se non andavano a rimproverare coloro che sbagliavano.

Allora Gesù, entrato nel tempio, cominciò a cacciare quelli che vendono e comprano nel tempio. E rovesciò le tavole dei cambiavalute.

Nel tempio si vendevano e comperavano oggetti che servivano per la purificazione. Per la purificazione infatti bisognava presentare o due colombe, o due tortore o gli animali dei sacrifici stessi. Allora hanno pensato bene: mettiamo su un mercatino. Era un po’ un supermercato. Tra l’altro occupava un’area di 475 metri per 300, tale era la misura del cortile. Quindi un’area infinita.  

Oltre al mercato degli animali che poteva servire per i sacrifici, i riscatti e gli ex voto, c’era poi l’immancabile cassetta delle offerte e in più c’erano i cambiavalute, perché venivano israeliti da tutti le parti del mondo con monete romane e greche che non valevano perché immonde. Bisognava pagare in moneta ebraica, così si cambiavano e, come sapete, sui cambi ci si guadagna bene. Il mercato era floridissimo e lo stesso tempio diventava poi la banca centrale, perché il tesoro del tempio era la banca centrale dove c’era tutto il valore di Israele. 

Allora, cosa fa Gesù? Con la sua morte toglie coloro che vendono e comprano per i sacrifici. Cioè il nostro rapporto con Dio in genere qual è? Io ti faccio questo sacrificio e tu mi dai questo; stabiliamo un rapporto di compravendita; io ti prego e tu in cambio mi dai la salvezza. Cioè trattiamo Dio, che è Amore, pagandolo. Questo pagare l’amore si chiama prostituzione. È il peccato più grave contro Dio che è l’Amore: trattarlo da prostituta.
Non è che noi compriamo Dio con le buone azioni. Lui ci vuole bene: siamo figli amati gratuitamente. E Gesù purificherà il tempio – l’immagine di Dio – dicendo: guardate che non siete voi con le vostre buone azioni a salvarvi, vi salvo io, perché vi amo, per grazia; allora potrete anche amare e fare frutto. Se no, resterete sempre nell’egoismo, anche nell’egoismo spirituale che diventa una compravendita; non farete mai l’amore. E così nel tempio, invece di esserci l’amore e la fiducia in Dio, il rapporto filiale, cosa c’è? La compravendita. Ti faccio questo e mi dai questo. Tutte le religioni fanno così, tutte le religioni pagane.

Non lasciava che alcuno trasportasse qualcosa attraverso il Tempio.

Il Duomo di Milano ha una porta laterale. C’era una porta corrispettiva anche dall’altra parte. L’hanno chiusa perché quando facevano mercato, dovendo trasportare delle cose, invece di fare il giro della piazza era più comodo attraversare il Duomo. Lo stesso capitava a Gerusalemme: chi doveva passare da una parte all’altra della città, si trovava di mezzo il tempio, tanto valeva entrare con i suoi buoi da una parte e uscire dall’altra.

Il tempio era la scorciatoia per raggiungere l’altra parte della città. In realtà anche il nostro rapporto con Dio tante volte è una scorciatoia. Cioè Dio ci serve per raggiungere i nostri obiettivi. Non è il fine dei nostri obiettivi. Passo da lì perché è più comodo. È interessante questo. Non è che si manifesti sempre platealmente come nel caso del fare commercio, con un opportunismo, una strumentalizzazione della religione per interessi personali, ma è qualcosa di più profondo e noi ce ne possiamo accorgere quando anche nel rapporto con Dio mettiamo al centro noi stessi. Magari non c’è questo interesse materiale – come farsi degli amici per avere appalti o altro  – si tratta di un rapporto più diretto e più pulito, dove però ci mettiamo ancora noi, ed è ancora Lui che deve essere a nostro servizio. In fondo noi ci serviamo di Dio. Che va benissimo: Dio serve perché è amore. Ma se noi amiamo anche noi serviamo, nel senso che amiamo, allora è reciproco e non ci serviamo di Lui: amiamo come siamo amati.

