Silenzio, parla Berlusconi: e i frondisti non gridano più

Silenzio, parla Berlusconi: e i frondisti non gridano più

La parola passa a Silvio Berlusconi. Dopo aver presieduto il Consiglio dei ministri, domani mattina alle 11 il premier interverrà alla Camera per chiedere la fiducia. Intanto a Montecitorio sale l’attesa per i contenuti del discorso. Dalle poche indiscrezioni che trapelano sembra confermato che il Cavaliere – alla definizione del testo avrebbero contribuito anche Angelino Alfano, Gianni Letta e Sandro Bondi – si soffermerà sull’attuale situazione finanziaria. E sull’importanza dell’azione di governo, a partire dal prossimo decreto sviluppo, per fronteggiare la crisi economica che incombe sul Paese. Ma ci saranno anche riferimenti alle riforme del fisco e della giustizia. Senza dimenticare la nuova legge elettorale.

Nelle ore che precedono l’intervento in Aula, gli alleati più critici del Cavaliere alzano la voce. Ognuno avanza le proprie richieste. Al centro delle manovre c’è Claudio Scajola, l’ex ministro dello Sviluppo Economico alla guida di una fronda di malpancisti all’interno del Pdl. Dopo il faccia a faccia di ieri, Berlusconi e Scajola si sono visti anche questo pomeriggio. Durante l’incontro l’ex titolare del Viminale avrebbe chiesto nuovamente al premier un segnale di discontinuità nella gestione del governo. Un allargamento della maggioranza ai centristi. Ma anche una maggiore incisività sui temi economici.

Gli uomini di Scajola si erano incontrati qualche ora prima nella sede della fondazione Cristoforo Colombo, a piazza Colonna. Chi ha partecipato al vertice assicura che il voto di fiducia non è a rischio. Nessuno avrebbe intenzione di far cadere il governo. «In ogni caso – racconta un malpancista pidiellino – io voglio prima ascoltare il discorso del premier. Mi aspetto un intervento forte. In cui il Cavaliere ci spieghi come intende superare la crisi economica. Magari indicando tre o quattro obiettivi da raggiungere da qui al termine della legislatura». E se l’intervento di Berlusconi non sarà convincente? Al momento la conseguenza peggiore potrebbe essere la nascita di un gruppo parlamentare autonomo.

Simile il punto di vista della Lega Nord. In serata il capogruppo Marco Reguzzoni detta a Berlusconi le condizioni del Carroccio. «Ci aspettiamo un discorso coraggioso», chiarisce. Anche i deputati padani sono in attesa di una lista delle buone intenzioni. «Una scaletta delle riforme istituzionali».

Tante richieste, ma nessuna seria minaccia per la tenuta della maggioranza. Passeggiando in Transatlantico diversi parlamentari si dicono certi dell’esito positivo del voto. Venerdì, al momento della conta, sono convinti che non ci saranno defezioni. «È la solita storia – si sfoga qualcuno – nella maggioranza abbaiano in molti, ma nessuno ha il coraggio di rompere con il Cavaliere». E le fronde che minano l’unità del partito? «Per assistere a nuovi ricatti basterà attendere fino a lunedì prossimo. A crisi di governo scongiurata».

Nonostante le speranze di un ribaltone siano poche, a Montecitorio c’è chi non demorde. Per tutta la giornata tra i corridoi e il cortile della Camera si formano numerosi capannelli di deputati. Spesso bipartisan. Tra gli scajoliani più attivi c’è il siciliano Salvatore Cicu, che incontra decine di colleghi. Il sottosegretario di Noi Sud Elio Belcastro parla fitto con alcuni parlamentari in sala fumatori. In cortile qualche deputato del Pdl indica con curiosità il lungo colloquio tra il leghista Franco Gidoni e il Pd Daniele Marantelli (uno dei pochi democrat ad avere frequenti contatti con i vertici di Via Bellerio). Dal Senato arriva la voce di un faccia a faccia tra il leader dell’Api Francesco Rutelli e Beppe Pisanu. «È vero – racconta un peones berlusconiano – in queste ore alcuni esponenti dell’opposizione hanno provato a contattarmi». Poi la rivelazione che renderebbe orgoglioso il Cavaliere: «Ma io non cambio idea. Sono stato eletto nel Pdl e qui rimango. E se non sarò confermato non fa niente. Preferisco concludere la breve carriera politica senza macchiare la mia reputazione».

Intanto, proprio su richiesta dei gruppi di opposizione, nel pomeriggio il presidente della Camera Gianfranco Fini si reca al Quirinale. Al termine di un breve colloquio il capo dello Stato Giorgio Napolitano restituisce l’iniziativa a Berlusconi. Dovrà essere il premier a convincere il Parlamento. Spetta a lui «indicare alla Camera nell’annunciato intervento di domani la soluzione che possa correttamente condurre alla dovuta approvazione del rendiconto e dell’assestamento». Pd, Idv e Terzo Polo annunciano la loro protesta. Domani abbandoneranno l’Aula durante il discorso del presidente del Consiglio. «Usciamo non appena prende la parola – spiega a un collega in Transatlantico Pierluigi Castagnetti – Lo lasciamo da solo con i suoi». 

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