L’uscita dalla crisi è possibile qui e ora

L’uscita dalla crisi è possibile qui e ora

Nel discorso escatologico si pensa il senso della storia, la storia del male: quand’è che finisce? quand’è che arriva la fine del mondo? quand’è che arrivano i nostri? quand’è che si vince? quando arriva il Signore? La risposta è che il tempo che noi aspettiamo al futuro viene già qui e ora.

Marco 13, 33-37
Guardate, vigilate! Non sapete infatti quando è il momento.
Come un uomo in viaggio, lasciata la sua casa e dato il potere ai suoi schiavi, a ciascuno il proprio lavoro, e ordinò al portinaio di vegliare.
Vegliate dunque: non sapete infatti quando viene il signore della casa se di sera, o a mezzanotte, o al canto del gallo, o all’alba.
Che arrivando all’improvviso non vi trovi a dormire.
Ora, quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!

Si usa dire in genere che il credente sa la fede che è cieca, che non capisce né è necessario che capisca, ma deve chiudere gli occhi, e poi è irresponsabile del mondo. Ma Dio ci ha lasciato il suo potere e noi possiamo vivere la storia con piena responsabilità. La parabola inizia con un invito a vigilare con attenzione.

Prima parola di discernimento è saper capire. La seconda è: occhi bene aperti, non lo struzzo, ma la civetta. La terza: grande responsabilità davanti al mondo. 

Guardate, vigilate! Non sapete infatti quando è il momento.
Come un uomo in viaggio, lasciata la sua casa e dato il potere ai suoi schiavi, a ciascuno il proprio lavoro, e ordinò al portinaio di vegliare.

La prima parola è vigilate, poi abbiamo tre volte vegliare. In greco, la lingua dei vangeli, vigilare è la parola che indica uno che dorme in un campo. Avete mai dormito da soli di notte in un campo? Quanti rumori, quante cose vedi in quella notte, se tieni gli occhi aperti. Succede di tutto, così come nella notte di questo mondo succede tutto il male. Ma anche tutto il bene.

Bisogna quindi cominciare ad aprire gli occhi e riconoscere i segni di bene. È così fondamentale che normalmente noi non li apriamo mai: cioè non vediamo la realtà ma le nostre proiezioni, i nostri desideri, i nostri deliri. Il messaggio è apri gli occhi, il mondo è bello, sono le nostre paure a renderlo brutto.  

Mi viene in mente un episodio. Su un cartellone una volta, leggendo da lontano, ero sicuro di aver letto una parola. Siccome non ho una gran vista, avvicinandomi mi accorgo che non c’era quella parola, mancava una lettera, era un’altra cosa: io non ho letto quello che c’era lì, ho letto quello che mi portavo dentro, quello che per me era quella parola. A volte è così anche quando guardiamo il mondo.

La fatica è riconoscere quello che c’è, anche il Signore, e di vedere invece quello che ci portiamo dentro. Nella parabola, c’è un uomo che parte per un viaggio, lascia la sua casa e lascia anche il suo potere e non ha paura di lasciarlo. Il potere che questo Signore lascia è il potere di perdonare i peccati, il potere di amare. 

Vegliate dunque: non sapete infatti quando viene il signore della casa se di sera, o a mezzanotte, o al canto del gallo, o all’alba.
Che arrivando all’improvviso non vi trovi a dormire.
Ora, quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate! 

La sera è intorno alle 9, mezzanotte sappiamo quand’è, il canto del gallo è alle tre, l’alba alle sei. La sera, la mezzanotte, il canto del gallo, l’alba: ha detto le cose fondamentali del Vangelo. Quando il testo dice non sapete quando viene, non vuol dire che c’è un’ora in cui viene e un’ora in cui non viene ma: siate pronti a tutte le ore perché il Signore viene a tutte le ore della notte. E allora quel “non sapete” sta per “non vi accorgete che sta venendo”, tanto è vero che in queste varie fasi della notte c’è un non riconoscimento di colui che viene. Allora siamo chiamati a cambiare l’attesa, a riconoscerlo presente, non in qualche tempo specifico perché non c’è un’ora privilegiata in cui viene.  

L’invito che se arriva all’improvviso non vi trovi a dormire segnala la chiusura degli occhi. Se io non lo vedo, non è che non ci sia: devo aprirli questi occhi per poterlo riconoscere. Il testo ci dà l’alfabeto per leggere ciò che avverrà sulla croce che sarà la vittoria sul male, la liberazione del figlio dell’Uomo come figlio di Dio, la vita che vince la morte.

L’apertura degli occhi che Gesù vuole fare a questi suoi discepoli, così come ha fatto con il cieco Bartimeo, è esattamente perché possano vivere in maniera ordinata da figli e da fratelli la loro realtà. Sono parole di grande speranza, che sono state scritte per noi che leggiamo i giornali e diciamo “qui le cose vanno male”. La nostra generazione è delusa, ha paura della crisi e di ciò che verrà. Ma anche alla nostra generazione lui dice: “apri gli occhi quello che cerchi c’è già ed è possibile a te, qui e ora” .

*biblista e scrittore

Il testo è una sintesi redazionale della lectio divina tenuta nella Chiesa di San Fedele in Milano nel corso di vari anni. 

Nella foto, Edegildo Zava, «Ovunque è la Croce», mixed media, cm 80 x 35, 2007 – Galleria Blanchaert  

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