È un po’ come il figlio che sfrutta il genitore dicendo: tanto mi vuole bene! Ma senza voler bene. Quindi nel primo caso dice: è un po’ tremendo, faccio delle cose buone, così me lo tengo buono; nel secondo caso, è buono e allora va bene, mi serve. In realtà uno che fa così non ha ancora capito che c’è qualcosa di molto più profondo: tu diventi libero, diventi uomo, diventi te stesso, se proprio diventi come Lui, se sai amare gratuitamente. Allora fai il frutto. Allora il tempio è tempio, è presenza di Dio, se no, non è presenza di Dio. E Gesù che muore in Croce sarà proprio la fine del tempio. Di fatti Lui in Croce non ci guadagna niente, ci perde tutto, non è una facile scorciatoia, sa amare in pura libertà il Padre e i fratelli dando la vita. E così mi fa vedere chi è Dio: è uno che ama in libertà, in gratuità, dando la vita.
E Gesù in fondo è venuto per stabilire nel mondo questo nuovo rapporto con Dio che è di amore reciproco.

E insegnava e diceva loro: non sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri.

La mia casa – il luogo di Dio, Dio stesso – è un luogo di preghiera, cioè di comunione. Comunione con Lui è la preghiera. Comunione per tutte le genti – le “genti” vuol dire i “pagani” –quindi per tutti gli uomini. La comunione con Dio stabilisce la comunione fra tutti gli uomini, perché Dio è Padre e allora siamo tutti fratelli. Per questo c’è il tempio, cioè Dio in mezzo a noi è proprio colui con il quale siamo in comunione col Padre, quindi con tutti gli uomini, con tutte le genti come fratelli e sorelle. Per questo c’è il tempio, per questo c’è Dio al mondo e c’è il mondo.
Noi, invece, ne abbiamo fatto una spelonca di ladri. Il primo ladro è stato Adamo che ha voluto rapire l’eguaglianza con Dio, ciò che gli era donato. Noi, in fondo, di tutta la nostra vita, invece che un dono che riceviamo, che viviamo nell’amore e sappiamo donare, ne facciamo qualcosa del nostro possesso, una spelonca di ladri.

L’opposizione tra banda di ladri e tutte le genti vuol proprio dire qualcosa di cui ci si appropria e che impedisce agli altri di entrare. Vedete allora chiaramente: c’è un parallelo tra il fico e il tempio. Sul fico nessun frutto, tante foglie; nel tempio niente preghiera, niente comunione tra le persone, un grande mercato. Praticamente uno vive egoisticamente sia il proprio rapporto con Dio, sia il rapporto coi fratelli. Quindi non c’è alcun frutto. E lo stesso Dio serve per vivere questo. 

E udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano di rovinarlo. Avevano infatti paura di Lui perché tutta la folla era colpita dal suo insegnamento.

I sommi sacerdoti e gli scribi cercano di rovinarlo. Fin dal principio dicono: costui bestemmia, perché perdona, perché porta l’amore di Dio tra gli uomini e qui si dice chiaramente che ormai cercano di farlo fuori. Perché? Anche se uno non lo sa, dove non c’è amore, c’è uccisione c’è morte. E c’è la morte in chi non ama. E chi l’ha dentro la porta anche fuori. Per ora però non eseguono il disegno – passeranno solo tre o quattro giorni, poi lo eseguono – perché la folla lo ascolta volentieri. E hanno paura della folla. Quindi si presenta una differenza tra i capi e la folla, una differenza che poi andrà sempre diminuendo. L’ultima volta diceva “osanna”, ora lo vede volentieri, è colpita dal suo insegnamento. Quando poi lo vedrà lì, un pover’uomo coronato di spine, allora dirà crocifiggilo.

E quando fu sera uscirono fuori della città.

Si scandisce “quando fu sera” e poi si dirà: “e il mattino dopo”,  come nei giorni della creazione “e fu sera, e fu mattina”.  Cala la sera definitiva sul tempio. La sera è immagine della morte: finisce il tempio, finisce il popolo. E il popolo maledetto e il tempio maledetto sarà Cristo stesso che finisce in Croce e così salva da ogni maledizione.

Questi due fatti della vita di Gesù sono il contrario di quello che ci aspettiamo: una maledizione e il fico resterà secco; un atto di violenza che rovescia i banchi dei cambiavalute. In realtà, questi fatti simboleggiano ciò che noi facciamo con Dio. 

*biblista e scrittore

Il testo è la sintesi redazionale della lectio divina tenuta nella Chiesa di San Fedele in Milano nel corso di vari anni. L’audio originale può essere ascoltato qui

Nella foto, Gualtiero Merati, «Lo spirito e i suoi gioghi», penna su carta, 2011 – per gentile concessione di Galleria Blanchaert

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