Sarkozy studia come fermare il declino della sua Francia

Sarkozy studia come fermare il declino della sua Francia

È un brutto momento per la classe politica francese, in pieno fermento per l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, eppure obbligata a mettere mano a riforme e misure anti-crisi che piaceranno poco ai cittadini. Proprio il partito di maggioranza, l’Ump, ha svelato per primo le carte di una futura riforma del fisco a favore di misure anti-delocalizzazione. In occasione del primo congresso elettorale tenutosi a Lambersart, nel nord del Paese, il segretario generale dell’Ump, Jean François Copé, ha illustrato uno dei punti cruciali del programma elettorale per il 2012: l’introduzione dell’Iva sociale.

L’Iva sociale non è una novità, già nel 2007 figurava tra le proposte avanzate dall’allora Ministro Christine Lagarde con la firma del sottosegretario Eric Bresson. Consisterebbe in un aumento dell’Iva su prodotti e servizi a favore dell’abbassamento dei contributi sociali pagati da imprese e aziende per ogni lavoratore. Il denaro proveniente dall’aumento dell’Iva verrebbe destinato a sua volta a garantire la parte dei servizi sociali, sanitari e assistenziali rimasta priva di gettito fiscale.

Per l’Ump una misura di questo tipo è necessaria per il rilancio della competitività delle aziende francesi e per lottare contro la delocalizzazione delle imprese. Diminuendo i contributi sociali pagati per ogni lavoratore, produrre in Francia costerebbe meno. Inoltre, poiché l’Iva viene applicata a tutti i prodotti e i servizi venduti ed erogati nel Paese, l’idea è anche che i prodotti creati nei Paesi emergenti concorrerebbero al mantenimento del welfare francese. La misura trova il consenso della Confindustria francese-Medef, del centro e di una parte del partito socialista.

Le uniche perplessità sulla proposta sono relative alle percentuali di aumento dell’Iva e al danno economico nei confronti della classe media. Fatto salvo che i prezzi d’acquisto dei prodotti sono uguali per tutti, a fronte di un aumento incisivo dell’Iva (si parla del 3 o del 5%) a cambiare sarebbe soltanto il potere d’acquisto delle fasce meno abbienti di cittadini. Medef ha proposto a questo titolo l’adozione di un boquet fiscale, che aggiunga all’aumento dell’Iva anche l’aumento dei contributi sociali generalizzati, derivati da qualunque forma di reddito (vitalizi, affitti, pensioni, etc.) e delle imposte alle aziende. L’obiettivo della grande industria francese è di evitare tensioni sociali che in questo momento complicherebbero una situazione già difficile.

L’industria francese, come del resto quella di molti altri Paesi occidentali in questi mesi, non vive un buon momento. L’Insee, l’istituto nazionale di statistica, ha confermato l’entrata in recessione della Francia. Dal mese di Luglio a oggi, infatti, il l’indice degli affari francese ha perso 16 punti, mentre la produttività industriale seppure in rialzo rispetto a Settembre mostra un andamento ben al di sotto della media dello scorso anno.

Ma non basta. Forte della pessima congiuntura economica è tornato in auge il dibattito sulla riforma del lavoro. A Lambersart è ripartito l’attacco alla legge sulle 35 ore che fu di Martine Aubry. La legge, approvata ormai undici anni fa, è profondamente radicata nel sistema francese e un suo improvviso abbandono comporterebbe costi altissimi per tutti, aziende comprese.
 

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